«Così portiamo le strategie delle startup nel nostro ristorante»
Alberto e Filippo arrivano dal mondo digitale. Hanno così pensato di portare tutte le strategie di marketing, fund raising e comunicazione offline, nel loro ristorante di Milano, che è anche un pastificio, a vista. E innovare la tradizione
MILANO - Entrando nel ristorante ‘Miscusi’, in via Pompeo Litta a Milano, sembra quasi di andare un po’ indietro nel tempo: un mulino incastonato tra le mura del locale, l’odore della farina macinata, il pastificio a vista, con quel tocco tecnologico che subito ti riporta alla realtà e ti fa capire che, sì, unire tradizione e innovazione è possibile. «L’offline offre un sacco di opportunità - mi racconta Alberto Cartasegna, fondatore di MiScusi insieme a Filippo Mottolese -. E’ un peccato che molti giovani non sappiano riconoscerlo. Forse dovremmo ritornare a toccare con mano i veri valori, quelli per i quali l’Italia è riconosciuta in tutto il mondo, e capire che le possibilità sono qui, a casa nostra, davanti ai nostri occhi».
Per arrivare all’offline, però, Alberto e Filippo ne hanno fatta di strada e lo possono dire ora, dopo esperienze di tutto rispetto nel mondo del digitale, dopo una startup Helpling che ha raccolto oltre 60 milioni di euro e continua ad esistere (co-fondata da Alberto) e il lancio di Xceed (a cui ha partecipato Filippo che ha pure avviato un locale a Milano). E dopo tutto questo digitale, il ritorno a Milano, in un angolo sperduto della città, dove hanno aperto ‘MiScusi’, un ristorante che è anche un pastificio (sempre super affollato). E allora vi chiederete che cosa c’è di innovativo in tutto questo. Le strategie, quelle che si applicano nel mondo delle startup digitali, applicate, però, nel mondo offline, nella ristorazione, un settore che - quanto a strategie di marketing, acquisizione clienti, comunicazione e fund raising - rimane ancora piuttosto obsoleto.
«La verità è che il digitale ti dà la possibilità di creare una startup quasi a costo zero - mi racconta Alberto -. Questo è un grande vantaggio, ma allo stesso tempo elimina le barriere d’ingresso cosicché anche creare qualcosa che non funziona è altrettanto semplice. Tutta questa folla di imprenditori nel mondo digitale ha lasciato un grande spazio nel mondo offline, dove i settori tradizionali rimangono carenti di tecnologia anche se questa è ormai imprescindibile in qualsiasi ambito tu voglia operare». Ma non è solo tecnologia: è approccio imprenditoriale, quello che si impara quando fai startup e sai che ci dovrai passare le notti su quelle metriche per capire come acquisire i clienti, a fare analisi dei dati, a studiare la strategia di comunicazione giusta e quella per reperire investimenti. «La ristorazione è un mondo carente dal punto di vista strategico - continua Alberto. - Non si destinano budget a livello marketing, ci si affida ancora al debito bancario, mentre ci sono molte altre alternative per fare fund raising. Noi siamo gli unici che approcciamo con il modello analitico».
E allora quei ravioli al burro e salvia che escono prima dal pastificio e poi dalla cucina, non sono fatti a caso, sono studiati, hanno una storia. Che non è solo quella che profuma di farina, ma è intrisa di dati e di analisi. Che oggi servono, soprattutto qui in Italia, in un paese fatto di piccole medie imprese che arrancano e si chiedono ancora perché. «Perché gli imprenditori vecchio stampo sono chiusi, gelosi e difficilmente cederanno quote della società a un giovane innovatore che ha voglia di portare una ventata di aria fresca in azienda - mi dice Alberto -. E anche i giovani, i laureati. Dopo aver acquisito tutte quelle competenze digital e marketing, tornino a casa, a riscoprire i valori della loro terra. Tornino per dare una spinta a quell’artigianalità straordinaria di cui siamo tanto dotati». già, le tradizioni, la storia, la passione per la cucina che ci accomuna un po' tutti, noi italiani. E che ha spinto anche Alberto e Filippo, a sradicarsi dal mondo digitale per ritornare ad altre radici, quelle di cui dobbiam continuare ad andare tanto fieri.
Ma i due giovani (classe 1989) non si fermeranno a Milano, dove hanno però già intenzione di aprire un altro ‘MiScusi’. «Vogliamo portare il nostro modello e la qualità della pasta italiana anche all’estero dove, come sappiamo, spesso ci dobbiamo accontentare, quanto a cucina - mi dice Alberto -. E lo vogliamo fare come farebbe una startup innovativa, scalando il mercato. Non ce ne andremo mai dall’Italia. Abbiamo aperto qui il primo ristorante anche se potevamo benissimo andare all’estero. La missione è portare la vera italianità nel mondo. E magari far capire a qualche giovane che non ci sono solo le app, ma anche la tradizione può essere un business inestimabile, basta saperlo innovare».
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