26 aprile 2024
Aggiornato 08:00

Referendum, Franceschini: Deciso il sì, non si cambia linea

A Repubblica: «Cambiamo il porcellum, anche senza il Pdl»

ROMA - «Abbiamo discusso, abbiamo votato, abbiamo deciso. E da segretario dico che un partito non può sbandare continuamente. Chiti e Rutelli chiedono di ripensare il sostegno al referendum? Capisco tutto, anche lo spirito costruttivo con cui mi rivolgono questo appello, ma la mia riposta è no».

In un'intervista a Repubblica, il segretario del Pd Dario Franceschini ribadisce il 'sì' al referendum sulla legge elettorale, spiegando che la linea del partito non cambierà e che qualunque sia l'esito del referendum dopo«ci saranno 4 anni per fare una buona legge elettorale», anche senza il Pdl. Per il resto, «il Pd ha discusso e deciso», parole che «sono convinto chiudano definitivamente il dibattito».

Dunque «abbiamo il dovere di seguire questa strada, non di riaprire un dibattito che si è già risolto nella Direzione, dopo tanti approfondimenti, con più di 100 voti a favore del 'sì' e 5 contrari». ricorda Franceschini che si chiede: «Che partito sarebbe un partito che cambia idea, ripeto: dopo aver a lungo discusso, solo perchè il premier distrattamente ha detto a Varsavia che sosterrà il 'sì'?». Anche perchè, ribadisce il segretario Pd, «la domanda alla quale gli italiani devono rispondere il 21 giugno è la seguente: volete abrogare la legge porcata, quella che sottrae agli elettori il diritto di scegliersi non solo i partiti ma anche le persone da mandare in Parlamento? Togliendo di mezzo la politologia, chi ha contrastato con durezza quella norma non può che rispondere sì. Poi - aggiunge - ci saranno 4 anni, qualunque sia l'esito referendario, per fare una buona legge elettorale», tenendo conto che il Pdl «ha 271 deputati su 630, tutti gli altri sno più che sufficienti per varare un nuovo sistema di voto».

Insomma, «la nostra posizione è giusta e l'abbiamo decisa a larghissima maggioranza. Quanto a Di Pietro, mi sono impegnato a non fare polemiche con i 'colleghi' dell'opposizione. Abbiamo tutti un avversario più grande: la destra. Ma se uno cambia idea come riflesso condizionato per le parole di Berlusconi dopo aver raccolto con entusiasmo le firme per i quesiti, come ha fatto proprio Di Pietro mica noi, beh c'è un problema irrisolto con la politica. Sa una cosa? Sono veramente preoccupato all'idea di vedere Di Pietro su un palco accanto a Bossi e Calderoli che gridano insieme: 'Votate no'. Proponendo cioè all'Italia di tenersi la legge porcata...».