29 marzo 2024
Aggiornato 06:30

Iran: la polizia chiude il centro per i diritti umani di Shirin Ebadi

Fassino: «Teheran ha preso una grave decisione»

«Mettere i sigilli all'ufficio non arresterà le mie attività». Così, Shirin Ebadi, la pacifista e femminista insignita nel 2003 del premio Nobel per la Pace, ha risposto all’inspiegabile irruzione della polizia iraniana avvenuta domenica sera nel quartier generale del Centro dei Difensori dei Diritti Umani, l’organizzazione non governativa guidata dalla stessa Ebadi.

«Stanno facendo l'inventario dei beni di proprietà dell'associazione», ha spiegato Narges Mohammadi, vice di Ebadi, durante il controllo della polizia. «Non ci hanno mostrato l'ordine di perquisizione emesso dalla magistratura, ce ne hanno soltanto comunicato il numero di protocollo. Vogliono chiudere l'ufficio», ha aggiunto.

Dopo il blitz di domenica sera, che ha portato alla chiusura dell'ufficio dell'Ong di Ebadi, l'organizzazione Human rights watch (Hrw), ha chiesto l'apertura di un'inchiesta sull'accaduto in un documento in cui esprime la sua «preoccupazione» per quelli che interpreta come segni di un tentativo più ampio di «zittire la comunità iraniana per i diritti umani».

Secondo il premio Nobel, infatti, dopo che negli ultimi due anni non è stato permesso a nessun osservatore di visitare il Paese, il suo ufficio era diventato «una fonte di riferimento attendibile a livello internazionale», come dimostra il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon che, nella sua relazione all'Assemblea generale sull'Iran ha fatto ampio riferimento ai dati forniti dal Centro della Ebadi che si è sempre impegnato con determinazione e assoluta fermezza nella lotta all'interno del regime degli Ayatollah, fornendo difesa gratuita agli imputati e gli oppositori politici, cercando di aiutare e proteggere le famiglie dei detenuti politici e registrando sistematicamente le violazioni dei Diritti umani in Iran.

Manifestazioni di solidarietà per l’accaduto sono giunte da Piero Fassino, ministro ombra degli Esteri del Pd, che ha espresso la sua «profonda inquietudine e allarmata preoccupazione per un provvedimento di carattere censorio e oppressivo che non ha giustificazione e che mortifica Shirin Ebadi, la cui coraggiosa azione in difesa dei diritti umani è stata insignita del Premio Nobel per la pace». «Ci auguriamo - ha proseguito Fassino - che le autorità di Teheran si rendano conto della gravità della loro decisione, consentendo a Shirin Ebadi e al Circolo dei difensori dei diritti umani di riprendere la propria attività senza restrizioni e intimidazioni».

Anche la senatrice dei democratici Mariapia Garavaglia ha voluto evidenziare che quanto accaduto «costituisce il tentativo da parte delle autorità iraniane di spegnere una delle voci più autorevoli che si leva contro il regime». «L'Iran - ha aggiunto il ministro ombra dell'Istruzione - è un Paese di grande civiltà al cui interno, nel corso della sua vicenda storica millenaria, anche nei momenti più difficili, sono rimasti sempre vivi alcuni focolai di luce e di speranza. Oggi, uno di questi focolai così importanti per la cultura iraniana è tenuto acceso, con coraggio e determinazione da una donna veramente coraggiosa, che mai ha esitato a esporre la propria persona pur di difendere le proprie idee e ciò è stato possibile - ha ricordato la Garavaglia - grazie al sostegno internazionale di cui finora ha goduto l'organizzazione che faceva capo a Shirin». «Ora - ha concluso - è il momento di far sentire ancora più forte tale sostegno», perché quella che si combatte a Teheran è una «battaglia per tutti, non solo per i cittadini iraniani».

Il senatore Pietro Marcenaro ha riunito oggi d'urgenza la Commissione diritti umani del Senato, di cui è presidente, sulla chiusura a tempo indeterminato da parte delle autorità iraniane del Centro promosso dalla Ebabi. «E' in primo luogo sul piano interno - spiega Marcenaro - del rispetto delle libertà e della salvaguardia dei diritti umani, che devono dare prova di una politica nuova quelle forze che in Iran intendono rappresentare un'alternativa ad Ahmadinejad e riaprire un confronto positivo con la comunità internazionale. Io credo sia giusto chiedere a quegli esponenti politici e a quei parlamentari iraniani che si dichiarano riformisti e che a più riprese hanno sollecitato un rapporto positivo con le forze politiche e i parlamentari italiani, di dire una parola chiara sull’inammissibile decisione del Governo iraniano di chiudere il Centro per i diritti umani promosso da Shirin Ebadi».

G.R.