19 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Nel settore idrocarburi, ma Pechino è cauta

La Russia punta sulla Cina

Mosca sembra sempre più intenzionata a coinvolgere la Cina nei suoi progetti di sviluppo nel settore degli idrocarburi, anche perché ha bisogno di finanziamenti oggi meno disponibili da Occidente, ma Pechino sta mostrando un approccio prudente alle aperture russe.

PECHINO (askanews) - Mosca sembra sempre più intenzionata a coinvolgere la Cina nei suoi progetti di sviluppo nel settore degli idrocarburi, anche perché ha bisogno di finanziamenti oggi meno disponibili da Occidente, ma Pechino sta mostrando un approccio prudente alle aperture russe. Lo racconta oggi il Financial Times.

Progetto di gas naturale tra Cina e Russia
Il vicepremier russo Arkady Dvorkovich ha detto che la Cnpc, la principale compagnia petrolifera cinese, potrebbe aumentare la sua quota nel progetto di gas naturale liquido Yamal, che è controllato in maggioranza dalla russa Novatek. Si tratta di un progetto da 27 miliardi di dollari.

Incontro Putin-Xi Jinping
Questa settimana il presidente russo Vladimir Putin incontrerà il leader cinese Xi Jinping e, in quella sede, si parlerà soprattutto della partecipazione cinese ai progetti russi. Ma, in realtà, Pechino non sembra intenzionata a premere sull'acceleratore. «Con la caduta dei prezzi del petrolio, i cinesi stanno guardando altrove, a luoghi con più basso rischio. La Russia è vista solo come un problema», ha spiegato al FT un avvocato che ha fatto da consulente a molte compagnie cinesi nei loro investimenti in Russia.

Le sanzioni hanno riscaldato i rapporti con la Cina
In passato Mosca era stata restìa ad accettare il controllo cinese su asset energetici nel Paese. Oggi le sanzioni occidentali, il calo del prezzo del petrolio e la necessità di arrivare a ottenere fondi, ha fatto sì che a settembre Putin dicesse: «Nel complesso, noi abbiamo un approccio cauto nel far entrare i nostri partner stranieri, ma naturalmente non abbiamo posto restrizioni ai nostri amici cinesi». Apertura che non ha commosso particolarmente i cinesi. Per esempio, l'invito di Rosneft a Cnpc per il progetto di sviluppo del giacimento di Vankornon ha portato un accordo. Altrettanto il potenziale investimento Cnpc nell'unità Taas-Yuriakh in Siberia orientale. «I cinesi dicono: 'Vogliamo comprare il vostro gas e petrolio, ma devono essere a prezzi di mercato'. Per i russi questo è difficile da mandare giù, perché il mercato è andato contro di loro. Ci hanno messo un attimo a realizzare che la loro posizione nella trattativa non è fortissima», ha spiegato James Henderso dell'Oxford Institutte for Energy Studies.

Un percorso accidentato
Persino il tanto atteso contratto di fornitura di gas russo alla Cina da 400 miliardi di dollari, firmato a maggio 2014 da Gazprom e Cnpc, procede con una certa lentezza. Gazprom sperava di ottenere 25 miliardi di dollari di prepagamento o di prestito dalla Cina per finanziare la costruzione del gasdotto, ma Pechino chiede un interesse troppo alto. Anche l'accordo per il secondo tracciato, quello dell'Altai, è improbabile che venga firmato nei prossimi mesi, secondo una fonte vicina a Gazprom, nonostante il Cremlino suggerisse che l'intesa sarebbe stata sancita questa settimana. In questa perplessità cinese gioca un ruolo anche la partita che Mosca sta giocando con l'Occidente. Pechino non vuole irritare oltremodo gli Stati uniti. Accanto a questo, c'è anche una certa sfiducia che comincia a emergere. «I russi sono inaffidabili. Fanno girare le cose sempre attorno al loro interesse», ha detto al Financial Times un manager dell'industria petrolifera cinese, dietro garanzia di anonimato.