29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Google Summer of Code 2013

Google premia Mara Branzanti

Un software aperto e utilizzabile da tutti, che consente di sfruttare le reti di posizionamento satellitare, soprattutto il nuovo sistema europeo Galileo, più preciso del Gps americano

ROMA - Un software aperto e utilizzabile da tutti, che consente di sfruttare le reti di posizionamento satellitare, soprattutto il nuovo sistema europeo Galileo, più preciso del Gps americano: è grazie al lavoro su questo progetto che una giovane ricercatrice italiana è risultata tra i vincitori del Google Summer of Code 2013, programma globale che offre agli studenti la possibilità di fruire di borse di studio per scrivere codici di software open source. Si tratta di Mara Branzanti, 26 anni, che sta svolgendo un dottorato in Geomatica all'Università di Roma La Sapienza.

«Il software a cui lavoro serve a decodificare il segnale di Galileo. Essendo open source - spiega la Branzanti a Tmnews - potrà essere usato da chiunque e interfacciato con qualsiasi ricevitore. Funzionava già con il Gps e potrà usare entrambi i sistemi». Non solo, ma sarà aggiornabile a ogni nuovo tassello della rete Galileo, che attualmente conta solo 4 satelliti ma entro il 2020 dovrebbe averne una trentina.

E in futuro sarà utilizzabile su smartphone dotati di ricevitore di segnali di posizionamento satellitari o da sistemi di navigazione delle autovetture. «Al momento non ci occupiamo di questi aspetti - puntualizza -. Per ora funziona con semplici chip, ma se in futuro si vorrà inserire questo software in vari dispositivi sarà sicuramente possibile».

La ricercatrice italiana ha ottenuto la Borsa di Google proponendo la sua collaborazione a uno dei progetti presentati da una delle organizzazioni «mentori», la fondazione Centre Tecnològic de Telecomunicacions de Catalunya. Di recente il lavoro della Branzanti è stato menzionato anche dalla Commissione europea, che l'ha ospitata all'evento di presentazione dell'acquisizione del segnale Galileo al centro spaziale del Fucino.

Lavorando a distanza si crea un rapporto del tutto particolare tra il ricercatore e l'organizzazione mentore, fatto di contatti quotidiani solo tramite 'la rete'. «Ci scambiamo dati praticamente tutti i giorni. Invio report sui progressi compiuti e se incontro dei problemi li condivido con loro. Però non ci siamo mai visti».