Libia, Cameron manda un'altra nave da guerra. E ci contende la leadership
David Cameron ha annunciato che Londra è pronta a ricoprire un ruolo di «leadership» nell'aiutare la Libia a contrastare il traffico di migranti e armi e a gestire l'immigrazione. Ma la leadership non doveva essere dell'Italia?
LONDRA - La Gran Bretagna è pronta a mandare una nave da guerra in Libia come mezzo di contrasto del traffico di esseri umani e del contrabbando di armi. L'annuncio è giunto dal primo ministro britannico David Cameron direttamente dal summit giapponese del G7, dove i leader si sono peraltro esplicitamente impegnati a sostenere il premier libico Faiez Al Serraj per risolvere la crisi libica.
L'iniziativa di Cameron nel caos libico
Londra ha già una nave operante nella zona, la Enterprise. Per poterne inviare un'altra, l'Ue dovrà estendere il mandato delle sue operazioni navali, e servirà l'approvazione delle Nazioni Unite. Questa settimana, secondo la Bbc, Londra ha inviato a Roma quattro strateghi militari per discutere un piano volto a rafforzare l'azione della Guardia costiera libica. Il tutto, mentre il Paese nordafricano continua a vivere in uno stato di allerta permanente, con la guerra in corso contro la roccaforte dell'Isis a Sirte portata avanti da due eserciti distinti e contrapposti - quello di Tripoli e quello di Haftar -, e il governo di Serraj ancora incapace di ottenere un vasto riconoscimento sul territorio.
La prudenza italiana
Il Governo di Unità nazionale libico ha chiesto, la settimana scorsa, all'Europa più assistenza e supporto. Ma lo stesso premier Serraj ha precedentemente specificato, con un editoriale pubblicato sul Telegraph, di non volere truppe e navi straniere sul suo territorio. La situazione, dunque, rimane particolarmente controversa per i Paesi occidentali, alcuni dei quali sono già più o meno segretamente coinvolti in operazioni sul territorio libico. Controverso, soprattutto, il ruolo dell'Italia, a cui è stato più volte dagli alleati riconosciuto un ruolo di leadership: un ruolo che però il nostro Paese - che ha scelto, almeno per ora, la strada della prudenza - non sembra ancora pronto ad esercitare.
Londra rivendica la leadership. Ma per cosa?
In effetti, fanno pensare le parole esatte pronunciate dal primo ministro inglese David Cameron nell'annunciare l'invio della seconda nave britannica: Londra, ha detto, «è pronta a ricoprire un ruolo di leadership attiva» nell'aiutare la Libia a gestire il traffico di migranti e la crisi migratoria. E il termine utilizzato - leadership - automaticamente rimanda alla posizione che dovrebbe spettare all'Italia e che più volte le è stata riconosciuta a livello internazionale. Un'offerta almeno formalmente accettata da Roma, seppur mai convertita - fino ad ora - in azioni pratiche.
E l'Italia?
E' pur vero che Cameron non si riferiva a un ruolo di spicco in una missione tout cour, ma nelle operazioni che riguardano strettamente il contrasto degli scafisti e del contrabbando di armi. E' altrettanto vero, però, che quelle parole aprono inevitabilmente degli interrogativi su quale sarà il ruolo dell'Italia, che avrebbe dovuto giocare in pole position nella complessa gestione della questione libica. Dove traffici e immigrazione sono due degli aspetti che più riguardano l'Europa e che l'Europa ha più interesse a tenere sotto controllo.
Il nodo Brexit
In questo senso, le affermazioni del premier britannico potrebbero non essere affatto casuali. E non solo per motivi umanitari: ricordiamoci che Cameron è alla guida di una nazione che si sta avviando a grandi passi verso un referendum che potrebbe determinarne l'uscita dall'Ue, e dove il fronte del «sì» alla Brexit è fortemente rinforzato dalle preoccupazioni relative alla crisi migratoria. In questo senso, la promessa di un ruolo di primo piano nel contrasto dell'immigrazione illegale potrebbe essere un messaggio ai cittadini: non c'è bisogno di uscire dall'Ue per metterci al riparo da apocalittici flussi migratori.
Una promessa difficile da mantenere
Ad ogni modo, la promessa di Cameron potrebbe essere difficile da mantenere: non sarà facile supportare la Guardia costiera libica, che funziona a malapena in un Paese letteralmente nel caos, peraltro dopo che il premier Serraj ha detto esplicitamente di non volere stivali nè navi stranieri sul suolo nazionale. E per intercettare navi libiche che trasportano armi o migranti, si renderà per forza necessaria una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu. Ad ogni modo, ancora non c'è chiarezza sul tipo di missione che la nuova nave britannica si assumerà: e c'è chi sostiene che l'iniziativa britannica preluda a un suo maggiore coinvolgimento nel conflitto libico. Ad ogni modo, tale sostanziale vaghezza rimane al momento propedeutica alle esigenze poste dal referendum. E all'obiettivo primario di Cameron: convincere l'elettorato - senza però assumersi un rischio troppo grande - a fidarsi del governo e a non votare per la Brexit.
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