Competence Center: ora si cercano le imprese private
Atenei a caccia di aziende private per realizzare i Competence Center. Ognuno con la sua specializzazione

TORINO - Adesso si passa alla seconda fase. L’obiettivo è quello di selezionare le aziende che saranno coinvolte nei progetti, anche perchè è proprio il partenariato tra pubblico e privato la colonna portante dei Competence Center, i centri ad alta specializzazione, volti al trasferimento tecnologico e uno dei capitoli più importanti del Piano Industria 4.0 voluto dal ministro uscente del MISE Carlo Calenda.
La corsa degli atenei per aggiudicarsi il tesoretto del ministero - 100 milioni di euro - è ai nastri di partenza. Ovviamente non senza polemiche, dopo la chiusura delle candidature che ha visto tra gli esclusi alla lista (di 65 poli universitari) del MISE alcuni nomi importanti come l’Università di Genova. Al netto delle discussioni (che potrebbero essere risollevate in futuro, ndr.) molti atenei hanno già pubblicato i bandi per cercare di accaparrarsi le migliori imprese del territorio. Tra questi i Politecnici di Torino, Milano, la Sapienza di Roma, la Sant’Anna di Pisa, gli atenei del Triveneto, l’università di Bologna, quella di Cagliari e la Federico II di Napoli insieme al Politecnico di Bari.
Come avevamo già ipotizzato, ogni polo (e ogni regione) dovrebbe avere un’area di competenze specifiche, in modo tale che i Competence Center siano il più possibile diversificati, a livello di settore, s’intende, sul territorio nazionale. Il centro di competenza torinese si concentrerà sull’additive manufacturing, laser-based manufacturing e robotica collaborativa. Le forze sembrano concentrarsi su più fronti con l’obiettivo di trascinare le aziende del territorio ad attuare i nuovi processi industriali. E il capoluogo sabaudo ha dimostrato di volersi accaparrare una bella fetta della torta. Al Talent Garden Fodazione Agnelli è stato recentemente lanciato un laboratorio per l’industria additiva ed entro la metà del 2019, a Mirafiori, storico quartiere dove ha avuto luogo una delle più grandi rivoluzioni industriali italiane, sorgerà un hub specializzato sulla robotica collaborativa e l’industria plastica. Segno che Torino vuole giocare un ruolo da protagonista in questa sfida alla fabbrica del futuro. Ed è pronta a mettersi in gioco anche sul luogo in cui sorgerà il Competence Center, inizialmente nelle aule universitarie del Lingotto, per poi traslocare a Mirafiori, nell’area Tne, oppure in corso Marche, nella zona di Alenia.
Per ciò che riguarda gli altri atenei, l’Università degli studi di Napoli Federico II dovrebbe concentrarsi nelle tecnologie Industria 4.0 in Campania e in Puglia. Al progetto di questo Competence Center del Mezzogiorno hanno aderito anche altri parter pubblici come l’Università di Salerno, l’Università degli studi di Napoli Parthenope, l’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli, l’Università degli studi del Sannio, il Politecnico di Bari, l’Università degli studi di Bari Aldo Moro e l’Università del Salento. Il focus è incentrato sulle tecnologie abilitanti alla fabbrica del futuro, quindi big data, cloud, internet of things, information security, mobile, advanced machine learning e altro ancora.
Nel Nord Est l’ateneo capofila del progetto per il Competence Center è l’Università di Padova, insieme alle università di Udine, Ca’ Foscari e IUAV di Venezia, Libera Università di Bolzano, Scuola Superiore Internazionale di Studi Avanzati – Sissa di Trieste, Trento e Verona, con Fondazione Bruno Kessler Trento e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Sezione di Padova e Laboratori Nazionali di Legnaro. Il Centro di Competenza, che sarà denominato SMACT e sarà focalizzato sulle tecnologie dei social network, pagamenti mobile, big data e internet of things.
L’Università di Bologna, invece, punta sulla meccatronica e, naturalmente, sulle tecnologie legate all’automotive, cibo e agricoltura. Il coordinamento del Competence Center è dell’università di Bologna mentre gli altri atenei coinvolti sono Modena – Reggio-Emilia, Ferrara, Parma e l’Università Cattolica. Il progetto conta anche importanti partnership con il Cnr, il Cineca e con l’Istituto nazionale di fisica nucleare.