27 agosto 2025
Aggiornato 22:30
Un fronte geopolitico ancora caldo

Nella querelle sulla Crimea Google tifa (guardacaso) per l'Ucraina

A intervenire nella querelle geopolitica sulla Crimea, ci ha pensato anche Google. Che ha deciso di accettare i diktat ucraini, e di adeguare la toponomastica della regione ai dettami di Kiev

MOSCA - Nonostante le sanzioni occidentali e le provocazioni della Nato, sulla Crimea Vladimir Putin non ha alcuna intenzione di arretrare. E lo ha dimostrato per l'ennesima volta in questi giorni, decidendo di unire il Distretto Federale Meridionale e il Distretto Federale della Crimea. La nuova entità territoriale raggruppa la Repubblica di Crimea e la città di Sebastopoli, oltre che le altre regioni meridionali della Federazione Russa, tra cui Repubblica di Adighezia, Calmucchia, regione di Krasnodar, regione di Astrakhan, regione di Volgograd e regione di Rostov sul Don.

Kiev infuriata
Un'azione che ha fatto letteralmente infuriare Kiev, la quale ha espresso a Mosca «una forte protesta per la liquidazione del cosiddetto Distretto Federale di Crimea». L'Ucraina ha quindi minacciato che l'Occidente potrebbe estendere le sanzioni imposte alla Crimea all'intero Distretto Federale Meridionale. Non a caso, Kiev ha immediatamente cercato di portare la diatriba sul tavolo delle Nazioni Unite, con una dichiarazione che è stata però subito bloccata da Mosca. 

Google si schiera
E così, la «guerra» tra Russia e Ucraina è stata trasferita sul web. Prima, grazie a un eloquente tweet della missione ucraina all'ONU: «La Russia ha bloccato la dichiarazione sulla Crimea preparata dall'Ucraina per la stampa al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Un patetico tentativo di negare l'innegabile». Quindi, con la ben più clamorosa «intromissione» del motore di ricerca più famoso al mondo. Perché Google, giocando sulla toponomastica, si è esplicitamente schierato con l'Ucraina, «sfidando» pubblicamente il presidente russo Vladimir Putin.

La geopolitica di Google
Google Maps ha infatti cambiato il nome delle strade delle città della penisola, ubbidendo di fatto al diktat di Kiev, che ha messo al bando qualsiasi riferimento al passato ex sovietico dell'Ucraina. Un'iniziativa che ha mandato su tutte le furie le autorità locali: «È difficile capire perché Google promuova l'isteria 'russofobica' di Kiev», ha dichiarato il presidente di Crimea, Serguéi Axiónov.Il quale ha spiegato che, assecondando l'Ucraina, «Google confonde gli utenti con l'introduzione di un prodotto di propaganda invece che una mappa con i veri nomi delle città di Crimea».

Russofobia online?
In effetti, se si considera la composizione della popolazione della Crimea, si comprenderà perché la mossa del colosso di Mountain View rischia di scontentare una buona fetta di popolazione. La maggioranza russa ammonta infatti al 58% del totale della popolazione (circa 1,9 milioni). La quota degli ucraini è del 24% e quella dei tatari è del 12%. Non a caso, il presidente di Crimea ha accusato l'Ucraina di «russofobia cavernicola», imputandole il tentativo di «distruggere tutto ciò che ricorda la storia comune tra l'Ucraina e la Russia».

Fronte occidentale non più compatto
Del resto, quello della Crimea continua a rimanere un fronte geopolitico particolarmente caldo. Non a caso, una recente analisi di Forbes ha sottolineato come i riusciti tentativi di Mosca di riaffermare la propria posizione nel Mar Nero abbiano mandato in fumo i piani della Nato per costruire un'alleanza nella regione. Ecco perché gli Stati Uniti ambiscono sempre più alla cooperazione con i Paesi del Mar Nero, invitandoli ad organizzare insieme esercitazioni navali e discutendo con loro le prospettive per la produzione congiunta di armi. Ma neppure il fronte occidentale è più così compatto sull'argomento. A dimostrarlo, la delegazione parlamentare francese che proprio in questi giorni si trova in Crimea, dove visiterà le città di Sinferopoli, Yalta e Sebastopoli, quest'ultima nel giorno della festa della Marina russa. Una visita aspramente criticata dal ministero degli Esteri francese, che l'ha definita una «violazione del diritto internazionale».

L'opinione di Trump
Del resto, anche il Senato francese si è recentemente espresso sulla necessità di ripensare la politica delle sanzioni alla Russia. Non solo: direttamente dal «cuore» dell'Occidente, sulla questione Crimea un forte assist a Mosca è giunto da Donald Trump. Il quale - a conferma del cliché che lo vuole «amico» al presidente Putin - si è lasciato andare a una perorazione della causa russa circa la legittimità dell’annessione della penisola, avvenuta il 18 marzo 2014 in seguito al referendum secondo il quale il 96,77% dei residenti dell’area avrebbero scelto di staccarsi dall’Ucraina per tornare, dopo sessant’anni, sotto la giurisdizione statale del Cremlino. L'apertura di Trump è a dir poco clamorosa: sia perché si oppone alla linea ufficiale del partito repubblicano al quale appartiene, sia perché l'aspirante inquilino della Casa Bianca, se eletto, potrebbe imprimere un deciso cambio di rotta rispetto alla dura posizione dell'amministrazione Obama nei confronti di Mosca. 

E se Trump diventerà Presidente...
Trump si sarebbe infatti dichiarato favorevole anche alla rimozione delle sanzioni alla Russia, punto forte della politica estera di Obama. A conferma di ciò, anche il fatto che il Consigliere di Trump per Russia ed Est Europa è Carter Page, lo stesso che, durante un incontro alla New Economic School di Mosca avrebbe mantenuto una posizione piuttosto ambigua sulla possibilità della rimozione delle sanzioni contro la Russia, e che, ex banchiere, ha lavorato nella Federazione Russa per diversi anni. Page, in effetti, è sempre stato considerato un sostenitore del Presidente russo e critico verso le posizioni occidentali contro il Cremlino. Sembra dunque che le relazioni tra Mosca e Washington e tra Mosca e Kiev siano ad un bivio: perché, se il prossimo inquilino della Casa Bianca sarà Donald Trump, il mondo potrebbe essere costretto a riconoscere l'appartenenza russa della Crimea. Con buona pace dell'Ucraina, e di Google Maps.