5 dicembre 2023
Aggiornato 13:30
Internet | E-commerce

Google sfida Amazon

Il motore di ricerca migliora sito di commercio elettronico «Google Shopping». Nell'ambito della sua strategia per gli acquisti online, Google non venderebbe o invierebbe la merce.

NEW YORK - Google intende puntare sul commercio elettronico migliorando il suo servizio Google Shopping attraverso caratteristiche che puntano a sfidare direttamente Amazon. Secondo fonti sentite dal Wall Street Journal, il motore di ricerca ha contattato diversi retailer in merito alla possibilità di creare sul suo sito un bottone «Buy Now», compra adesso, paragonabile a quello di Amazon «one-click ordering».
Fino ad ora Google Shopping ha rinviato i potenziali consumatori direttamente sui siti delle aziende attraverso i risultati di ricerca ma adesso il gruppo californiano vuole tenere gli utenti più a lungo sulle sue pagine piuttosto che spedirli altrove.
Nell'ambito della sua strategia per gli acquisti online, Google non venderebbe o invierebbe la merce. L'intento è quello di facilitare l'esperienza d'acquisto degli internauti in modo tale che continuino a cercare articoli su Google invece che trasferirsi sul sito di e-commerce americano di Jeff Bezos.

CONSEGNE IN DUE GIORNI - Separatamente Google sta valutando un'iniziativa di marketing che permetterebbe ai negozianti di promuovere consegne in due giorni per merci acquistate attraverso Google Shopping.
Per ora il gruppo di Mountain View (California) si è limitato a dire che «continua ad esplorare e testare molte idee per migliorare l'esperienza dei consumatori. Non abbiamo nulla da annunciare».
In un ambito completamente diverso, Google rischia di dovere pagare una multa da 15 milioni di euro in Olanda per avere presumibilmente infranto leggi statali sulla privacy. Secondo l'autorità DPA, Google ha collezionato dati personali a scopi commerciali senza il consenso degli utenti. L'azienda ha tempo fino alla fine del prossimo febbraio per adeguarsi alle norme locali. Il gruppo, da cui dipende il 90% delle attività di ricerca online in Europa, è protagonista di simili dispute in Germania, Francia e Regno Unito.