26 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Perchè le donne non studiano STEM

Nuvola Rosa, il programma di Microsoft per insegnare STEM alle donne

L'iniziativa coinvolge 1.500 studentesse e giovani donne di tutta Italia che da marzo a dicembre 2017 svolgeranno oltre 40 corsi di formazione gratuiti per avvicinarsi alle materie STEM e migliorare le loro competenze

Nuvola Rosa, il programma di Microsoft per insegnare STEM alle donne
Nuvola Rosa, il programma di Microsoft per insegnare STEM alle donne Foto: Shutterstock

MILANO - Oltre 40 corsi di formazione gratuiti destinati a migliaia di giovani donne in Italia e all’estero per sostenere e supportare la diffusione di competenze digitali e la conoscenza delle materie STEM nell’universo femminile. Prende ufficialmente il via l’edizione 2017 di Nuvola Rosa, il progetto nato nel 2013 da Microsoft che - in collaborazione con Fondazione Mondo Digitale e growITup, coinvolgerà più di 1.500 studentesse e giovani donne di tutta Italia, da marzo a dicembre 2017. Con un unico obiettivo: avvicinare le donne alla tecnologia, dal coding alla robotica fino all’arte digitale.

Perché mancano donne nei settori STEM
Un’iniziativa importante se consideriamo che nell’ultimo decennio l’occupazione nel settore tecnologico europeo è cresciuta a una velocità tripla rispetto all’occupazione generale. Se sul mercato del lavoro digitale avessimo un pari numero di donne e uomini, il Pil annuo dell’Ue potrebbe registrare una crescita di 9 miliardi di euro. Eppure c’è ancora molta strada da fare per parificare le competenze e ridurre il genere gap. Secondo la ricerca «European Girls in STEM» di Microsoft, a livello europeo l’interesse delle ragazze per le materie scientifiche si sviluppa verso gli 11 anni e mezzo per poi calare drasticamente tra i 15 e i 16 anni. In italia ugualmente l’interesse nasce verso gli 11 anni ma cala leggermente dopo verso i 17anni per poi avere un picco ai 26 anni, età che, in linea generale, corrispondono al momento in cui le giovani studentesse sono chiamate a decidere come proseguire il proprio percorso di studi scegliendo o meno di iscriversi all’Università e al momento in cui si affacciano al mondo del lavoro vero e proprio. Non è un caso che solo il 12,6% delle studentesse italiane intraprende un percorso universitario legato alle STEM, solo il 6,4% lavora nell’ICT e il 13,3% in settori correlati all’ingegneria.

Le ragazze italiane sono portate per la tecnologia
Eppure le ragazze italiane sono in testa alla classifica in Europa per interesse rispetto alle materie scientifiche e informatica durante il percorso scolastico; si sentono maggiormente portate per le materie scientifiche, in particolare per la matematica (41,7% mentre la media europea è del 37,6%); sono convinte del proprio potenziale: il 59% delle giovani italiane dichiara che otterebbe ottimi risultati nello studio delle STEM, al pari di un ragazzo. Le ragazze italiane, inoltre, si dicono innovative e determinate: il 53,1% dichiara di ritenersi molto creativa, e di avere idee e prospettive molto diverse da quelle generali (79,3%), di porre questioni che sfidano le conoscenze esistenti (55,5%), di avere nuove idee quando osservano come le persone interagiscono con prodotti e servizi (72,9%). Oltre 60% delle ragazze non si preoccupa della percezione di amici e conoscenti.

Sanno che non c’è parità nei settori STEM
Ma perché, nonostante le ragazze si sentano addirittura portate per le materie STEM, poi alla fine non scelgono un percorso di studi idoneo a sviluppare queste competenze? Il fatto che non ci siano pari opportunità. Del resto è un dato di fatto e sapere che in questi ambiti i maschietti hanno la meglio, porta le ragazzine a scegliere percorsi alternativi. La ricerca ha evidenziato da un lato un’opinione incoraggiante e ottimista condivisa tra le giovani donne: la consapevolezza che la loro generazione sia la prima nella quale uomini e donne hanno concretamente pari opportunità in tutti gli ambiti sociali in generale. Tuttavia, le cose cambiano se si entra nel merito degli ambiti tecnico-scientifici: se da un lato il 41,6% delle Italiane prenderebbe effettivamente in considerazione per il proprio futuro una professione inerente alle materie Stem (42% media europea), dall’altro, paradossalmente, il 66,1% (ben al di sopra della media europea che si attesta al 59%) ha ammesso che si sentirebbe più a proprio agio a perseguire una professione in ambito Stem se avesse la conferma che in questi profili professionali venisse riservato alle donne lo stesso trattamento lavorativo degli uomini.

L’importanza del ruolo della madre e dell’insegnante
Tra gli elementi positivi emersi, che risultano strategici anche nell’ottica della promozione di percorsi formativi tecnico-scientifici, il fatto che il 50,3% delle intervistate dichiara che gli insegnanti parlino spesso dell’imprtanza delle STEM. Il 69,6% sottolinea inoltre che la maggior parte dei propri insegnanti in materie STEM sia donna (media europea 55%). Nonostante la predonimanza di insegnanti donne e l’ampio incoraggiamento che ricevono da loro, dal punto di vista qualitativo emerge però la permanenza di una cultura ancora prevalentemente legata a modelli maschili, che sembra avere un impatto disincentivante più forte rispetto ai modelli positivi e propositivi. Centrale anche il ruolo della famiglia: il 43,8% afferma infatti che entrambi i genitori parlano spesso dell’importanza di studiare le materie tecnico-scientifiche, tra i due in particolare la figura materna sembra avere un ruolo determinante: il 44,7% infatti afferma che la madre ne parla molto spesso contro il 41,9% che ne parla più spesso con il padre.