28 marzo 2024
Aggiornato 10:00
ambiente

La startup (di un italiano) che salva gorilla con i calzini fatti di bambù

La loro startup si chiama Gorilla Socks e nasce dopo un viaggio in Asia. Da lì, l’illuminazione: produrre un tessuto attraverso questa fibra innovativa che fosse economico, sostenibile e bello

NEW YORK - Il suo non è solo un business innovativo perché crea tessuti dalla fibra di bambù, ma soprattutto perché, in qualche modo, salva il Pianeta, o meglio, una specie che lo abita. Lui è Gianluca De Stefano, 33 anni, napoletano emigrato a New York che, con la collaborazione del suo socio Gavin Kamara, ha messo in piedi un business davvero innovativo: loro producono calzini realizzati con una fibra estratta dal bambù e con questo business salvano i gorilla.

Dall’Asia a New York e in Italia
La loro startup si chiama Gorilla Socks e nasce dopo un viaggio in Asia. Da lì, l’illuminazione: produrre un tessuto attraverso questa fibra digitale che fosse economico, sostenibile e bello. I calzini prodotti vengono realizzati in Cina e poi venduti, inizialmente, nel mercato americano. «Da questo autunno i nostri prodotti saranno venduti anche in Italia - mi racconta Andrea Salvia, responsabile per l’Italia di Gorilla Socks -. Crediamo molto nella diversità del prodotto, nel suo design e nel risvolto sostenibile che apporta all’ambiente, soprattutto con la salvaguardia dei gorilla. Il tessuto è prodotto in Cina solo ed esclusivamente per la reperibilità della materia prima che, in Italia, ad esempio, non c’è».

Design e morbidezza
Gorilla Socks ha puntato molto anche sul design, andando a ricercare quegli standard ‘europei’ che tanto piacciono ai consumatori, ma non solo. «La fibra di bambù è molto più resistente rispetto a quella del cotone, svolge una funzione antisettica e antibatterica, mantenendo la morbidezza», continua Andrea. In soli 7 mesi, Gianluca e il suo socio, con un investimento iniziale di 15mila euro, hanno venduto 1500 paia di calze a 16 dollari l’una, distribuendoli sia a New York che a Miami. «Siamo partiti dai calzini per comodità nella produzione, ma non è escluso che in futuro si possano realizzare anche altri indumenti con la fibra di bambù».

La startup che salva i gorilla
Ma la vera innovazione è rappresentata dal risvolto sostenibile della startup. Gorilla Socks ha, infatti, siglato una partnership con la fondazione «The Dian Fossey Gorilla Fund Internation», per la salvaguardia della specie dei gorilla. Per ogni prodotto acquistato, una percentuale viene devoluta a questa all’associazione (10% dei ricavi) ed è così possibile anche adottare un gorilla a distanza. «Da questo anno sarà possibile - continua Andrea - per ogni gorilla adottato avere un ulteriore sconto del 30% sull’acquisto del prodotto. Quello della sostenibilità è un aspetto a cui crediamo molto. La vera innovazione non è solo sviluppare un prodotto potenzialmente nuovo per un mercato, ma fare in modo che quetso generi anche valore sociale». Questo risvolto sociale ha permesso alla startup di avere anche un’ambia risonanza da parte di media come ‘National Geographic’, che ha deciso di visitare la fondazione e raccontare, quindi, anche la storia di Gorilla Socks. In autunno la vendita di questi calzini dovrebbe aprirsi anche al mercato italiano. Una bella opportunità: non solo di indossare un prodotto di alto design, comodo e innovativo. Ma anche di salvare una specie animale, contribuendo alla salvaguardia del nostro Pianeta.