20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
'Russia ha bisogno dell'Italia. E Italia ha bisogno della Russia'

Russia, ambasciatore Razov: «Sanzioni? Prima o poi prevarrà il buon senso»

L'ambasciatore della Federazione russa Sergey Razov parla di rapporti tra Europa e Russia e di sanzioni, alla vigilia del nuovo confronto in Ue

MOSCA - Il presidente del Consiglio Matteo Renzi sarà a San Pietroburgo per il Forum Economico Internazionale, che quest'anno si svolge dal 16 al 18 giugno. Alla vigilia del nuovo confronto in Ue sulle sanzioni alla Russia. «L'Italia è uno di quei Paesi che in modo coerente chiede che venga mantenuto il dialogo politico con la Russia», afferma l'ambasciatore della Federazione russa Sergey Razov. Non è il caso di fare previsioni sui tempi della revoca delle sanzioni, dice: «Ma prima o poi il buon senso prevarrà».

Verso il Forum
«Il Forum Economico di San Pietroburgo compie vent'anni, come sempre ci saranno tantissimi ospiti, di prassi siamo nell'ordine delle 10.00 persone. Quest'anno l'Italia sarà Paese ospite d'onore e per la prima volta avrà un suo padiglione, dove saranno presentate le eccellenze del vostro Paese. Credo che ci sarà molto interesse da parte del pubblico russo. E credo che l'incontro tra il premier Renzi e il presidente Putin darà nuovo, importante impulso politico allo sviluppo dei nostri rapporti su tutti i piani. Rapporti che, peraltro, malgrado un quadro complessivo complicato, si sviluppano in modo piuttosto determinato e continuo». L'Italia si è sempre presentata, ha sempre agito un po' come «un ponte» tra Europa e Russia.

La Russia fa parte dell'Europa
«Io vorrei precisare che anche la Russia fa parte dell'Europa, siamo membri del Consiglio d'Europa, dell'Organizzazione per la Sicurezze e la Cooperazione in Europa e di tante altre strutture di sicurezza. Per quanto riguardo il paradigma dei rapporti, l'Italia è un membro della Nato, dell'Unione europea, ha parametri di disciplina europea da rispettare, deve agire in base ai principi di blocco, di solidarietà euroatlantica. Tutto questo noi lo capiamo. D'altra parte l'Italia è uno di quei Paesi che in modo coerente chiede che venga mantenuto il dialogo politico con la Russia, partendo dalla semplice considerazione che senza un Paese come la Russia è impossibile risolvere questioni cruciali a livello internazionale, è impossibile risolvere crisi a livello regionale e così via. Eribadisco: la leasherdhip italiana in modo coerente sostiene la collaborazione con la Russia in settori concreti: economia, commercio, finanze, scienza, istruzione, cultura. Se prendiamo questo come modello nelle relazioni, allora direi che questo modello è piuttosto efficace e può funzionare, come dimostra la pratica. Insomma, la Russia ha bisogno dell'Italia, ma l'Italia pure ha bisogno della Russia».

A fine giugno l'Ue discuterà del rinnovo o meno delle sanzioni nei confronti della Russia. Pensa all'orizzonte ci possa essere una svolta?
«Io credo che prima o poi il buon senso trionferà, e prima o poi torneremo ad una normale gestione delle cose. Altra questione è dire quando questo accadrà: a tale proposito non mi metterei a fare previsioni. Io ragiono il base alla semplice considerazione che le crisi prima o poi passano, mentre gli interessi nazionali dello Stato rimangono. E quando parlo di interessi nazionali dello Stato voglio indicare i valori più alti, come pace, sicurezza, collaborazione. In questo senso credo che tra Russia e Italia vi siano molti punti che corrispondono, o procedono in parallelo, non vedo grandi contraddizioni».

Sanzioni
«Per quando riguarda le sanzioni, il fatto che sono concretamente dannose e artficiose, mi pare sia da tempo evidente. Arrecano danni a coloro che sono oggetto delle sanzioni, ma anche a coloro che varano queste sanzioni. In generale, se i nostri partner occidentali fossero coerenti sino in fondo e e chiamassero le cose con il loro nome, ora la questione della proroga delle sanzioni andrebbe formulata così: "estendiamo le sanzioni nei confronti della Russia perchè l'Ucraina non rispetta i suoi obblighi fondamentali nell'ambito degli Accordi di Minsk , sottoscritti dal presidente ucraino». Per gli esperti questo è un fatto ormai evidente, ma purtroppo molti politici non trovano il coraggio di impostare la questione in questo modo».

(Con fonte Askanews)