28 marzo 2024
Aggiornato 19:00
La crisi in Ucraina

Sergey Lavrov: «Stati Uniti e alleati stanno spingendo Kiev a compiere provocazioni contro Mosca»

Il Ministro degli Esteri russo: «Basta guardare al fatto che si stanno conducendo manovre militari sempre più provocatorie vicino ai nostri confini, per trascinare il regime di Kiev nell'orbita della Nato»

Il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov
Il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov Foto: kremlin.ru

Resta alta la tensione tra la Russia e i Paesi occidentali sull'Ucraina, in una giornata che ha fatto segnare nuove accuse reciproche tra Mosca e Washington e l'esplicita minaccia Usa di sanzioni dirette contro il presidente russo Valdimir Putin. Scaramucce diplomatiche in cui non intende rimanere stritolata l'Ucraina, che per bocca del suo ministro degli Esteri ha espresso chiaramente che non accetterà «concessioni» al Cremlino imposte dall'alto. Intanto, dalla presidenza russa arriva la conferma che il previsto colloquio telefonico tra Putin e il presidente francese Emmanuel Macron avrà luogo venerdì prossimo.

In attesa di una decisione sull'eventuale dispiegamento di un contingente americano nell'Est Europa, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha fatto sapere intanto che prenderebbe in considerazione sanzioni personali contro l'omologo russo Vladimir Putin se la Russia dovesse invadere l'Ucraina. Rispondendo alle domande di alcuni giornalisti, l'inquilino della Casa Bianca ha risposto «sì», senza incertezze, quando gli è stato chiesto di chiarire la sua posizione a questo proposito.

Secondo Biden, un'offensiva militare russa in Ucraina comporterebbe «enormi conseguenze in tutto il mondo» e potrebbe equivalere alla «più grande invasione dalla seconda guerra mondiale». Il presidente Usa ha aggiunto che si sentirebbe obbligato a rafforzare la presenza della Nato nell'Europa orientale. «Dobbiamo chiarire che non c'è motivo per nessuno, nessun membro della Nato, di preoccuparsi se... la Nato verrà in sua difesa», ha spiegato.

Sul fronte di Mosca, a parlare è stato invece il capo della diplomazia Sergei Lavrov. L'obiettivo «delle azioni da parte occidentale sull'Ucraina è provocare una operazione di forza» di Kiev nel Donbass oppure fare in modo che le autorità ucraine «rifiutino in altro modo gli accordi di Minsk per la soluzione della crisi nel Sud-est ucraino», ha spiegato, aggiungendo che se gli Stati Uniti chiederanno alla Russia di non pubblicare il contenuto delle risposte alle loro richieste di garanzie sulla propria sicurezza in Europa, la Russia è pronta a farlo. La risposta americana è attesa in settimana.

Lavrov ha quindi affermato che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno raddoppiato gli sforzi in funzione anti-Mosca e stanno spingendo Kiev a compiere provocazioni contro Mosca. «Basta guardare al fatto che si stanno conducendo manovre militari sempre più provocatorie vicino ai nostri confini, per trascinare il regime di Kiev nell'orbita della Nato, fornendogli armi letali e spingendolo a compiere provocazioni dirette contro la Federazione Russa», ha spiegato.

Un'Ucraina che, da parte sua, ha messo in chiaro che «non permetterà a nessuno di imporle alcuna concessione» come parte degli sforzi per ridurre la minaccia di conflitto con la Russia. «Se qualcuno farà una concessione per conto dell'Ucraina, alle spalle dell'Ucraina, per prima cosa, non lo accetteremo. Non saremo nella posizione del Paese che risponde al telefono, ascolta le istruzioni della grande potenza e le segue», ha detto il ministro degli Esteri Dmitry Kuleba. «Abbiamo pagato molto, comprese 15.000 vite di nostri cittadini, per garantire il diritto di decidere il nostro futuro, il nostro destino».