26 aprile 2024
Aggiornato 01:00
L'area di guerra non consentiva l'accesso rapido al compound bombardato

Gentiloni: le verifiche Usa per la morte di Lo Porto sono durate tre mesi

"L'informazione" della morte del cooperante italiano Giovanni Lo Porto in un raid di un drone Usa in Pakistan, a metà gennaio 2015, "è stata fornita al nostro governo e all'opinione pubblica americana appena finalizzate le verifiche Usa, che si sarebbero protratte per tre mesi".

ROMA (askanews) - «L'informazione» della morte del cooperante italiano Giovanni Lo Porto in un raid di un drone Usa in Pakistan, a metà gennaio 2015, «è stata fornita al nostro governo e all'opinione pubblica americana appena finalizzate le verifiche Usa, che si sarebbero protratte per tre mesi». Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un'informtiva alla Camera. «Il governo italiano prende atto di queste affermazioni e prende atto dell'impegno alla massima trasparenza assunto dal presidenze degli Stati Uniti Obama», ha aggiunto il titolare della Farnesina.

Tre mesi per verificare
Le verifiche Usa, ha aggiunto il ministro, hanno richiesto un tempo prolungato «per la particolarissima natura del contesto dell'azione antiterrorismo», «un'area di guerra che non consentiva un rapido accesso al compound» bombardato «per identificare le persone rimaste colpite».

Non si poteva prevedere la presenza di ostaggi occidentali
«Il governo statunitense ha confermato che non vi erano informazioni in base alle quali si potesse prevedere che nel compound» colpito dai raid Usa dello scorso gennaio «ci fossero i due ostaggi occidentali» rimasti uccisi, tra cui l'italiano Giovanni Lo Porto. E' quanto ha riferito oggi alla Camera il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Secondo il Ministro, il presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato avvertito dal presidente Usa Barack Obama «nella tarda serata del 22 aprile» della morte di Giovanni Lo Porto e dell'altro ostaggio americano.