19 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Indagine Euroffice.it

Essere o non essere (“amici” del capo): questo è il problema!

C’è chi preferisce non confondere la vita privata con quella professionale e c’è chi “spia” sul web il compagno di scrivania

MILANO – Odi et amo: una relazione estremamente complicata quella tra Social Network e mondo del lavoro, che si divide a metà tra folli sostenitori e impietosi accusatori di questi, ormai non più così nuovi, strumenti di aggregazione. Inizialmente furono condannati come motivo di distrazione e conseguente perdita di produttività per l’azienda, mentre recentemente si è diffusa una nuova corrente di pensiero, secondo la quale i Social Network non solo non sono considerati causa di disattenzioni, ma rappresenterebbero addirittura uno stimolo per la creatività.

Da un'indagine realizzata da Euroffice emerge che il 34% (20% donne, 14% uomini) degli italiani risulta essere sempre collegato al proprio account, anche se offline, in modo da essere aggiornato in tempo reale sulle notifiche in bacheca, restando però al riparo da sguardi indiscreti. Ma se il 29%, di cui il 19% sono donne, non teme di aggiornare il proprio status, twittare l’ultima notizia o postare l’ultimo video divertente alla luce del sole, la fetta più diligente (15%) degli intervistati dichiara – e ci appelliamo alla loro buona fede - di collegarsi solamente in pausa pranzo, senza sacrificare così le ore dedicate agli impegni lavorativi.

Ma il capo, di tutto ciò che ne pensa? Nonostante le ultime tendenze, c’è chi ancora ritiene che i Social Network siano un costo diretto che influisce sulle aziende riducendo la produttività: da una parte le ore perdute in chat e in «mi piace», dall’altra la distrazione del dipendente che ferma il normale flusso lavorativo per controllare la propria bacheca…Così, ben il 22% degli utenti rinuncia «forzatamente» a condividere l’ultimo video di Youtube, a commentare lo status degli amici e pubblicare le foto della serata, dal momento che l’azienda ha disposto un blocco degli accessi disseminando il panico generale. Ma la risposta degli hacker non si è fatta certo attendere: basta digitare su un qualsiasi motore di ricerca «sblocca Facebook» per riaprire le porte del paradiso! (…sempre che il dipendente sia abbastanza «geek» da dribblare gli ostacoli posti dall’azienda).

Come ci si pone invece nei confronti dei colleghi? Il 42% si dichiara un buon selettore anche nelle amicizie digitali: il 23% delle donne e il 19% degli uomini infatti preferisce coltivare relazioni su web solo con alcuni dei propri compagni di scrivania. Che siano poi quelli più cari o quelli ai quali si vuole solo spiare il profilo non è dato sapersi. Ben più categorico si è dimostrato quel 22% che non vuole assolutamente confondere la vita professionale con quella privata e preferisce non includere i colleghi tra gli amici.

Secondo il sondaggio di Euroffice, il 17%, probabilmente per paura di eventuali operazioni di spionaggio, sceglie di tenersi alla larga dagli account del proprio capo. E come dargli torto? Un manager su tre (sondaggio Adico) aggiunge i propri dipendenti alla lista degli amici solo per curiosare, più o meno malignamente, tra i loro fatti personali! Il restante 18% invece, composto dall’11% da uomini, non discrimina nessuno e adotta la politica dell’amicizia «facile».

Insomma, se il rapporto tra azienda e Social Network versa ancora nell’indecisione tra odio e amore, se ancora non è ben chiaro se loggandosi si incrementi o si sacrifichi la produttività, molto più palese resta il fascino che questi incontri virtuali esercitano sui dipendenti. A questo punto possiamo solo fare affidamento sul loro buon senso nell’accedere al proprio profilo o semplicemente sulla loro abilità a non farsi cogliere sul fatto!