27 agosto 2025
Aggiornato 21:30
Dopo gli attacchi terroristici degli ultimi giorni

Fine di un'era

I giorni in cui la Germania - immune dalla crisi, dai cosiddetti 'populisti', e saldamente nelle mani della Cancelliera - pareva l'isola della stabilità in Europa sono ufficialmente finiti. E ora?

BERLINO - Angela Merkel non demorde. La cancelliera tedesca ha respinto con assoluta fermezza gli appelli dell'opposizione (e, per la verità, di gran parte dei suoi alleati) per un cambiamento nella politica di accoglienza verso i rifugiati, dopo l'ondata di attentati nel Paese. Frau Merkel è stata chiara: gli attentatori «volevano minare il nostro senso di comunità, la nostra disponibilità e volontà ad aiutare chi ne ha bisogno: respingiamo con fermezza tutto questo», ha spiegato in conferenza stampa. E ha aggiunto di non avere la benché minima intenzione di richiudere le porte aperte che ha esibito con orgoglio a tutta Europa da un anno a questa parte. «Oggi come ieri sono convinta che riusciremo a condurre in porto quest prova storica in questi tempi di globalizzazione, ci riusciremo e abbiamo già fatto molto in questi ultimi mesi», ha insistito, annunciando però anche alcune misure per facilitare l'espulsione di quei rifugiati che violano la legge.

Merkel non demorde
Certo, Frau Merkel ha voluto dimostrare all'opinione pubblica che Berlino ha ben salda la situazione in mano, ventilando addirittura l'ipotesi dell'intervento dell'esercito in caso di attentati particolarmente gravi: un provvedimento straordinario, visto che mai fino ad oggi le forze armate sono state impiegate per compiti di garanzia della sicurezza interna. Eppure, la Cancelliera sembra determinata a proseguire sulla strada imboccata un anno fa con l'aplombe che la caratterizza. Nonostante, ormai, i media di tutto il mondo e di ogni ispirazione politica stiano cominciando a sottolineare quanto il «trono» fino ad ora più saldo d'Europa stia cominciando a traballare. 

La fine dell'eccezione tedesca
Ad accorgersene, anche il magazine americano Foreign Policy, che ha addirittura parlato della «fine dell'eccezione tedesca» in un'Europa sommersa dal caos. Un'Europa che assomiglia sempre di più allo scenario tratteggiato dall'opera di Michel Houellebecq Sottomissione, ambientata nella Francia del 2022, dove si immagina la sconfitta dei partiti dell'establishment e la conquista, da parte dell'estrema destra, dell'Eliseo. Il racconto di Houellebecq, che descrive anche scontri tra militanti della destra estrema e islamisti salafiti, pare quasi profetico. E in tale panorama sembrava fare eccezione appunto la Germania, che non solo è rimasta a lungo indenne dalla crisi economica, ma che è anche stata storicamente esente, dopo il secondo dopoguerra, dall'emergere di partiti cosiddetti «populisti» e di movimenti di estrema destra.

La fine di un'epoca
La Germania - scrive Foreign Policy - era insomma l'esempio della stabilità. Un Paese fortemente orientato all'export (pure in barba, aggiungiamo noi, alle regole commerciali europee), dove il potere è rimasto saldo nelle mani dei partiti di centro e dove l'opinione pubblica è sempre sembrata poco incline agli «esperimenti» anti-establishment comparsi a macchia di leopardo in altri Paesi. Del resto, da Berlino si sono dettate le regole e le agende dell'intero continente: difficile immaginare che anche lì potessero levarsi bandiere anti-europee e anti-establishment. E invece, nonostante la Cancelliera tedesca si ostini a negarlo, la Germania sta ufficialmente per dire addio all'immagine di «isola felice» in Europa conservata gelosamente fino ad oggi. 

Qualcosa si è rotto
All'analisi di Foreign Policy bisognerebbe quantomeno aggiungere che l'«eccezionalità» tedesca è stata astutamente perseguita da Berlino a discapito dei vicini sudeuropei. Ad ogni modo, è indubbio che lo scenario, ultimamente, stia cambiando. Qualcosa si è rotto definitivamente qualche giorno fa, quando il ministro dell'Interno teutonico ha per la prima volta infranto il tabù che la Cancelliera ha cercato di non infrangere mai, neppure dopo i fatti di Colonia dello scorso Capodanno. Così, definendo sommessamente un «oltraggio» che si «abusi della protezione garantita ai richiedenti asilo», il Ministro ha indirettamente collegato gli attacchi terroristici degli ultimi giorni alla politica delle porte aperte di Frau Merkel, causando un bello scossone al trono della regina d'Europa. La quale, negli ultimi mesi, non ha certo dormito sonni tranquilli: l'ascesa delle destre negli Stati vicini, la Brexit, il proprio gradimento per la prima volta dopo anni in picchiata, e il partito di destra Afd in rapida ascesa. Addirittura, per la prima volta in Germania un sondaggio ha rivelato come i principali due partiti del Paese, insieme, non raggiungessero il 50%. Eppure, prima degli attacchi delle scorse settimane, Berlino ancora pareva, tutto sommato, il Paese più stabile del continente. 

La goccia che ha fatto traboccare il vaso
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'ondata di terrore e sangue che ha sconvolto il Paese. Prima, un afghano che assale i passeggeri di un treno con un'ascia; poi, un tedesco di origini iraniane (che, per la verità, sembra nutrisse simpatie di estrema destra) che fa strage in un supermercato; quindi, un rifugiato siriano che attacca i passanti a colpi di machete; infine, un altro rifugiato siriano che si fa esplodere in un bar ad Ansbach.Tutti eventi drammatici che facilmente convincono l'opinione pubblica della tesi dell'Afd: la politica delle porte aperte merkeliana rende la Germania una preda più facile per i terroristi.

Coalizione a rischio
Ma la Cancelliera è indebolita non soltanto per l'ascesa delle opposizioni, ma anche per la sempre più evidente frammentazione della coalizione che la sostiene. I cristianosociali bavaresi (Csu) sono rimasti particolarmente colpiti da questi eventi: non solo erano da sempre restii all'accoglienza, ma la Baviera, terra di passaggio per i migranti, è stata anche la regione più presa d'assalto dai terroristi. Sono mesi che gli analisti ventilano una possibile rottura, da parte della Csu, con la Cancelliera: potrebbero essere queste le circostanza che porteranno al divorzio? Difficile rispondere. Certamente, quanto accaduto ha notevolmente rinforzato la voce di Horst Seehofer, leader dei cristianosociali, primo ministro bavarese e principale critico della politica merkeliana all'interno della coalizione. 

Le 2 strade della Cancelliera
Frau Merkel ha quindi davanti due strade: o una rapida virata a destra, in modo da rassicurare gli alleati, neutralizzare gli oppositori e calmare l'opinione pubblica; oppure proseguire imperterrita sulla propria strada (come pare ancora determinata a fare), rischiando di essere abbandonata dai suoi stessi supporter. Ma in entrambi i casi, la Cancelliera sembra letteralmente immobilizzata in un vicolo cieco. Perché i giorni in cui la sua Germania era il simbolo per antonomasia della stabilità politica in Europa possono considerarsi ufficialmente finiti.