18 aprile 2024
Aggiornato 19:00
15 Dicembre 1964

50 anni d'Italia nello spazio

Il presidente dell’Asi, Battiston: «Nel 1964 il primo satellite tricolore Da allora occasioni perdute, ma anche missioni da record mondiale».

MILANO - Il 15 dicembre 1964 con il lancio del satellite San Marco-A, ideato dal professor Luigi Broglio, padre dell'astronautica italiana, l'Italia divenne il terzo paese nella storia ad aver concquistato lo Spazio, dopo la Russia (Sputnik 1 - 4 ottobre 1957) e gli Stati Uniti (Explorer 1 - 31 gennaio 1958).

A distanza di 50 anni, l'Italia gioca un ruolo di primo piano nell'ambito della ricerca scientifica nello Spazio e l'industria aerospaziale italiana è leader indiscussa del settore; sette astronauti italiani sono già stati nello Spazio, volando sia son lo Shuttle americano che con la Sojuz russa e almeno il 50% della Stazione spaziale internazionale è stata costruita da aziende italiane. Askanews ne ha tracciato un bilancio con il presidente dell'Asi, l'Agenzia spaziale italiana, Roberto Battiston.

«In questi 50 anni sono successe moltissime cose - ha spiegato - abbiamo partecipato a grandi progetti con l'Esa, alla costruzione della Stazione spaziale internazionale dove i nostri astronauti a ripetizione svolgono le loro missioni, abbiamo partecipato allo sviluppo del lanciatore Vega che ci permetterà di portare nello Spazio nuovi satelliti e strumenti d'osservazione, stiamo lavorando allo Spazio del futuro».

«Il ruolo dell'Asi è centrale in tutto ciò che riguarda l'attività spaziale in Italia - ha continuato Battiston - del resto è concepita proprio per realizzare e sviluppare tutte le politiche nel settore spaziale: la ricerca, l'industria, lo sviluppo degli astronauti e l'esplorazione planetaria. L'Agenzia svolge questo ruolo da 30 anni, d'altra parte senza un coordinamento nazionale, con ramificazioni che vanno anche verso l'attività delle regioni, non sarebbe possibile contribuire in modo efficace a livello internazionale. L'Italia nell'Esa ha una posizione di tutto rispetto e beneficia dell'effetto complessivo dell'Europa per realizzare i programmi più ambiziosi».

«L'Italia vista con gli occhi di chi si occupa di Spazio - ha detto ad askanews il presidente dell'Asi, Roberto Battiston - è un'Italia forte, influente, capace tecnicamente. Ci fa bene guardarla da questi punti di vista perché ci permette di pensare che abbiamo grandi possibilità. Qual è il segreto? Ha investito per molti anni in modo costante e coerente, ha formato persone, giovani e ancora, nonostante le difficoltà, continua a farlo. Lo Spazio di oggi sta vedendo un'esplosione di modalità diverse d'utilizzo e l'Italia, con l'Asi, è pienamente all'interno di questo processo per fare le scelte opportune sulla base dell'esperienza del passato».

«Le prossime sfide dell'Italia nello Spazio sono: consolidare le infrastrutture spaziali di grandi dimensioni come la Stazione spaziale che andrà avanti per una decina d'anni ancora e poi puntare sui lanciatori che rappresentano la capacità di accesso allo Spazio, in grado di attrarre anche operatori privati per giustificare l'investimento nazionale nel settore, e sull'osservazione della Terra ad esempio con il sistema Cosmo Sky-med che fornisce immagini straordinarie del pianeta, giorno e notte, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche con un'accuratezza che tutti gli altri Paesi ci invidiano. Infrastrutture che vanno tenute operative».

«I cinesi hanno spesso espresso il desiderio di collaborare con l'Italia, abbiamo stilato degli accordi e stiamo sviluppando un programma di monitoraggio sismico. Ma l'Asi interagisce con tutte le agenzie più importanti, anche con l'India, i Paesi arabi, la Corea del Sud. Lo Spazio ha un'unica parola d'ordine: collaborazione».

«Infine - ha concluso Battiston - stiamo pianificando altre due missioni con la Nasa e con l'Esa sempre sull'Iss tra il 2018 e il 2019 anche per permettere ai nostri astronauti di volare anche ripetutamente; avendo a disposizione persone eccezionali vogliamo dargli opportunità eccezionali. La possibilità per l'Italia di comandare la Stazione spaziale è molto concreta e sono convinta che in una delle prossime missioni ciò accadrà».