La conquista di Marte? E’ più vicina di quanto pensiamo
Quanto siamo vicini alla conquista di Marte?
ROMA - La conquista dello spazio è una cosa seria. Negli ultimi anni ci siamo abituati alle peripezie di Elon Musk, probabilmente la prima persona che ci viene in mente se immaginiamo un ipotetico viaggio su Marte. La sua Tesla senza pilota è pure finita nello spazio, raggiungendo il sistema solare a bordo del razzo Falcon Heavy di Space X il mese scorso. Le possibilità che l’automobile riesca a toccare il suolo del pianeta rosso sono molto scarse. Ma l’idea che sia un’automobile a essere diretta verso Marte, ammettiamolo, ci fa anche un po’ sognare.
Musk non è l’unico ad aver investito soldi e tempo nella conquista dello spazio. Anche Jeff Bezos sta avendo un buon ruolo in questa partita, con Blue Origin, la sua società spaziale a cui versa 1 miliardo di dollari l’anno. A tal proposito il CEO di Amazon ha recentemente rivelato la sua nuova e potente fabbrica di razzi in Florida, a circa 80 chilometri da Orlando. Un impianto mastodontico di 750mila metri quadrati i cui lavori sono iniziati alla fine del 2016 e che dovrebbero ultimare entro la fine di questo anno. Secondo i piani, Blue Origin dovrebbe lanciare il suo primo razzo spaziale entro la fine del 2019 e con il suo veicolo spaziale New Shepard, promette di far volare presto anche i passeggeri nello spazio, anche se non ha rivelato il costo per questi viaggi turistici. Tra coloro che stanno investendo nelle missioni spaziali c’è anche Mark Zuckerberg che con il progetto SETI dell’Università di Berkeley, insieme a Stephen Hawking avrebbe investito 100 milioni di dollari per trovare la vita nello spazio.
La strada da fare è ancora lunga, tuttavia. E’ non è solo un gioco di parole. A confermarcelo anche Adeo Ressi, imprenditore americano, amico di Musk di vecchia data e giunto a Roma nei giorni scorsi per il lancio del capitolo locale del suo Founder Institute. «Quello che sta accadendo nel mondo è preoccupante, per alcuni aspetti folle, dai problemi economici a quelli ambientali, ma ciascuno di noi può fare molto per risolverli: non è mai troppo tardi per iniziare, se si ha la convinzione profonda di poter fare qualcosa e si crede fortemente in se stessi», ha detto lui alla platea giunta per l’evento all’acceleratore capitolino Luiss Enlabs.
Lo stesso vale per la «Space Economy». Entro l'anno 2040, l'industria spaziale potrebbe raggiungere 1.1 trilioni dollari, secondo una recente nota di Morgan Stanley. Di fatto, l’accumulazione di imprese legate allo spazio sarà stabilito nella prossima decina d'anni e molti imprenditori sono diretti verso questo deciso ventaglio di opportunità. Saremo pronti per raggiungere Marte nel 2024? «Elon Musk e io abbiamo iniziato a parlare di spazio e conquista di Marte nel 2001, quindi ben 17 anni fa, e oggi ci rendiamo conto che il 2024 non è poi così lontano - ci dice Adeo Ressi -. Abbiamo molto lavoro da fare ma sono fiducioso che sia un traguardo possibile, magari non esattamente tra sei anni ma comunque in un periodo di tempo ragionevolmente vicino».
L'astronauta britannico Tim Peake, che ha trascorso 185 giorni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, ha offerto i suoi pensieri sul futuro dell'esplorazione marziana affermando che i primi esseri umani su Marte probabilmente arriveranno lì in circa due decenni, se le agenzie governative rimangono i principali driver. Ma c'è una possibilità che il volo spaziale privato possa accelerare quella timeline.
Lo sforzo da fare, soprattutto per le startup è notevole. Se vogliamo veramente arrivare su Marte in pochi anni, avremo bisogno di centinaia, se non migliaia, di aziende legate allo spazio. Per questo Adeo Ressi, nell’ambito del suo Founder Institute, ha lanciato un nuovo programma di accelerazione, chiamato Star Fellow. «Star Fellow è un programma del Founder Institute che fornisce borse di studio, assistenza di esperti e opportunità di investimento agli imprenditori che intendono avviare una startup focalizzata sulla tecnologia spaziale - ci spiega Adeo Ressi -. A partire dal 24 maggio 2017, il Founder Institute ha permesso l’ammissione gratuita per i candidati più qualificati che lavorano in un’azienda spaziale in una delle oltre 150 città in tutto il mondo in cui è presente un capitolo dell’istituto, founder che verranno supportati da una serie di mentor esperti nei campi dello spazio (oltre al supporto di vari partner commerciali). Dopo la fine del nostro programma, avranno la possibilità di presentarsi a investitori del settore e si uniranno a una serie di laureati che lavorano già nella space economy. Questo perché abbiamo moltissimo lavoro da fare in questo campo, e abbiamo bisogno dei migliori specialisti al mondo, anche di molte donne».
Naturalmente bisogna saper essere dei bravi imprenditori, anche nello spazio. «La fiducia in noi stessi e nelle potenzialità di quello che stiamo facendo, l’amore per quello che facciamo, sono tutto ciò che ci occorre per avere successo: non abbiamo bisogno di nient’altro», ci ricorda Adeo Ressi che, di fronte alla domanda su quale sia il suo parere relativamente alle startup italiane della «Space Economy», risponde in modo molto diplomatico: «Abbiamo bisogno di molte persone qualificate e specializzate e so che anche tra di voi possono essercene, quindi diamoci da fare».