20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Presidenziali USA 2016

Trump per vincere punta sui lavoratori del Midwest

Nel complesso, la corsa alla Casa Bianca sta mostrando gli stessi elementi di quattro anni fa: gli afroamericani e i latinoamericani, che hanno sostenuto Barack Obama, sceglieranno Clinton, mentre i bianchi preferiscono Trump, che ha portato il Grand Old Party a essere «più il partito dei lavoratori».

NEW YORK - Un percorso non convenzionale verso la Casa Bianca del candidato meno convenzionale nella storia dei due maggiori partiti degli Stati Uniti. La campagna autunnale di Donald Trump sarà incentrata sul tentativo di rubare alla rivale democratica, Hillary Clinton, degli Stati della Rust Belt ('la cintura arrugginita', ovvero i vecchi Stati industrializzati del Midwest) e del Nordest, solitamente favorevoli ai democratici, attirando il voto delle classi lavoratrici e meno istruite.

Il miliardario di New York ha però lasciato la convention di Cleveland, appena conclusasi, con l'immagine pubblica più negativa che un candidato abbia mai avuto nella storia moderna, soprattutto tra gli elettori appartenenti alle minoranze, secondo recenti sondaggi citati dal Wall Street Journal, e con molti repubblicani ancora esitanti sulla possibilità di votarlo. Queste spinte contrarie sono particolarmente forti in alcuni degli Stati etnicamente più misti considerati 'in bilico', ovvero quelli che non scelgono sempre lo stesso partito e che devono essere conquistati per arrivare ai 270 voti elettorali necessari per vincere le elezioni. Tra questi, ci sono Colorado e Virginia, dove Clinton è in testa nei sondaggi.

L'immagine della candidata democratica, però, è appannata quasi come quella di Trump e la convention di Cleveland ha reso chiaro che i repubblicani vogliono metterla al centro della loro campagna elettorale. La maggior parte degli oratori delle quattro serate si è soffermata sui suoi presunti fallimenti, arrivando a chiedere, insieme alla folla: «Lock her up!», sbattetela in galera.

Il panorama, ora favorevole a Clinton, potrebbe drasticamente cambiare prima dell'Election Day dell'8 novembre, quando le convention saranno un lontano ricordo e Trump avrà modo di confrontarsi con Clinton nei tre dibattiti in programma. Il repubblicano George H.W. Bush, per esempio, rimontò in autunno e vinse contro il democratico Michael Dukakis nel 1988.

Secondo lo staff di Trump, il candidato repubblicano può puntare su Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, Stati dove potrebbe notevolmente superare i risultati ottenuti dai precedenti candidati repubblicani, anche se non sarà facile strapparli ai democratici, che li conquistano almeno dal 1988, sottolinea il Wall Street Journal. Per i suoi strateghi, anche Stati 'blu', ovvero solitamente democratici, come Connecticut, New Jersey e Oregon potrebbero finire nella rete di Trump. «Non dico che vinceremo, ma li metteremo in gioco» ha detto Donald Trump Jr., uno dei figli del magnate, a un evento organizzato in settimana dal Wall Street Journal, parlando dei tre Stati, dove quattro anni fa i democratici conquistarono il voto popolare con un vantaggio in doppia cifra.

A Trump serviranno 64 voti elettorali più di quelli conquistati nel 2012 da Mitt Romney. Il contesto è molto cambiato, però, e in favore dei repubblicani: gli elettori hanno voglia di cambiare ed è passato più di un decennio dall'ultima volta che la maggioranza degli americani ha pensato, secondo i sondaggi, che il Paese fosse sulla strada giusta; al momento, comunque, Clinton è ancora in vantaggio nei sondaggi a livello nazionale.

I primi sondaggi non disegnano uno scenario roseo per Trump nei tradizionali Stati 'in bilico'. Clinton è in testa in tutti e sette gli Stati per cui Real Clear Politics ha a disposizione una serie di sondaggi e lo è in sei su sette per i sondaggi del Wall Street Journal, tra cui anche la Florida, il più importante; è invece in parità l'Ohio, lo Stato dove si è tenuta la convention repubblicana. «È la prima volta che abbiamo due candidati così poco amati, ma quello che importa è che lui è più detestato di lei» ha detto Mark Mellman, sondaggista democratico.

Nel complesso, la corsa alla Casa Bianca sta mostrando gli stessi elementi di quattro anni fa: gli afroamericani e i latinoamericani, che hanno sostenuto Barack Obama, sceglieranno Clinton, mentre i bianchi, soprattutto quelli con un basso livello d'istruzione, preferiscono Trump, che ha portato il Grand Old Party a essere «più il partito dei lavoratori», secondo la sondaggista repubblicana Kellyanne Conway, che ha parlato a un evento organizzato da The Atlantic.

Il discorso di accettazione della candidatura di Trump era rivolto soprattutto alle classi lavoratrici, bianche, con il focus sull'immigrazione illegale, i crimini nelle città, le dure parole rivolte contro gli accordi di libero scambio e le aziende che portano il lavoro all'estero.

Trump ha speso meno dei suoi rivali repubblicani, durante le primarie, e sta spendendo meno di Clinton in pubblicità elettorali; ancora una volta, Trump dovrà superare le consuetudini per conquistare la Casa Bianca, per cui è solitamente necessario investire grosse somme in campagna elettorale. Vista l'immagine negativa di entrambi i candidati, nei due partiti scommettono già sulla bassa affluenza alle urne; questo significa che sarà ancora più importante l'unità dei partiti a sostegno del proprio candidato. «È un grosso problema, se manca l'unità dopo la convention» ha commentato Chris Wilson, sondaggista del senatore Ted Cruz, principale rivale di Trump alle primarie, fischiato mercoledì per non aver dichiarato il proprio sostegno per il candidato repubblicano, invitando a votare «secondo coscienza».

(con fonte Askanews)