19 aprile 2024
Aggiornato 06:30
criptomonete

Che cosa ha detto il ministro Padoan su Bitcoin (e sue sorelle)

Il ministro Padoan è intervenuto oggi a un convegno al Politecnico di Milano esprimendo le sue opinioni in merito a criptovalute e blockchain

Che cosa ha detto il ministro Padoan su Bitcoin (e sue sorelle)
Che cosa ha detto il ministro Padoan su Bitcoin (e sue sorelle) Foto: ANSA

MILANO - Bene per la blockchain, bene, ma non benissimo per le criptomonete. Il monito arriva da Pier Carlo Padoan, nostro attuale ministro dell’Economia, in merito all’ondata d’interesse generata dagli spettacolari picchi dei prezzi di Bitcoin negli ultimi mesi. «La blockchain è una tecnologia. Un conto è la tecnologia, un conto l'uso che se ne fa. Le bolle, quando ci sono, sono legate a un comportamento ultraspeculativo dei mercati monetari e finanziari». Una bolla che, secondo Padoan, è destinata ad esplodere, a meno che il settore venga sapientemente regolamentato, destino abbastanza plausibile.

Le parole del ministro Padoan sono giunte oggi, durante un convegno organizzato da ENEL Foundation e Aifi al Politecnico di Milano, e arrivano all’indomani della stretta operata da Facebook nei confronti di ICO e criptomonete. «E’ un tema che si sta affrontando a livello istituzionale. Le Autorità di sorveglianza se ne stanno occupando», ha proseguito Padoan. Certo è che i moniti stanno arrivando un po’ da tutte le parti. E probabilmente, in questo gioco di forze, Facebook ha deciso di farsi da parte, babbando tutti gli spot che «promuovono prodotti e servizi finanziari spesso associati a pratiche promozionali fuorvianti o ingannevoli», annoverando tra questi anche quegli annunci che pubblicizzano ICO e criptovalute.

Ed è proprio dietro le ICO che si nascondono le maggiori insidie. I dati su quanto abbiano raccolto le offerte iniziali di moneta sono piuttosto frastagliati, ma ci sono numeri per credere che abbiano superato ampiamente i 4 miliardi di dollari. Più del 10% di questi fondi, tuttavia, è andato perso a causa degli hacker. Secondo la CNBC, la SEC - l’autorità USA di controllo - è riuscita a congelare e le attività di quella che è probabilmente la più grande offerta iniziale moneta mai offerta, pari a 600 milioni di dollari, avviata da AriseBank con sede a Dallas. Secondo la SEC la banca avrebbe usato appunto i social media e altre tattiche di diffusione di massa per sollevare ben 600 milioni di dollari, per un obiettivo pari a un miliardo. Per l’autorità USA l’ICO «è un'offerta illegale di strumenti finanziari perché non vi è alcuna registrazione depositata o in vigore presso la SEC, né vi è un' esenzione dalla registrazione applicabile».

Mentre Corea del Sud e Cina si preparano a norme più stringenti contro le criptovalute, anche le aziende cominciano a porsi i primi dubbi. La scorsa settimana Stripe, piattaforma per transazioni online, ha deciso di interrompere il supporto per i pagamenti in Bitcoin. Secondo l’azienda - che fu una delle prime a credere nella madre di tutte le monete digitali - gli utenti vedono Bitcoin in gran parte come un asset da scambiare, piuttosto che qualcosa con cui effettuare i pagamenti. Senza contare che meno commercianti online si sono detti disponibili ad accettare la moneta. Anche l'aumento delle commissioni e i tempi di transazione più lunghi a causa delle fluttuazioni dei prezzi ne hanno ridotto l'attrattiva.

L’autorità europea, al momento, ha condiviso solo un «allert» principalmente nei confronti delle ICO. Sul punto si è, tuttavia, mossa in prima linea la Francia. Il ministro delle Finanze Bruno Le Marie ha incaricato l’ex vice-governatore della Banca centrale di Francia Jean-Pierre Landau di redigere delle regole per vigilare sullo sviluppo delle valute virtuali, indicando che Bitcoin e le criptovalute comportano «alti rischi di speculazione e possibile manipolazione finanziaria». Bisognerà vedere se - entro la fine dell’anno - arriveranno documenti più precisi e chiari in merito alla nostra posizione.