16 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Chi può va via, blocco Israele rende la vita molto difficile

M.O., l'amaro Natale degli ultimi cristiani rimasti a Gaza

Anche quest'anno, il Natale avrà un sapore amaro per i cristiani di Gaza, sempre meno propensi a festeggiarlo, con i giovani che preferiscono andar via piuttosto che restare nell'enclave palestinese

GERUSALEMME - Anche quest'anno, il Natale avrà un sapore amaro per i cristiani di Gaza, sempre meno propensi a festeggiarlo, con i giovani che preferiscono andar via piuttosto che restare nell'enclave palestinese dove non si vede «alcuna opportunità».

Un Natale difficile
Elias Mona, ad esempio, trascorrerà il Natale per la prima volta da solo perchè i suoi cinque figli hanno lasciato il piccolo territorio 'incuneato' tra Israele, Egitto e Mediterraneo, dilaniato da tre guerre negli ultimi sette anni, per raggiungere l'Europa. «All'inizio sono partiti per proseguire i loro studi laggiù, ma non sono mai tornati perchè non c'è un lavoro che permetta loro di restare con noi», si è lamentato questo residente di Gaza, davanti all'immensa croce di legno eretta di fronte alla chiesa di rito latino della città di Gaza.

Pochissimi i cristiani rimasti
Nella culla del cristianesimo, i cristiani dei Territori occupati non sono più di 52mila, ossia l'1,37 per cento dei palestinesi. Meno del 6 per cento di loro vive nella Striscia di Gaza; la vita è diventata sempre più difficile nel piccolo territorio controllato dai fondamentalisti islamici di Hamas, ai ferri corti con l'Autorità nazionale palestinese (Anp): la disoccupazione colpisce due giovani su tre e l'economia è sull'orlo del collasso.

Il sogno di scappare
Secondo un recente sondaggio, un abitante di Gaza su due cerca di andarsene, un sogno che si infrange sul blocco imposto da Israele ed Egitto. Le difficoltà sociali ed economiche non spiegano però da sole l'esodo dei cristiani, sottolinea il 50enne Saad. «Se i nostri giovani partono per gli Stati Uniti e l'Europa, è perchè qui non vedono alcuna opportunità: la vita è soffocante e l'estremismo in crescita», denuncia. Quanto a valutare l'esilio in altri Paesi arabi, non ci pensano, troppo spaventati dai «crimini dello Stato Islamico», il gruppo jihadista che moltiplica abusi e vessazioni contro i cristiani in Siria, Iraq e Libia.

Un anno tragico
Sofferenze menzionate dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, che ha celebrato la messa nella chiesa della Sacra famiglia a Gaza in occasione di una rara visita per il Natale. «L'anno trascorso è stato per molti aspetti negativo: abbiamo avuto violenze, esili, fame e dolore. Poniamo le nostre speranze nell'anno futuro, perchè ci porti più giustizia, uguaglianza, unità e misericordia», ha dichiarato la più alta autorità cattolica romana in Terra Santa. Nella sua omelia, ha rivolto un appello a «pensare a quanti soffrono, sono sfollati, che hanno avuto la propria casa distrutta, che hanno perso le proprie terre». Gaza, insomma, fatica a rimettersi in piedi dall'offensiva israeliana dell'estate 2014; stenta a decollare anche la ricostruzione, soprattutto a causa del blocco.

L'ennesimo attacco, l'ennesima uccisione
Due palestinesi hanno accoltellato tre israeliani nei pressi della Città vecchia di Gerusalemme. Lo ha reso noto la polizia precisando che uno è stato ucciso e il secondo ferito. La Magen David Adom, il servizio medico d'emergenza israeliano, ha detto che le tre vittime sono state trasportate in ospedale a Gerusalemme in serie condizioni.  L'attacco è avvenuto nei pressi della porta di Giaffa, nella Città vecchia di Gerusalemme, luogo turistico dove nel periodo di Natale affluiscono numerosi visitatori. Dal primo ottobre l'ondata di violenze che scuote Israele e i Territori è costata la vita a 124 palestinesi, 17 israeliani oltre che ad un americano e ad un eritreo. La maggioranza dei palestinesi uccisi lo sono stati commettendo o tentando di commettere, secondo le autorità israeliane, degli attacchi all'arma bianca, ma anche con auto-ariete e armi da fuoco. Sempre oggi, la polizia ha arrestato una donna a Hebron, nel Sud della Cisgiordania, perché trovata in possesso di un coltello durante un controllo di routine ad un posto di blocco.

(Con fonte Askanews)