28 agosto 2025
Aggiornato 12:30
L'intervista a un quotidiano russo

Assad: «La nuova Guerra fredda è in Siria. Gli Usa vogliono preservare la propria egemonia»

Il presidente siriano Bashar al Assad parla ai media russi della situazione in Siria. Compromessa, a suo avviso, per principale responsabilità degli Stati Uniti

Il presidente siriano Bashar al Assad.
Il presidente siriano Bashar al Assad. Foto: Shutterstock

DAMASCO - Insieme al suo alleato russo Vladimir Putin, il presidente siriano Bashar Assad è il bersaglio delle accuse delle potenze occidentali, che ritengono che ad Aleppo stiano commettendo crimini di guerra. Proprio il Presidente siriano ha commentato le ultime vicende, mettendo in guardia la comunità internazionale dal rischio di un conflitto globale per la Siria. Un conflitto che assomiglia pericolosamente, a suo avviso, a una nuova guerra fredda.

La nuova Guerra fredda
In un'intervista con il quotidiano russo «Komsomolskaya Pravda», Assad ha dichiarato che nel mondo di oggi c'è una situazione che ricorda la «guerra fredda nella sua fase di sviluppo». Ma lui sa bene contro chi puntare il dito: «Non è una novità, perché penso che l'Occidente e in particolare gli Stati Uniti non abbiano fermato la guerra fredda anche dopo il crollo dell'Unione Sovietica», ha rilevato, sottolineando che il processo di opposizione include molti «scenari politici» e a suo avviso la Siria è uno di quelli più importanti.

L'egemonia americana nel mondo
Il Paese mediorientale sarebbe insomma il principale terreno di scontro tra Washington e Mosca, ma la regia del disastro in corso sarebbe imputabile alla prima: «L'obiettivo principale è conservare l'egemonia americana nel mondo, non permettere a nessuno di essere un partner autorevole nell'arena politica o internazionale, sia la Russia o uno dei suoi alleati in Occidente», spiega Assad. Per questo l'odore di guerra è nell'aria, «ma non è ancora uno scontro militare diretto", ha sottolineato.

Ingerenze
Per Assad il problema principale della Siria è l'ingerenza di Paesi stranieri che sostengono i terroristi «ogni giorno ed ogni momento". Gli altri, gli «alleati fissi di Damasco» come la Russia, l'Iran ed Hezbollah, «sono qui legittimamente e stanno combattendo contro i terroristi». Il problema, semmai, sono gli «altri Paesi che sono intervenuti per sostenere i terroristi. La questione non è nel numero di pedine coinvolte, ma che si tratta di terrorismo», ha evidenziato Assad.

Non c'è tempo per il dialogo
Per risolvere la situazione, occorre a suo avviso un dialogo con le forze che hanno un impatto reale. Il presidente siriano è convinto che i «ribelli ideologici» possano essere sconfitti solo con la loro eliminazione. «Non c'è altro modo. Non vogliono il dialogo. Sì, non c'è tempo per il dialogo. Occorre difendere i nostri cittadini», ha spiegato.

L'importanza di Aleppo
Quanto alla situazione ad Aleppo, per il presidente siriano la liberazione della città sarà il preludio di ulteriori azioni, ma soprattutto costituirà «una vittoria politica a livello strategico e a livello nazionale. Da un punto di vista strategico-militare, non isoleremo Al-Nusra. Ma sarà un trampolino di lancio per avanzare verso altre città e liberarle dai terroristi. Questa è l'importanza di Aleppo». Altra città chiave, Idlib, nel nord della Siria controllata da Al-Nusra. «Idlib si trova proprio sul confine con la Turchia, per questo non può essere trascurata, va ripulita. Dobbiamo continuare a rimettere ordine nella regione e respingere i terroristi in Turchia, affinchè tornino da dove sono venuti», ha concluso il Presidente siriano.