Siria, sulle priorità Usa tanti dubbi: Isis, Assad o entrambi?
Il recente attacco Usa alla base siriana sembra aver impresso un deciso cambio di direzione alla politica estera di Donald Trump
NEW YORK - La direzione della politica estera Usa in Medio Oriente, dopo l'attacco missilistico alla base siriana, ha preso una direzione diversa dal programma delineato da Donald Trump, direttamente o indirettamente, in campagna elettorale. Al punto che gli alleati cominciano a chiedersi quale sarà l'approccio di Washington nei mesi a venire. I segnali che provengono dall'amministrazione Trump, però, rimangono contrastanti.
Il cambio di rotta: mai più con Assad
Gli Stati Uniti hanno sposato una linea apparentemente intransigente contro il presidente Bashar al-Assad, accusato dell'attacco chimico compiuto la scorsa settimana nella provincia di Idlib. Proprio l'attacco è stato determinante per il repentino cambio di rotta dell'amministrazione Trump: fino a pochi giorni fa, non riteneva necessario l'allontanamento dal potere di Assad; proprio Tillerson disse, solo dieci giorni fa, che il futuro del presidente sarebbe stato deciso dal popolo siriano.
Priorità: Isis o Assad?
L'amministrazione Trump, però, ha dato segnali in parte contrastanti sulle proprie intenzioni in Siria: Tillerson ha ribadito che l'obiettivo principale è sconfiggere l'Isis e ha invitato la Russia a rinunciare al suo sostegno ad Assad. Più decisi, invece, sono apparsi altri due esponenti dell'amministrazione che ricoprono un ruolo chiave in questa delicata vicenda politica: l'ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite, Nikki Haley, e Herbert Raymond McMaster, il consigliere per la sicurezza nazionale. Il generale ha dichiarato, nella sua prima intervista televisiva, che l'obiettivo degli Stati Uniti è doppio: sconfiggere l'Isis e rimuovere Assad, perché è «molto difficile comprendere come possa esserci una soluzione politica con la prosecuzione del regime di Assad».
Cambio di potere inevitabile
L'ambasciatrice ha dichiarato nel fine settimana che il cambio al potere in Siria è «inevitabile» e ha detto che Tillerson metterà pressione su Mosca: «Ci sono molte risposte che la Russia deve dare. Credo per questo che sia positivo che il segretario Tillerson vada in Russia», dove è atteso domani. Sabato, l'offensiva missilistica statunitense in Siria è stata discussa al telefono da Tillerson e dall'omologo russo, Sergey Lavrov. Tillerson ha anche detto che «faremo tutto il possibile per far rispondere chiunque commetta crimini contro gli innocenti, in qualunque parte del mondo».
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