29 marzo 2024
Aggiornato 14:30
Dopo il riconoscimento dello Stato da parte del Vaticano

Palestina, repubblicani Usa contro Papa Francesco

L'accordo annunciato ieri dalla Santa Sede con lo «Stato di Palestina», che rilancia la soluzione «due popoli, due Stati», non è piaciuto a Israele, che si è detto «deluso», e nemmeno a molti suoi sostenitori repubblicani nel Congresso statunitense.

NEW YORK (askanews) - L'accordo annunciato ieri dalla Santa Sede con lo «Stato di Palestina», che rilancia la soluzione «due popoli, due Stati», non è piaciuto a Israele, che si è detto «deluso», e nemmeno a molti suoi sostenitori repubblicani nel Congresso statunitense. Il papa deve restare fuori dalla politica e pensare solo a predicare, è stato, volendo riassumere, il concetto espresso da alcuni membri della Camera.

Un Vaticano politico
«E' interessante come il Vaticano sia diventato così politico, quando alla fine dovrebbe lavorare per portare le persone verso Gesù Cristo e la salvezza, che è quello che la Chiesa dovrebbe fare» ha detto il deputato Jeff Duncan, repubblicano della South Carolina, un tenace difensore di Israele. Duncan, secondo Politico, non è l'unico: molti repubblicani alla Camera sembrano arrabbiati per la decisione di papa Francesco di riconoscere la Palestina come Stato e credono che la questione debba essere risolta in Medio Oriente. «Sono amareggiato» ha aggiunto Duncan. «Ora il papa sta legittimando uno Stato palestinese senza chiedere a quelli che ottengono un riconoscimento di riconoscere Israele come Stato ebraico».

Rabbia e sconcerto
Altri hanno espresso rabbia per la decisione del pontefice di riconoscere uno Stato che è un nemico giurato di un alleato degli Stati Uniti come Israele. «Sono sorpreso che il papa riconosca la Palestina, quando lì odiano e vogliono eliminare Israele, che non riconoscono» ha detto il deputato Louie Gohmert, repubblicano del Texas e membro dell'Israel Allies Caucus, un gruppo bipartisan in Congresso a sostegno di Israele. "Il papa è il capo della sua religione e parla per sé, io rappresento 700.000 persone del Texas orientale e una vasta maggioranza è d'accordo con me" ha aggiunto Gohmert. Il deputato Trent Franks, repubblicano dell'Arizona che presiede, insieme a Brad Sherman, l'Israel Allies Caucus, ha detto che il papa «ha tutto il diritto di avere un'opinione politica, ma una persona di quel profilo dovrebbe fondarla sulle Scritture. Credo che probabilmente questa sia una di quelle opinioni che non avrebbe dovuto esprimere».

Cambiamento climatico
La Palestina non è l'unico argomento su cui i repubblicani non vanno d'accordo con il pontefice: giorni fa, scrive Politico, un consigliere di papa Francesco ha accusato i politici statunitensi (repubblicani) che negano il cambiamento climatico; la prossima enciclica del papa, poi, riguarderà proprio la difesa dell'ambiente. Il papa, inoltre, ha più volte espresso pareri sull'omosessualità considerati troppo moderati dai repubblicani e ha poi attaccato il consumismo.

Francesco traballa sulla politica estera?
Il deputato repubblicano Tim Huelskamp, cattolico del Kansas, ha commentato che forse il pontefice non è bravo a parlare di politica estera come di fede e morale; per il collega Steve King, dell'Iowa, forse «non è bravo come politico quanto lo è come papa». Huelskamp ha detto di augurarsi che, quando il pontefice andrà a Washington, «si focalizzi su temi sui quali possa fare la differenza, quelli sociali, come l'aborto e il matrimonio tra persone dello stesso sesso» e non sui temi economici, come la povertà, che non può risolvere, secondo Huelskamp.

Visita in Usa
A settembre, infatti, è prevista la prima visita di Jorge Mario Bergoglio negli Stati Uniti da pontefice. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e la first lady Michelle lo riceveranno alla Casa Bianca il prossimo 23 settembre, per portare avanti il dialogo iniziato durante la visita di Obama in Vaticano, nel marzo dello scorso anno, sui valori e l'impegno condivisi su un vasto numero di tematiche, compresa l'attenzione per gli emarginati e i poveri, la necessità di dare opportunità economiche a tutti, la salvaguardia dell'ambiente, la protezione delle minoranze religiose, la promozione della libertà religiosa nel mondo e l'accoglienza dei migranti e dei rifugiati nelle nostre comunità. Giorni fa, Obama ha ribadito la sua ammirazione per il pontefice durante il Poverty Summit, ospitato dalla Georgetown University. Papa Francesco, ha detto il presidente degli Stati Uniti, «ha cambiato il discorso globale sulla povertà, non vedo l'ora di riceverlo». Il pontefice, il giorno dopo, parlerà al Congresso degli Stati Uniti riunito in seduta congiunta, invitato dallo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner, cattolico. Francesco sarà il primo pontefice a tenere un discorso a Capitol Hill.