19 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Nel Nord dell'Afghanistan

Isis e talebani, il sodalizio del terrore

Nel Nord dell'Afghanistan prove di alleanza tra due gruppi jihadisti, fino ad oggi dichiaratamente ostili: un possibile sodalizio tra lo Stato Islamico (Isis) ed il movimento dei talebani, che potrebbe aggravare la minaccia, già alta, alla stabilità del governo di Kabul.

KUNDUZ (askanews) - Nel Nord dell'Afghanistan prove di alleanza tra due gruppi jihadisti, fino ad oggi dichiaratamente ostili: un possibile sodalizio tra lo Stato Islamico (Isis) ed il movimento dei talebani, che potrebbe aggravare la minaccia, già alta, alla stabilità del governo di Kabul. A lanciare l'allarme, oggi, è stato Mohammed Omar Safi, il governatore della provincia nord-orientale Kunduz, il quale parla apertamente di «alleanza» tra combattenti stranieri e studenti coranici.

I timori del presidente afghano
In verità, il presidente afghano Ashraf Ghani ha più volte sollevato timori per le frequenti incursioni di uomini del Califfato nero da Siria ed Iraq nel suo Paese, che è già nella morsa di una feroce guerriglia talebana. Ma il governatore di Kunduz, provincia teatro da due settimane di intensi combattimenti che hanno causato la fuga di migliaia di abitanti, è andato oltre, sostenendo apertamente che i due gruppi stanno unendo le loro forze in tutto il Nord del Paese. «I combattenti dell'Isis stanno cercando di rafforzare la capacità dei talebani, per una lotta ancora più grande», ha detto il governatore Safim in una dichiarazione alla BBC.

Isis non formalmente presente in Afghanistan
Gli osservatori locali, tuttavia, sono cauti circa una effettiva ascesa degli uomini del Califfo Abu Bakr al Baghdadi nel Paese centro-asiatico. Il gruppo jihadista, di fatto, non ha mai riconosciuto formalmente una propria presenza in Afghanistan e la maggior parte dei suoi presunti militanti nel Paese si ritiene siano «transfughi» talebani. Inoltre, i due gruppi, che si richiamano a una stessa ideologia fondamentalista dell'Islam sunnita, finora si sono schierati uno contro l'altro nel Sud dell'Afghanistan. Tuttavia, per il portavoce del governatore Safi, Abdul Wadood Wahidi, nel Nord, realtivamente più tranquillo dal Sud, la situazione è cambiata dopo il recente forte afflusso di combattenti stranieri provenienti da Paesi come la Cecenia, Pakistan e Tagikistan. «A Imam Sahib, quartiere maggiormente colpito, i combattenti dell'Isis sostengono i talebani locali per aumentare la loro capacità» militari nella loro «guerra contro il governo afghano», ha detto il portavoce.

A sei km da Kunduz
Lo scorso mese, poche ore dopo l'annuncio dei talebani del via all'offensiva primaverile annuale, centinaia di combattenti jihadisti sono arrivati fino a sei chilometri dalla città di Kunduz: si tratta della più grave minaccia mai avvenuta contro una capoluogo di provincia dall'intervento militare a guida Usa nel 2001. Per evitare che la posizione degli insorti si rafforzi ulteriormente, i vertici militari di Kabul hanno optato per la controffensiva, respingendo gli attaccanti. Una situazione che comunque porta qualche preoccupazione, soprattutto dal punto di vista umanitario. Se gli scontri a Kunduz dovessero protrarsi, sarebbe concreto il pericolo per decine di migliaia civili che vivono nella provincia nord-orientale. «Circa 14.000 famiglie sono state costrette a sfollare in due settimane di combattimenti a Kunduz», ha detto ad Afp, Ghulam Sakhi, un responabile dell'ufficcio rifugiati di Kunduz. Le forze governative stanno preparando una nuova offensiva per cacciare i ribelli dalle zone periferiche della città, secondo quanto hanno riferito fonti ufficiali locali. Il presidente Ghani ha già messo in guardia che l'Isis rappresenta una grave minaccia per la sicurezza regionale, ancora più grave di quella di al Qaida: "Con tante scuse a Microsoft, se Al-Qaida era Windows One, Daesh è Windows Five", ha detto ai giornalisti di recente, usando l'acronimo arabo dell'Isis.