28 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Il caso

Ecco perchè gli sviluppatori possono rifiutare uno stipendio di 3mila euro al mese

In una recente intervista Alessandro Barberis Canonico, AD del colosso tessile biellese Vitale Barberis Canonico afferma di trovarsi in difficoltà nel reperire sviluppatori informatici che rifiuterebbero 3mila euro di stipendio mensile. Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto a loro, agli sviluppatori

Ecco perchè gli sviluppatori possono rifiutare uno stipendio di 3mila euro al mese
Ecco perchè gli sviluppatori possono rifiutare uno stipendio di 3mila euro al mese Foto: Shutterstock

TORINO - La rete è meravigliosa. E’ sufficiente interpellarla per avere le risposte che desideri, adesso e ora. Quando ti servono. Soprattutto se la rete la tocchi nel profondo, quando parli di lavoro e di stipendi. Un tema caldo che non smette mai di accendere il fuoco. E il tema è di quelli caldi davvero. Capito su un’intervista che Klaus Davi ha fatto all’ingegnere Alessandro Barberis Canonico, AD del colosso tessile biellese Vitale Barberis Canonico da oltre 150 milioni di fatturato. Per farla corta sostiene che gli sviluppatori software di cui ha tanto bisogno rifiutino uno stipendio di 3mila euro (netti) al mese perché guardano di sottecchi il settore manifatturiero. Questa tesi mi convince poco. Proprio perché il tema è di quelli caldi. Perché girovagando sul web è un pullulare di articoli che denunciano l’assenza di sviluppatori software nel Paese, di una moria di competenze informatiche, di aziende che cercano sviluppatori, ma non li trovano. E allora la si fa facile a dire che il gap esiste perché non ci sono le competenze. Ma è davvero così? Non ci sono sviluppatori o non ci sono aziende disposte a pagare? E se ci sono, è vero che gli sviluppatori rifiutano?

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Ed è qui che entra in gioco la rete. Per avere risposte in tempo reale non posso fare altro che chiedere a loro, gli sviluppatori. Dove? Su Facebook, lo strumento comunicativo con più potere al mondo. E scopro che sparare a zero non è mai la scelta migliore. Partiamo da un dato molto semplice. Qui in Italia la media dei salari per sviluppatori è molto più bassa che in altri Paesi. Secondo le stime stiamo parlando di 40-60mila euro l’anno per uno sviluppatore senior, quindi con 10 anni di esperienza, mentre per uno sviluppatore entry level (circa un anno di esperienza) il salario si aggira intorno ai 25mila euro annui. A raccontarmelo è Roberto Mossetto e lui queste cose le sa bene dato che cha fondato una startup, Jaguar28, che fa proprio recruiting di professionisti tech. Per uno sviluppatore entry level che lavora nel Regno Unito il salario si aggira intorno ai 45mila euro: 45mila contro 25mila. E capite anche voi che c’è un po’ di differenza, anche al netto del costo della vita. Di fatto uno sviluppatore junior fuori dall’Italia guadagna quanto un senior qui da noi. La rete mi fa notare un’altra cosa: è vero che alcuni sviluppatori freelance hanno uno stipendio superiore alla media (rispetto ad altri lavori), ma lavorano il doppio dei dipendenti e hanno gli stessi rischi di un imprenditore. E poi le aziende, se pagano, spesso lo fanno in ritardo, con 60-90 giorni portati a 120 o 150.

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Ok. Gli sviluppatori ci sono, ma se ne vanno dall’Italia perché le aziende qui non pagano, o comunque lo fanno meno rispetto ad altri Paesi del mondo. La ditta manifatturiera biellese di Canonico, però, offre 3mila euro netti al mese. C’è qualcosa che non mi torna, ma la risposta sta in un commento che la rete gentilmente mi ha donato: «L'obiettivo degli sviluppatori capaci è uno solo: "diventare ancora più capaci", quindi non si vanno ad infilare in un ambiente o in un settore dove l'informatica non è il core-businness e non c'è la possibilità di lavorare con gente più preparata di te». Quello che mi spiega anche Roberto Mossetto è che molte aziende italiane, infatti, quando assumo uno sviluppatore difficilmente gli fanno fare innovazione e molto spesso si servono delle sue competenze per il mantenimento di progetti obsoleti. Uno sviluppatore, invece, dedica 3-4 ore della sua giornata a studiare e aggiornarsi perché il mondo software è continuamente in evoluzione. Questo significa che le tecnologie e le competenze cambiano anche nell’arco di 5-6 mesi. Se lo sviluppatore è costretto a stare in un’azienda che non fa innovazione rischia di stare terribilmente indietro rispetto a quanto velocemente avanzano le tecnologie. E, peraltro, la rete mi suggerisce che sarebbe disposta ad accettare anche uno stipendio più basso se avesse la certezza di entrare a far parte di un'azienda che gli permette di innovarsi, di crescere e di imparare. Lo stesso ragionamento si attua a chi ha ambizioni più imprenditoriali e quindi rifiuta le offerte di lavoro per investire nei propri software.

Possiamo dire quindi che solo le aziende che hanno progetti stimolanti, che permettono la crescita interna del personale e offrono stipendi adeguati hanno speranza di attrarre sviluppatori. Cosa che invece non accade quando le call sono poco chiare, altra nota dolente delle imprese italiane che non sempre sono trasparenti quando fanno offerte di lavoro. E’ necessario parlare in modo chiaro dell’azienda, del ruolo proposto, delle competenze richieste e del salario a disposizione, inconfutabili indici di serietà dell'azienda. E non sempre tutti lo fanno. E poi c’è la questione calda del lavoro da remoto, perchè nel caso di Canonico si tratterebbe di trasferirsi a Biella: «Quando l’azienda non trova localmente - conclude Roberto Mossetto - può e deve valutare la possibilità di assumere lavoratori da altre parti d’Italia in remoto». Ovvio, qui stiamo parlando di sviluppatori capaci e non di persone che svolgono un lavoro tanto per portarsi a casa la pagnotta. E le competenze vanno pagate, come si deve. E poi stiamo parlando di persone curiose che, sì, possono quindi rifiutare 3mila euro di stipendio se non vedono la possibilità di crescere e di imparare all’interno dell’azienda.