Cos’è il decreto dignità di Luigi Di Maio per i riders
Più garanzie per i lavoratori delle piattaforme digitali
ROMA - Di Maio è pronto a lottare contro il precariato. Più diritti per i lavoratori, soprattutto quelli della gig economy che sono figli delle nuove tecnologie, dell’innovazione, del digitale. Quel digitale che ancora si porta in una condizione boardline, dove non ci sono regole chiare e definite e, spesso, sono proprio i lavoratori a farne le spese.
Il decreto Dignità di Di Maio, però, mira a tutelarli. Più garanzie per loro, ai quali saranno riconosciute alcune tutele previdenziali e antinfortunistiche, di cui oggi sono totalmente privi; verrà espressamente proibita la retribuzione a cottimo, spesso di ammontare irrisorio. Non è esclusa la possibilità che sia fissato anche un salario minimo orario.
Il datore di lavoro, inoltre, sarà tenuto a pagare la disponibilità e - per chi viene effettivamente impiegato - le consegne. Ai fattorini è garantito anche il diritto alla disconnessione: il datore di lavoro non può inviare comunicazioni «per un periodo di almeno 11 ore consecutive ogni 24 ore» dopo l’ultimo turno di disponibilità. La sanzione per chi sgarra va da 250 a 1.250 euro per ciascun periodo e ciascun lavoratore. Basta mandare una notifica o una mail a tutti i rider per trasformare la multa in un salasso.
L’annuncio del decreto Dignità arriva a qualche settimana dall’incontro di Di Maio – il primo in qualità di ministro – con i rappresentanti dei riders: in quell’occasione Di Maio si era impegnato da intervenire in tempo rapidi sulla questione delle tutele. L’azione del nuovo ministro segue anche alcune iniziative prese a livello locale, come quella intrapresa dal Comune di Bologna.
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