29 marzo 2024
Aggiornato 14:30
Innovazione

Notai: «Non siamo contro le startup, ma a tutela dei più deboli»

Il Consiglio nazionale del Notariato ha presentato ricorso contro la normativa che consente alle startup innovative di costituirsi mediante procedura online, senza passare dall'atto pubblico.

ROMA - «Siamo dalla parte delle fasce più deboli, di tutti gli startupper più inesperti e non contro l’innovazione». Ci tiene a precisarlo Giampaolo Marcoz, consigliere nazionale del Notariato all’indomani del ricorso presentato dal Consiglio nazionale del Notariato al Tar del Lazio contro il decreto del Mise del 17 febbraio 2016  che fa seguito al decreto legge 3/2015 articolo 4 comma 10 bis (Investment Compact) che tra le altre cose esclude la necessità di rivolgersi a un notaio per la costituzione di startup innovative.

Notai presentano ricorso al Tar
Una doccia fredda per tutti gli startupper che, a partire dal 20 luglio scorso - secondo il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico  del 1° luglio 2016 - possono costituire startup innovative in forma di società a responsabilità limitata attraverso una «semplice» procedura telematica mediante la piattaformastartup.registroimprese.it. Il Consiglio nazionale del Notariato ha presentato ricorso al Tar sia contro il D.M di febbraio che contro il decreto del 1 luglio, e ora bisognerà attendere fino al 30 agosto per sapere se i giudici del Tar del Lazio decideranno di accogliere la sospensiva. Se così fosse, la normativa si sospenderebbe immediatamente, in attesa dei provvedimenti successivi che l’impugnativa comporta.

I vizi di legittimità del provvedimento
Ma perché il Consiglio nazionale del Notariato ha deciso di presentare il ricorso? «In primo luogo per i vizi di ordine giuridico insiti nella stessa procedura legislativa che ha portato al provvedimento - ci spiega Giampaolo Marcoz -. Se inizialmente la normativa prevedeva sia l’atto in formato digitale che l’atto pubblico come modalità alternativa, di fatto, l’attuale provvedimento non  contempla quest’ultimo. Inoltre siamo di fronte a un problema di gerarchia delle fonti poiché la norma che prevede come si costituisce una srl è una norma ordinaria che non può essere derogata da un decreto ministeriale ». In poche parole una legge può essere derogata solo da un'altra legge redatta dal legislatore e non da un decreto ministeriale. Dal punto di vista sostanziale risultano nel complesso eliminati tutti i controlli sugli atti costitutivi delle startup innovative, in contrasto con la disciplina codicistica in materia di costituzione e iscrizione delle srl e in contrasto con la normativa europea.

Tutelare le fasce più deboli
Alla base dell’impugnativa, però, non ci sono solo le motivazioni strettamente giuridiche, ma la volontà di proteggere e tutelare il sistema startup italiano, in particolare gli imprenditori più inesperti, le cosiddette ‘fasce deboli’. «Pensate quali drammatiche conseguenze potrebbe avere una startup costituita attraverso un atto digitale nel caso in cui il provvedimento che noi abbiamo impugnato possa essere dichiarato illegittimo nei prossimi anni anche attraverso una semplice causa civile - continua Marcoz -. Con tutta probabilità sarebbe la stessa startup costituitasi sulle basi di questa nuova direttiva ad essere dichiarata illegittima così come tutti i rapporti contrattuali da essa posti in essere nell’arco del suo periodo di vita». Nulla contro gli startupper e il tessuto imprenditoriale innovativo che sta fiorendo (finalmente) oggi in Italia. Anche perché il Notariato, così come ricorda Marcoz, si è sempre dimostrato sensibile di fronte alle nuove imprese, in particolare quelle innovative. Tanto da realizzare anche una piattaforma online www.larancia.org per dare uno strumento di informazione e supporto ai giovani che vogliono fare impresa. In questo modo l'impugnativa finisce per assumere anche un ruolo di prevenzione, al fine di evitare future ed eventuali dichiarazioni di illegittimità che potrebbero verificarsi un domani.

Il modulo online espone a rischi
Il modulo semplificato espone la startup a rischi «La possibilità di costituire una startup attraverso un modulo semplificato, inoltre, espone i fondatori a numerosi pericoli - continua Marcoz -. Lasciare i rapporti di forza a un modello precostituito potrebbe essere molto rischioso soprattutto quando la startup ha a che fare con investitori e finanziatori». La startup è così esposta a possibili abusi dello strumento societario, viene meno il controllo sulla esatta identità di coloro che partecipano all’atto costitutivo, sulla reale titolarità del rapporto che nasce, sulla legittimità e opportunità delle clausole statutarie e sul rispetto della normativa antiriciclaggio (il 90% delle segnalazioni dei professionisti sul riciclaggio proviene dai notai). Il notaio, inoltre, ha una preparazione specifica in materia societaria e, intervenendo per legge in posizione di terzietà ed indipendenza rispetto alle parti, è in grado di consigliare i futuri soci nella stesura dell’atto costitutivo e dei patti sociali, contemperando gli interessi in campo per evitare futuri contenziosi. Nella stesura dell’atto costitutivo, quindi, tiene conto delle esigenze specifiche dei soggetti interessati e dei riflessi che la costituzione e l’attività della società produrranno sul loro assetto patrimoniale. «Saremo sempre dalla parte del legislatore - conclude Marcoz - ma di fronte a questo provvedimento il nostro primo obiettivo è la trasparenza e, soprattutto, la tutela delle fasce più deboli». Ora la palla è nelle mani dei giudici amministrativi del Tar del Lazio che il 30 agosto si riuniranno per decidere se accettare o meno il ricorso.