Social eating ed e-commerce, come il web cambia la cucina
Siamo stati al Salone del Libro di Torino. Abbiamo parlato di innovazione, digitale, social eating con alcune delle startup dell'I3P di Torino: ecco come il web sta cambiando e aggregando di nuovo le persone
TORINO - Innovazione, social eating, e-commerce. Come il digitale sta cambiando il piacere della tavola, dei cibi freschi e della cucina d’alta qualità? Siamo stati al Salone del Libro di Torino dove abbiamo incontrato alcune startup dell’I3P, abbiamo scoperto le loro realtà, il loro nuovo modo di comunicare, di far business e, perché no?, di far incontrare di nuovo le persone.
«Dobbiamo imparare a usare la tecnologia in modo furbo - ci dice Claudia de L’Alveare che dice sì - come modo per riunire di nuovo le persone, in un mondo, quello del web, che spesso tende a dividerle». Perché non farlo con quello che Marco di Gnammo considera il primo vero social network del mondo, cioè la tavola, dove le persone parlano, si divertono e comunicano. E’ proprio su queste solide basi, tramandate dalla notte dei tempi, che si fonda il concetto di social eating, la cucina, il mangiare condiviso e in un’ottica social, per riportare le persone ad aggregarsi nuovamente, utilizzando in modo giusto la digitalizzazione. Del resto l’innovazione, la tecnologia e la digitalizzazione stanno facendo molto. «Ci permettono di essere più eruditi - ci racconta Laura di Tometo -. E’ questa è una cosa meravigliosa perché permette di riscoprire con più facilità delle tradizioni che avevamo, forse, dimenticato».
In quel processo digitale che può unire le persone, cardine è il tema della fiducia, quella che gli startupper devono cercare di ricreare in modo virtuale soprattutto quando si parla di cibo e allora le persone (i clienti) diventano subito più diffidenti. «La vera sfida è far provare ai nostri utenti il servizio - ci racconta Nathalie di Fanceat -. Lo facciamo con video, recensioni, feedback da parte di altri utenti. Molto spesso accade che, dopo aver provato il servizio, molti non lo abbandonano più e ripetono l’esperienza». L’innovazione che unisce, invece, di dividere.
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