18 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Uomo di Hollande, già titolare della Difesa

Ma quale «rottura», ecco chi è il ministro degli Esteri di Macron

Si è presentato come l'«outsider», l'«uomo nuovo», lo scardinatore del sistema politico tradizionale. Eppure, la presidenza di Emmanuel Macron si preannuncia di totale continuità. Ecco le prove

PARIGI - L'hanno chiamato «l'outsider», lo scardinatore del sistema politico tradizionale. Emmanuel Macron, hanno detto, ha vinto proprio perché è fuori dai partiti, e si è presentato come l'uomo della rottura. Di certo, questa è stata la strategia del 39enne, appena diventato l'inquilino dell'Eliseo più giovane della storia di Francia. Altra cosa è capire se il ritratto che i media gli hanno appiccicato addosso corrisponda davvero a verità. E su questo la risposta è molto meno scontata. Non solo perchè Macron è stato ministro dell'Economia di Manuel Valls, sotto la presidenza Hollande (tra l'altro l'autore di quella legge sul lavoro – il «Jobs Act in salsa francese» - che ha rovesciato in piazza migliaia di francesi). Anche osservando la composizione del Governo da lui nominato, si vede a colpo d'occhio che qualcosa non quadra. Nonostante Macron abbia cercato il più possibile di evitare qualunque connotazione politica, pescando un po' a destra e un po' a sinistra.

Jean-Yves Le Drian, il nuovo ministro degli Esteri
E' però la scelta di Jean-Yves Le Drian quale ministro degli Esteri la più significativa per comprendere ciò di cui stiamo parlando. Chi è l'uomo a cui è stato affidato uno dei ministeri più importanti? Semplice: è un ex ministro della Difesa dell'era Ayrault e Valls. Sempre sotto la presidenza Hollande. Settantenne bretone particolarmente apprezzato nell'ambiente, appartenente al Partito Socialista, Le Drian ha visto di buon occhio la fulminante ascesa di Macron una volta abbandonati i «compagni».

L'uomo di Hollande
Una linea di continuità netta, dunque, con la presidenza Hollande, su un tema chiave come quello degli Esteri. Le Drian, infatti, non ha fatto altro che cambiare (peraltro di poco) dicastero. Una scelta che sembra confermare la vera natura della «rottura» annunciata da Macron: una rottura, cioè, puramente cosmetica, apparente, di parole ma non di fatti. Anche perché Le Drian è stato un uomo di fiducia di Hollande, suo intimo amico, uno dei pochi a non essersi scontrati con lui durante la sua disastrosa permanenza all'Eliseo. Ed è stato anche l'autore dell'attivismo che ha mostrato la Francia in ambito internazionale, e che molto ha contrastato con l'immagine altrimenti «moscia» della presidenza Hollande.

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Ottimi rapporti con gli Stati del Golfo
Sì, perché è Le Drian ad aver ritagliato a Parigi un ruolo sul campo nella crisi libica contro il terrorismo islamico, ma anche in Iraq e in Mali. Non solo: Le Figaro l'ha ribattezzato «il pellegrino del Golfo», perché ha promosso ottimi rapporti con gli Stati del Golfo – Qatar e Arabia Saudita in primis – e, nel 2015, ha portato a casa contratti milionari con Egitto, India e Qatar. L'emiro di Abu Dhabi lo definì «il ponte tra i nostri due Paesi». Nel 2014 l'allora titolare della Difesa cenò con il colonnello egiziano Al-Sisi presso l'Hotel de Brienne.

Gli scontri con l'ex ministro degli Esteri
Qualcuno l'ha addirittura definito il miglior ministro della Difesa della Quinta Repubblica; in generale, nei palazzi del potere quello di Le Drian è un nome autorevole e apprezzato. Fa eccezione Laurent Fabius, già ministro degli Esteri sotto la presidenza Hollande, che non pare aver mai apprezzato l'attivismo del collega. Al contrario, stando ai media francesi, uno scontro tra i due si sarebbe consumato dopo che Hollande, nel 2015,annunciò voli di ricognizione in Siria. L'allora titolare degli Esteri, infatti, si mostrava decisamente più prudente di quello della Difesa.

Le gesta di Le Drian
Sul curriculum di Le Drian, spiccano l'intervento francese in Mali nel quadro dell’operazione Serval contro i jihadisti; l’invio di altri duemila uomini nella Repubblica centrafricana; lo schieramento francese nel Sahel, a sud della Libia; rapporti sempre più stretti con gli Stati del Golfo che pure, come è ormai risaputo, sono i principali finanziatori di quel terrorismo che le missioni francesi in giro per il mondo dicevano di voler eliminare. In aggiunta a tutto ciò, Le Drian è stato anche colui che ha fatto fare marcia indietro ad Hollande a proposito della sua promessa di tagliare le spese della Difesa, spese che non solo non sono state ridotte, ma che sono state addirittura innalzate di 3,8 miliardi.

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Un massone?
Per completare il quadro, Le Drian, secondo alcune fonti, sarebbe anche un «massone». Lo sostengono diversi media francesi, tra cui Le Figaro. Non solo: fu lo stesso Philippe Guglielmi, storico gran maestro dell’Ordine, a definirlo un fedelissimo affiliato alla massoneria francese. Per carità: nello scorso esecutivo era in buona compagnia: l'ex premier Manuel Valls è un massone (ma - ha tenuto a specificare - non più attivo), e le visite di Hollande al Gran Oriente di Francia ne attestano i legami con l'organizzazione. L'attuale ministro degli Esteri non ha mai confermato, ma mai smentito. Unendo tutti i punti, il disegno che compare è piuttosto chiaro: il titolare della politica estera della Francia nell'era dell'«uomo nuovo» Macron è tutto fuorché un politico «di rottura». Come, del resto, il suo «principale».