19 aprile 2024
Aggiornato 14:30
La decisione di Putin

Siria, Putin ordina il ritiro delle forze russe: «Obiettivi raggiunti»

Decisione a sorpresa del presidente russo che dice: "Operazione completata". L'operazione militare russa "ha creato le condizioni" per l'avvio di un processo politico in Siria

TORINO - «Obiettivi raggiunti». Così Vladimir Putin ha motivato la sua decisione che ha colto tanti di sorpresa. Il presidente russo ha ordinato l'inizio del ritiro della maggior parte delle forze militari dispiegate in Siria, già a partire da domani, nell'auspicio che questo fornisca "un segnale positivo" per tutte le parti coinvolte nel conflitto e aumenti il livello di fiducia di tutti i partecipanti al processo di pace.

"Operazione completata"
"Gli obiettivi che erano stati predisposti dal ministero della Difesa sono stati in larga misura raggiunti", ha affermato Putin in un incontro oggi con i suoi ministri degli esteri, Sergei Lavrov, e della difesa, Sergei Shoigu. Putin ha anche detto di ritenere che la missione delle forze armate e del ministero della Difesa in Siria sia completata. Il presidente russo ha parlato con il presidente siriano Bashar al Assad e lo ha informato della decisione russa di iniziare il ritiro, ha spiegato il portavoce Dmitry Peskov, citato dall'agenzia di stampa Interfax.

Oltre 2mila jihadisti uccisi
Lo scorso settembre, il presidente russo aveva chiesto al Consiglio della federazione l'autorizzazione all'impiego della forza militare in Siria su richiesta di Assad contro la minaccia crescente dell'Isis. Lavrov ha rivendicato che l'operazione militare russa "ha creato le condizioni" per l'avvio di un processo politico in Siria, mentre Shoigu ha assicurato che nei raid sono stati uccisi duemila jihadisti provenienti dalla Russia, inclusi 17 comandanti, distrutti 200 siti per l'estrazione e il raffinamento di petrolio sotto il controllo dell'Is. Grazie all'intervento militare russo sono state inoltre liberate 400 zone abitate, l'equivalente di 10mila chilometri quadrati di territorio.

Le unità di Tartus restano
Putin ha anche precisato che le unità militari basate a Tartus, presso la base aerea di Hmemim, continueranno a operare come prima dell'inizio dell'intervento, e ha lodato "la professionalità dei militari, lo spirito di corpo e la capacità di organizzare operazioni di combattimento lontano dalla Russia, in un teatro di guerra non confinante con la Russia".

Dagli Usa nessuna conferma
Intanto, arriva un tweet anche dalla presidenza siriana: "La parte russa ha confermato che continuerà a sostenere la Siria nella lotta al terrorismo». Dagli Stati Uniti giunge invece un secco «no comment». Sia il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest che quello del dipartimento di Stato John Kirby hanno detto di non poter commentare la notizia del ritiro russo. Earnest ha tuttavia voluto ricordare che il segretario di Stato americano John Kerry si è mantenuto regolarmente in contatto con il collega russo Lavrov e che al centro di molte loro conversazioni vi è stato l'intervento militare russo e quanto questo veniva considerato controproducente dagli Stati Uniti.

A Ginevra al via i colloqui di pace
L'annuncio del presidente russo coincide con l'inizio dei colloqui di pace di Ginevra e arriva dopo cinque mesi e mezzo dall'inizio dell'intervento militare di Mosca in Siria. Il presidente russo, che ha spiegato l'inizio del ritiro proprio per facilitare lo svolgimento dei colloqui di Ginevra, ha dato istruzioni al ministero degli esteri di intensificare il coinvolgimento russo nell'organizzazione del processo di pace. Proprio a Ginevra sono state affrontate prima di tutto "le questioni procedurali».

De Mistura: "La transizione politica in Siria è la madre di tutti i problemi"
L'annuncio è dell'inviato dell'Onu Staffan de Mistura: "Come ci aspettavamo, abbiamo affrontato varie questioni procedurali che abbiamo voluto chiarire subito per essere tutti sulla stessa linea, che è esattamente quello che faremo con tutti gli altri con cui ci incontreremo». "La prossima riunione - ha aggiunto l'inviato - si terrà mercoledì mattina, per cui abbiamo tempo per metabolizzare e consultarci e tornare a focalizzarci sulla nostra agenda». Secondo De Mistura, la transizione politica in Siria è "la madre di tutti i problemi». L'inviato ha poi precisato che i colloqui non dureranno più di 10 giorni e che l'agenda prevede la discussione di "tre questioni: un nuovo governo inclusivo, una nuova Costituzione e nuove elezioni", con l'obiettivo di portare i siriani alle urne entro 18 mesi dall'inizio dei negoziati.