19 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Stati Uniti

Impeachment, tre «superstar» del diritto difenderanno Trump

Il presidente chiama Dershowitz, già difensore di O. J. Simpson. Nella squadra l'ex procuratore Kenneth Star, che incriminò Clinton Secondo un sondaggio 8 afroamericani considerano Trump razzista

Il Presidente americano, Donald Trump
Il Presidente americano, Donald Trump Foto: ANSA

NEW YORK - Il collegio difensivo del presidente statunitense, Donald Trump, si arricchisce di tre 'superstar' del diritto, segno della sua volontà di arrivare a una piena assoluzione: non solo in Senato, dove appare scontata, ma anche davanti al 'tribunale del popolo', quello costituito dai talk show televisivi e radiofonici. Il loro ingresso non è ancora ufficiale, ma per i media statunitensi non ci sono dubbi: a difendere Trump dalle accuse di abuso di potere e intralcio alla giustizia saranno anche Kenneth Starr e Robert Ray, il cui lavoro da procuratori portò all'impeachment contro l'allora presidente Bill Clinton, e il professore di Harvard Alan Dershowitz, noto avvocato costituzionalista che ha difeso, tra gli altri, la star O.J. Simpson, assolto dall'accusa di aver ucciso la moglie e un suo amico.

I primi due potranno mettere a disposizione della Casa Bianca l'esperienza maturata due decenni fa, mentre il compito di Dershowitz sarà quello di mettere in dubbio la costituzionalità del procedimento. Dershowitz, secondo i media, è particolarmente apprezzato da Trump per i suoi interventi televisivi considerati molto efficaci; nell'entourage presidenziale, però, c'è chi teme che il fatto che l'avvocato abbia difeso Jeffrey Epstein, il finanziere condannato per abusi sessuali e sfruttamento della prostituzione, morto suicida in carcere ad agosto, possa incidere negativamente. Anche Starr, in passato, ha difeso Epstein.

Team guidato da Pat Cipollone

Il team legale di Trump sarà guidato da Pat Cipollone, consigliere della Casa Bianca, e ne farà parte anche l'avvocato personale del presidente, Jay Sekulow. Martedì prossimo il processo entrerà nel vivo: il presidente è accusato di aver abusato del suo potere per spingere l'Ucraina a perseguire i suoi rivali politici e di aver intralciato il lavoro del Congresso, bloccando la testimonianza di alcuni membri del governo e rifiutandosi di consegnare i documenti richiesti dalla Camera nell'ambito delle indagini.

Trump, secondo l'accusa, ha abusato del suo potere trattenendo quasi 400 milioni di dollari in aiuti destinati all'Ucraina e promettendo un incontro alla Casa Bianca per convincere Kiev a indagare sull'ex vicepresidente Joe Biden. Trump è il terzo presidente statunitense a subire un processo, dopo Andrew Johnson (1868) e Bill Clinton (1999); entrambi i presidenti furono assolti. Richard Nixon, nel 1974, si dimise - primo e unico presidente a farlo - prima che la Camera votasse il suo impeachment.

La Costituzione richiede la maggioranza semplice alla Camera per la messa in stato d'accusa - alla Camera, i democratici detengono la maggioranza - e una maggioranza di due terzi in Senato per la condanna e la rimozione - in questo caso - del presidente (l'impeachment può riguardare qualsiasi «funzionario civile degli Stati Uniti"). In Senato, 53 seggi su 100 sono in mano al partito repubblicano: questo significa che servirebbe il voto di almeno 20 repubblicani per rimuovere Trump.

8 afroamericani su 10 considerano Trump razzista

Otto afroamericani su dieci considerano il presidente statunitense Donald Trump un razzista, che ha reso il razzismo un problema più serio nel Paese. È il risultato di un sondaggio Washington Post-Ipsos appena pubblicato sul sito del quotidiano. Pur dicendosi ottimisti sulla propria vita, gli afroamericani sono pessimisti sul Paese sotto Trump e sono determinati a far perdere il presidente alle elezioni di novembre. Durante la campagna elettorale del 2016, Trump si rivolse agli afroamericani chiedendo: «Cosa avete da perdere?». Più di tre anni dopo, il loro verdetto appare chiaro.

Nello specifico, l'83% degli intervistati ha definito Trump un «razzista» e il 90% ha bocciato l'operato del presidente. Il 65% crede che sia «un brutto momento» per essere una persona di colore in America. Poco è cambiato, inoltre, per la loro situazione finanziaria: il 19% ha detto di stare meglio ora rispetto a qualche anno fa, il 26% ha dichiarato di stare peggio; il 54% ha detto che poco o nulla è cambiato.

Solo il 16% degli afroamericani crede che i bambini di colore nati negli Stati Uniti abbiano «una buona opportunità di raggiungere un confortevole livello di vita"; il 75%, invece, crede che questa opportunità sia riservata ai bianchi. Più di 8 su 10, inoltre, non hanno fiducia nella polizia e quasi 8 su 10 credono che i bianchi sottovalutino la discriminazione da loro subita. Il sondaggio ha un margine di errore del 3,5 per cento.