20 aprile 2024
Aggiornato 10:30
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Samsung Pay e Apple Pay, l’Italia nella sfida dei pagamenti mobile

I due colossi, Apple e Samsung, si giocano la sfida dei pagamenti mobile. Nel 2017 sono stati transati oltre 70 milioni di euro attraveso il mobile proximity payment

Samsung Pay e Apple Pay, l’Italia nella sfida dei pagamenti mobile
Samsung Pay e Apple Pay, l’Italia nella sfida dei pagamenti mobile Foto: Shutterstock

MILANO - Il lancio di Samsung Pay nel nostro Paese completa uno dei puzzle più tecnologici del panorama mondiale, quello dei pagamenti attraverso mobile. Pochi clic e la transazione si compie senza neppure estrarre il portafoglio o la carta di credito dalle tasche. Ma quello di Samsung non è l’unico servizio di mobile payment presente nella Penisola, la 22esima nazione in cui la funzione è attiva. Dieci mesi fa è, infatti, approdato in Italia anche Apple Pay, l’analogo servizio offerto dal colosso tecnologico californiano.

Ed è proprio ad Apple Pay che Samsung Pay lancia la sfida sul mercato pagamenti. Apple ha optato per il lancio a maggio 2017 con tre attori - Unicredit, Carrefour Banca e Boon – per poi andare ad aggiungere progressivamente gli altri (Banca Mediolanum, American Express, Widiba, Edenred, N26, Nexi, CartaBCC di Iccrea Banca, HYPE, Buddybank, Allianz e Bunq). Samsung a marzo 2018 ha scelto fin da subito di partire con tutte le principali banche italiane: Banca Mediolanum, BNL, CheBanca!, Hello Bank!, Intesa Sanpaolo, Nexi e Unicredit.

Unicredit, Banca Mediolanum e Nexi hanno deciso di offrire ai propri clienti entrambe le soluzioni; Intesa Sanpaolo, BNL o CheBanca! hanno invece scelto di salire a bordo solo di Samsung Pay (almeno per il momento). «Tale scelta è conseguenza anche del modello di business dei due giganti: se Apple chiede alle banche associate una fee % per ogni transazione (inferiore allo 0,15%), Samsung propone un modello di partnership, senza retrocessione economica di una fee», commentano Ivano Asaro e Valeria Portale dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano. Oltre alle soluzioni device-based dei due produttori di smartphone, compatibili solo con alcuni modelli di device, alcuni gruppi finanziari (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Nexi, MPS, BNL ed Hello Bank!) hanno investito – i primi a partire dal 2016 – anche nelle soluzioni proprietarie (dette cloud-based e basate su HCE) che consentono di estendere il servizio anche ai possessori di altri device (in genere Android).

Per utilizzare Samsung Pay è necessario essere in possesso di uno smartphone Samsung compatibile (per ora: Galaxy Note 8, S8 e S8+, A8, S7 e S7edge, Galaxy A5 2016-2017 e tra qualche settimana anche sugli S9 ed S9+) e una carta di pagamento appartenente ai circuiti bancari abilitati. Una volta attivato il servizio (pochi minuti per l’attivazione), il pagamento è semplicissimo: basta far scorrere il dito dal basso verso l’alto sul display dello smartphone e avvicinare il telefono al POS dopo aver autorizzato la transazione con la scansione della propria impronta digitale o dell’iride (o l'inserimento di un PIN).

A differenza degli altri servizi di questo tipo, che utilizzano la tecnologia NFC (Near Field Communication) per effettuare pagamenti contactless, Samsung affianca a questo sistema anche il metodo che sfrutta la MST (Magnetic Secure Transmission) che consente di pagare su tutti i POS in circolazione, senza doversi preoccupare del fatto che siano contactless. All’interno del Wallet, inoltre, gli utenti possono virtualizzare le carte fedeltà di alcuni esercenti e accedere a una sezione «coupon» dalla quale possono usufruire di sconti dedicati.

Il lancio di Samsung Pay arriva in Italia dopo un anno, il 2017, in cui si sono registrati i primi numeri significativi del Mobile Proximity Payment, ossia dei pagamenti effettuati in negozio attraverso lo smartphone. Sono stati transati infatti oltre 70 milioni di euro tramite smartphone all’interno dei negozi, in netta crescita rispetto ai 10 milioni scarsi del 2016, da circa 500.000 utenti che hanno pagato almeno una volta con un servizio di Mobile Proximity Payment. «La  sensazione è che sia l’inizio di una crescita esponenziale - affermano ancora Ivano Asaro e Valeria Portale -. Tra le componenti che hanno contribuito a questa crescita c’è certamente l’arrivo di Apple Pay e della sua portata mediatica. Samsung ha l’opportunità di dare un’ulteriore accelerata al settore, forte anche del 35% degli utenti smartphone che possiede uno dei suoi device: numeri più che interessanti per giocare un’ottima partita».