19 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Immigrazione

Migranti, l'Onu approva il Global Compact per gestire quello che ormai è un «esodo»

Anche con il sì dell'Italia, l'Onu trasforma il modo in cui il mondo risponde agli esodi e alle crisi dei rifugiati: «Richiedono una condivisione globale delle responsabilità»

Migranti sbarcano in Grecia
Migranti sbarcano in Grecia Foto: ANSA / Oxfam ANSA

NEW YORK - In una decisione considerata storica, gli Stati membri dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite hanno concordato un nuovo quadro internazionale - noto come Patto Globale sui Rifugiati («Global Compact on Refugees») - che trasformerà il modo in cui il mondo risponde agli esodi e alle crisi dei rifugiati, a vantaggio, dicono, sia degli stessi rifugiati che delle comunità che li ospitano. L'Assemblea Generale dell'ONU concorda dunque su un quadro globale «innovativo» per assistere al meglio le persone costrette alla fuga e le comunità che le accolgono. L'adozione del Patto arriva pochi giorni dopo l'adozione da parte di una conferenza intergovernativa a Marrakech del Patto Globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare, che verrà presentato all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite alla fine di questa settimana.

Il sì dell'Italia
Con una sorpresa - il sì dell'Italia - e due conferme - i no di Stati Uniti e Ungheria - il Patto Globale sui Rifugiati è stato approvato come parte della risoluzione annuale di quest'anno sull'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Ha le sue fondamenta nell'attuale sistema normativo internazionale sui rifugiati, sui diritti umani e il diritto umanitario, in particolare la Convenzione sui rifugiati del 1951. È uno strumento operativo non vincolante con lo scopo di rafforzare la cooperazione. Dopo due anni di ampie consultazioni condotte dall'UNHCR con gli Stati membri, le organizzazioni internazionali, i rifugiati, la società civile, il settore privato ed esperti del settore, questo nuovo accordo globale dovrebbe fornire, sempre secondo l'Onu, un sostegno più solido ai paesi che ospitano la maggior parte dei rifugiati. E rafforzare la condivisione della responsabilità nel fornire aiuto a coloro che sono costretti a fuggire da conflitti o persecuzioni.

Condivisione globale
«Nessun paese dovrebbe essere lasciato da solo di fronte a massicci arrivi di rifugiati», ha dichiarato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi. «Le crisi dei rifugiati richiedono una condivisione globale delle responsabilità, e il patto è una potente espressione di come possiamo lavorare insieme nel frammentato mondo di oggi». «Il patto traduce l'idea della condivisione delle responsabilità in misure pratiche e concrete, per garantire che i rifugiati non siano tenuti in ostaggio dai capricci della politica», ha affermato Grandi. «Fornisce il riconoscimento, atteso da tempo, che i paesi che ospitano un gran numero di rifugiati offrono un enorme servizio a tutta l'umanità e stabilisce in che modo il resto del mondo può contribuire a condividere il peso di questa responsabilità».

I numeri dell'«esodo»
Questo accordo giunge in un momento in cui è urgente affrontare esodi che hanno raggiunto cifre record - oltre 68,5 milioni di persone sono state costrette a fuggire in tutto il mondo, tra cui oltre 25,4 milioni persone hanno attraversato confini internazionali per diventare rifugiati. Nove su 10 rifugiati vivono in paesi in via di sviluppo, dove i servizi di base come l'assistenza sanitaria o l'istruzione sono già sotto pressione. Il Patto punta ad affrontare questo problema facendo leva maggiormente sugli investimenti - sia dai governi che dal settore privato - per rafforzare ulteriormente le infrastrutture e i servizi a beneficio sia dei rifugiati che delle comunità ospitanti. Invita anche a politiche e misure che consentano ai rifugiati di accedere all'istruzione e condurre una vita produttiva durante il periodo in cui sono in esilio.

Cosa prevede
Mira ad affrontare l'impatto ambientale dell'accoglienza delle popolazioni di rifugiati e include la promozione dell'uso di energie alternative. Prevede anche maggiori opportunità di reinsediamento - ad esempio attraverso il ricongiungimento familiare, borse di studio o visti umanitari - che permettono ai rifugiati di viaggiare in sicurezza. Rileva inoltre che il ritorno volontario dei rifugiati in condizioni di sicurezza e dignità resti la soluzione preferita nella maggior parte delle situazioni. Il nuovo accordo monitorerà poi i progressi attraverso la creazione di sistemi di follow-up, compreso un Forum Globale sui Rifugiati in cui ogni quattro anni i governi riferiranno i risultati e si impegneranno in una serie di misure: finanziamenti, politica, modifiche legislative, quote di reinsediamento, ecc.