25 aprile 2024
Aggiornato 18:30
finanza

L'Italia perde attrattività per gli investitori esteri, ma l'Industria 4.0 può cambiare le cose

I motivi? Una scarsa stabilità politica, giudicata dagli investitori esteri fondamentale per poter attrarre investimenti. Il Piano Calenda legato all'Industria 4.0 potrebbe, tuttavia, migliorare la nostra reputazione

L'Italia perde attrattività per gli investitori esteri, ma l'Industria 4.0 può cambiare le cose
L'Italia perde attrattività per gli investitori esteri, ma l'Industria 4.0 può cambiare le cose Foto: Shutterstock

ROMA - Investire in Italia? No grazie, meglio di no. Almeno fino a quando non avrà raggiunto una stabilità politica tale da renderla più attrattiva. Potrebbe essere questa la risposta che ci darebbe un investitore estero se gli chiedessimo se ha intenzione di investire i suoi capitali nel nostro Paese, nel medio periodo. Già, perché secondo quanto elaborato dall’Alibe Index, l'indice sintetico che misura l'attrattività del sistema-Italia, il Belpaese ha perso smalto. Non che le cose l’anno scorso andassero meglio, intendiamoci. Ma il valore dell’indice è passato dal 47,8 registrato nel 2016 all’attuale 40,3, lungo una scala che va da un minimo pari a 0 a un massimo di 100. E questo sta a significare solo una cosa: che l’Italia sta perdendo attrattività per gli investitori esteri.

L’Italia perde attrattività
I motivi? Una scarsa stabilità politica, giudicata dagli investitori esteri fondamentale per poter attrarre investimenti. La politica, tuttavia, non è l’unico fattore determinante per la scelta del Paese in cui investire. Importanti sono anche il carico fiscale, i tempi della giustizia civile e il carico normativo e burocratico di una nazione. Meno rilevanti gli aspetti relativi alla solidità del sistema bancario, la chiarezza del quadro normativo, la qualità delle risorse umane e i costi dell'energia. E se c’è un aspetto su cui noi italiani siamo forti è proprio quello delle risorse umane, insieme a infrastrutture, sistema bancario e flessibilità del mercato del lavoro. Mentre restano respingenti nell'ottica degli investitori gli aspetti che chiamano in causa la pubblica amministrazione.

Cosa migliorare
Le priorità su cui si dovrebbe concentrare l'iniziativa politica per migliorare il «quadro di convenienza» dell'Italia riguardano la terna fisco-burocrazia-giustizia civile. Ma la strategia di attrattività per il sistema-Paese viene giudicata al momento inefficiente. Dovendo incrementare il grado di attrattività del Paese, la via delle riforme su larga scala diventa oggi obbligata, perché l'Italia dispone in ogni caso di asset importanti su cui far leva per migliorare il grado di attrattività. Sul piano produttivo, i settori giudicati di maggiore interesse sono la moda e il lusso (91,3%), la filiera dell'agroalimentare (60,9%), la meccanica (60,9%). A questi si affiancano il turismo (30,4%) e la farmaceutica (21,7%). Fusione e acquisizione restano la più opportuna modalità di investimento, rispetto a una minore rilevanza della tipologia greenfield, ovvero di insediamento produttivo. E proprio in relazione alle operazioni di M&A realizzate in Italia nel 2016 (circa 200 in totale) è risultato determinante, il prestigio dei marchi del made in Italy, l'elevata qualità dei prodotti e servizi offerti, la creatività, l'innovazione e la flessibilità che caratterizza i sistemi produttivi e i modelli di business, seguiti dal prezzo di acquisizione delle imprese relativamente bassi. Resta quindi forte l'attenzione degli investitori per i fondamentali della struttura produttiva nazionale, ma dal monitoraggio emerge che, senza una spinta interna della domanda, i rischi di erosione degli asset sui cui l'economia italiana si basa possano alla lunga diventare concreti, indebolendo ulteriormente il potenziale di crescita e riducendo progressivamente anche i fattori di profittabilità che ancora spingono operatori e imprese estere a scegliere l'Italia come luogo di destinazione degli investimenti.

Le opportunità dell’Industria 4.0
In questo scenario, se le recenti manovre del Governo nel campo del mercato del lavoro e della pubblica amministrazione non sono considerate determinanti dagli investitori esteri, un barlume di speranza lo abbiamo in seno all’Industria 4.0. Dal Piano Calenda, infatti, gli investitori esteri si aspettano un contributo decisamente importante. E lo conferma anche il recente report dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano secondo cui il mercato Industria 4.0, ha raggiunto in Italia un valore di circa 1,7 miliardi di euro nel 2016 (l’84% verso imprese italiane, il resto come export), a cui va aggiunto un indotto di circa 300 milioni di euro in progetti «tradizionali» di innovazione digitale.