19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
industria 4.0

PMI digitali, mission possible?

Traguardi raggiunti, ma ancora tante cose da fare per arrivare a un completo ammodernamento delle nostre PMI

ROMA - Paura a utilizzare i Big Data e il web. Ma più che paura, per molti, è la convinzione ancestrale che quella cosa, Internet, che ha cambiato completamente il nostro mondo, a loro, alla fine, poi non serva così tanto. Non è neanche una questione di soldi, in realtà: tra le aziende che utilizzano maggiormente strategie legate ai Big Data e agli Analytics ci sono quelle relative al settore bancario (28%), seguite da una percentuale simile di aziende del settore manifatturiero (24%). Mentre tra le PMI, solo il 7% fa uso di Big Data e Analitycs per implementare i propri modelli di business. E uno dei motivi principali è proprio quello di stimare l’effettiva utilità di queste nuove informazioni. Anche perchè i costi, sfatiamo un mito, sono piuttosto irrisori.

Qualcosa, però, sta cambiando. Benchè parlare di Big Data, per alcune PMI, può risultare ancora molto presto, Internet non è più visto solo come un nemico da combattere. Lo testimoniano le 91.500 domande presentate dalle imprese italiane per ottenere i voucher alla digitalizzazione previsti dal MISE. Una misura che, almeno sulla carta, ha riscosso un successo inaspettato e che fa comprendere - sì, quanto il problema dei capitali sia fortemente sentito - ma, altresì, quanto le PMI sentano la necessità di innovarsi.

Uno degli strumenti che, peraltro, ha registrato un gran successo è anche il «cassetto digitale dell’imprenditore», misura fortemente voluta dal ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda. Attraverso questo strumento è possibile avere sotto controllo tutte le informazioni sulla propria azienda in qualunque momento, sul proprio dispositivo mobile, smartphone, tablet in modo assolutamente sicuro e facile. Attraverso la piattaforma impresa.italia.it, realizzata da InfoCamere per conto delle Camere di commercio, ogni imprenditore può accedere senza oneri alle informazioni e ai documenti ufficiali della propria attività di business. Oggi, a pochi mesi dal lancio, sono oltre 31mila gli imprenditori che hanno colto l’opportunità e «aperto» il cassetto digitale della propria azienda, scaricando gratuitamente oltre 62mila atti tra visure e bilanci. Un buon risultato? Sì può fare di meglio. «Sono ancora troppo pochi rispetto alla platea di quanti ne potrebbero ricavare un vantaggio e, per questo, tutto il sistema camerale, con il mondo associativo, è fortemente impegnato nel far giungere alle piccole imprese il messaggio - ci spiega Carlo Sangalli, presidente di InfoCamere -. E’ una di quelle piccole rivoluzioni che con concretezza ed immediatezza ricostruiscono la fiducia verso una pubblica amministrazione finalmente moderna ed efficiente». Ma si può fare di più.

Perchè è proprio la pubblica amministrazione e il suo ammodernamento che deve necessariamente accompagnare la digitalizzazione delle PMI. Non sono ipotizzabili processi di trasformazione digitale del Paese, di sviluppo di Industria 4.0, senza una PA 4.0, capace di essere stimolo ed esempio di questo profondo cambiamento. Tuttavia, la bassa velocità e la dimensione frammentaria con cui marciano sul territorio i processi di cambiamento disegnano ancora una geografia estremamente discontinua, in cui ad alcune esperienze eccellenti si affianca la maggior parte degli enti che non riescono a fare il salto. E’ fondamentale, quindi, che l’innovazione delle pubbliche amministrazioni passi dall’essere un fatto episodico a divenire un processo sistemico.

Anche perchè le difficoltà principali vengono a crearsi proprio in questo passaggio importante, ovvero nella comunicazione tra PA e cittadino, come sta succedendo nel caso del cassetto digitale. «Molti imprenditori hanno avuto difficoltà nel doversi dotare dell’identità digitale (SPID) necessaria per accedere al servizio - continua Sangalli -. Uno strumento gratuito ma ancora poco conosciuto da imprese e cittadini e che perciò andrebbe ulteriormente promosso e incentivato, anzitutto dalla stessa Agenzia Digitale (AGID) che ha il merito di averlo pensato e creato».

A oggi sono ancora 5 milioni le PMI ai margini del gioco. Spesso a causa della difficoltà di accesso veloce alla Rete, asset senza il quale è difficile stare al passo di chi sta già correndo verso il futuro. Ma soprattutto per via della poca informazione sulle potenzialità dell’economia digitale. In questa partita le Camere di Commercio giocano un ruolo importante, sono il ponte che gli imprenditori possono percorrere per camminare verso il futuro. «Di fronte agli strumenti messi a disposizione dal Governo, non si può certo dire che ci sia la coda fuori dai nostri uffici - racconta Giudo Cerrato, responsabile del Punto Impresa Digitale, sviluppato dalla Camera di Commercio di Torino -. Gli imprenditori sono poco informati e molto disillusi. Per questo che cambia anche il nostro modo di agire. C’è tutta una parte di PMI che, spesso, rimane tagliata fuori dai tradizionali flussi di comunicazione ed informazione. PMI che abbiamo il dovere di intercettare». Ed è così che cambiano anche i paradigmi delle Camere di Commercio, ormai veri e propri istituti che vanno a «caccia» di PMI.