29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
10.000 agenti in Kenya e Uganda; oltre 4.000 uomini a Bangui

Ingenti misure di sicurezza per il viaggio del Papa in Africa

Preoccupa il viaggio di Papa Francesco in Africa, al via oggi con tappe in Kenya, Uganda e Repubblica centrafricana, ma le autorità locali hanno riferito di ingenti misure di sicurezza, dicendosi certe che la visita del Pontefice si svolgerà senza problemi.

NAIROBI - Preoccupa il viaggio di Papa Francesco in Africa, al via oggi con tappe in Kenya, Uganda e Repubblica centrafricana, ma le autorità locali hanno riferito di ingenti misure di sicurezza, dicendosi certe che la visita del Pontefice si svolgerà senza problemi.

Kenya e Uganda, presenti in Somalia con proprie forze armate nel contingente africano Amisom, sono state più volte colpite dai jihadisti somali Shebab. Sono oltre 400 le persone rimaste uccise in Kenya negli attentati messi a segno dagli Shebab dal settembre del 2013 a oggi, con gli attachi più sanguinosi compiuti al centro commerciale Westgate di Nairobi, che fece 67 morti, e all'università di Garissa, lo scorso aprile, costato la vita a 148 persone, perlopiù studenti. Sia al Westgate che a Garissa gli islamisti presero di mira i cristiani, risparmiando i musulmani. In Uganda, i terroristi hanno ucciso 76 persone negli attacchi messi a segno contro ristoranti di Kampala nel 2010.

Di fronte a tale minaccia, le autorità di entrambi i Paesi hanno annunciato il dispiegamento di 10.000 agenti di polizia a Nairobi e Kampala, le due capitali dove il Papa celebrerà messa all'aperto. «Sono state adottate tutte le misure di sicurezza e sono operative, dal suo arrivo e su tutte le strade che percorrerà, nei luoghi dove si recherà e dove alloggerà. Questo comprende anche la sicurezza dei visitatori», ha assicurato il capo della polizia del Kenya, Joseph Boinett. Secondo il vescovo Alfred Rotich, responsabile dell'organizzazione del viaggio, si stima che saranno oltre un milione le persone che parteciperanno alla messa in programma giovedì. «Prevediamo che il 10 per cento dei cattolici keniani, o 1,4 milioni di persone provenienti da tutto il Paese, partecipi alla messa del Papa a Nairobi», ha detto Rotich, aggiungendo che sono attesi anche 60 cardinali, arcivescovi e vescovi da tutta l'Africa orientale, insieme a 9.000 preti arrivati per aiutare l'organizzazione.

Anche le forze di sicurezza ugandesi hanno fatto sapere di essere pronte per l'arrivo del Papa: «La minaccia posta dagli Shebab è permanente - ha sottolineato il portavoce della polizia Fred Enanga - dobbiamo essere ancora più vigili». Sono circa 100.000 le persone attese sabato al Parco dell'Indipendenza di Kololo, a Kampala, per la messa del Papa.

Diversa la situazione in Centrafrica, dove a preoccupare è l'instabilità in cui versa il Paese dal marzo 2013, quando venne rovesciato il presidente Francois Bozize, e le violenze tra milizie musulmane e cristiane che da allora hanno insaguinato il Paese. Saranno le forze Onu (Minusca) a collaborare con il governo per garantire la sicurezza del Pontefice: dei 12.000 uomini presenti, circa 3.000 saranno mobilitati a Bangui per l'arrivo del Pontefice, a cui si uniranno agli 300 caschi blu senegalesi inviati proprio in vista dell'arrivo di Papa Francesco e delle elezioni fissate per dicembre.

«Parteciperanno al sostegno e alla sicurezza generale della città durante la visita papale», ha spiegato a Jeune Afrique una fonte della forza Onu, ricordando però che la responsabilità della sicurezza dell'evento spetta al governo. Da parte loro le autorità hanno annunciato il dispiegamento di 500 poliziotti e gendarmi, mentre la forza francese Sangaris, che conta 900 uomini nel Paese, dovrebbe garantire la sicurezza dell'aeroporto.

Proprio dalla Francia è arrivato nei giorni scorsi l'allarme sui rischi della visita a Bangui, ma la Santa Sede ha fatto sapere che il Papa «deciderà sul terreno» se proseguire il viaggio in Centrafrica, rimarcando tuttavia come «il viaggio in Africa e la tappa in Repubblica centrafricana sono fortemente voluti dal Papa».

Pur ammettendo i rischi, la stessa fonte Onu ha fatto sapere che nel Paese «tutte le comunità concordano sul fatto che la visita del Papa è un'occasione propizia per la Repubblica Centrafricana». In questo senso è stato significativo il messaggio diffuso nei giorni scorsi dall'ex coalizione di ribelli Seleka, a maggioranza musulmana, in cui ha invitato i centrafricani a dare prova di ospitalità in occasione della visita del Papa, dicendosi anche pronta, se necessario, a collaborare per la sicurezza del Pontefice.

"Invitiamo i nostri connazionali, tra cui i centrafricani di fede musulmana, a partecipare in gran numero per testimoniare la nostra ospitalità, la nostra gratitudine e dimostrare a Papa Francesco che i problemi che viviamo nella Repubblica centrafricana non sono problemi di carattere confessionale, ma problemi di cattiva governance", recita la dichiarazione del Fronte Popolare per la rinascita del Centrafrica (Fprc), l'ex coalizione Seleka.