28 agosto 2025
Aggiornato 04:30
Fra Putin e Poroshenko rispunta la Crimea

Mosca e Kiev fra minacce e voglia di vendetta

Il presidente ucraino ha annunciato che il suo Paese riprenderà il controllo della regione, che considera «temporaneamente occupata», dopo il referendum per l'autodeterminazione del 16 marzo. Da parte russa è arrivata la replica del capo del Cremlino che ha bollato le dichiarazioni del suo omologo come «revanchismi»

MOSCA – Il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha annunciato che il suo Paese riprenderà il controllo della Crimea, che considera «temporaneamente occupata», dopo il referendum per l'autodeterminazione del 16 marzo che a suo dire è stato una «farsa». Poroshenko ha spiegato che la consultazione popolare è stata «progettata per coprire l'aggressione aperta della Russia contro l'Ucraina» e ha detto che l'Ucraina non la considererà mai legittima. Il presidente di Kiev ha aggiunto che «gli invasori» saranno processati: «Le autorità hanno già avviato il lavoro necessario per il ripristino dei diritti di proprietà, attraverso tribunali internazionali».

PUTIN, SPERO NON SI ARRIVI A GUERRA CON UCRAINA - Da parte russa è arrivata la replica del presidente, Vladimir Putin, che intervistato dal canale tv Rossia 24 ha bollato le dichiarazioni del suo omologo ucraino come «revanchismi» e ha auspicato che «non si arrivi mai» a una guerra fra Ucraina e Russia, che considera uno «scenario apocalittico» e «difficilmente possibile». Putin ha ricordato che «le persone che vivono in Crimea, hanno fatto la loro scelta, che deve essere trattata con rispetto». Allo stesso tempo, il leader del Cremlino ha sottolineato che «la Crimea come era, rimane, con russi, ucraini, tatari di Crimea, greci e tedeschi», concludendo sul punto che tale regione «sarà una casa per tutte queste persone». 

SEPARATISTI RITIRANO ARTIGLIERIA, UCRAINA PRENDE TEMPO - Quanto alle regioni separatiste dell'Est ucraina, la Repubblica popolare di Donetsk e quella di Lugansk, da Mosca è arrivato l'auspicio che gli accordi di Minsk sul cessate il fuoco e sul ritiro delle armi pesanti dalla linea del fronte vengano «rispettati», perché in tal modo «si procederà sul cammino verso la normalizzazione di questa regione». Putin ha quindi chiesto a Kiev di far «rientrare nella normalità» la vita del loro «grande Paese europeo» e «sistemino le loro relazioni con il sud-est del Paese in modo civile». Da parte loro le milizie filorusse hanno promesso che avrebbero iniziato a ritirare i propri pezzi di artiglieria dal 24 febbraio, mentre l'esercito regolare ucraino ha detto, per bocca del portavoce, Anatoly Stelmakh, che lo avrebbe fatto solo «una volta applicato totalmente il cessate-il-fuoco (in vigore dal 15 febbraio, ndr)». Eduard Basurin, numero due dell'autoproclamata Repubblica di Donetsk ha dichiarato invece: «La nostra artiglieria sarà ritirata completamente dalla linea di contatto fissata al 19 settembre, in base agli accordi di Minsk». I separatisti inoltre hanno fatto sapere di avere già proceduto in alcuni punti al ritiro delle armi pesanti. Secondo i patti di Minsk, rinnovati e aggiornati il 12 febbraio nella capitale bielorussa dai presidenti russo Putin, ucraino Poroshenko, francese Francois Hollande e dalla cancelliera Angela Merkel, il ritiro delle armi pesanti deve avvenire entro due settimane dal cessate-il-fuoco.

USA, RESTA OPZIONE FORNITURA MILITARE A KIEV - La situazione viene seguita con apprensione anche dagli Stati uniti. L'ambasciatore americano presso la Nato, Douglas Lute, ha detto che il cessate-il-fuoco in Ucraina è «un processo su cui vale la pena di investire», ma se anche i nuovi accordi di Minsk dovessero fallire, la fornitura di armi letali all'esercito ucraino «resta un'opzione» sul tavolo americano e dei Paesi alleati. Secondo il diplomatico il presidente Barack Obama «ha deciso di non fornire assistenza militare letale e ha detto che non deciderà ora, tuttavia questa opzione resta».

UCRAINA DICHIARA GUERRA DELL'INFORMAZIONE A MOSCA - Nel frattempo da Kiev si è continuato a soffiare sul fuoco, annunciando «una guerra dell'informazione» contro Mosca. Il servizio di sicurezza ucraino ha approvato un elenco di 115 media russi, ai quali verrà sospeso l'accredito nella regione del Donbass. L'elenco comprende l'agenzia internazionale Russia oggi (Ria Novosti), così come tutti i canali TV russi, con l'eccezione di Dozhd, tv di opposizione russa. «È il momento di combattere gli invasori russi anche sul fronte dell'informazione», è scritto sul sito del ministero della Politica d'informazione dell'Ucraina. Inoltre il governo ucraino ha annunciato la formazione di un «esercito» virtuale di collaboratori su Internet per difendere l'informazione patriottica ucraina. «Ogni vostro messaggio informativo è un proiettile nella coscienza del nemico», è riportato sul portale del ministero. Kiev ha spiegato che da ora chiunque può difendere la sua patria anche sul web. Dopo essersi registrato ogni cyber-guerrigliero riceverà compiti specifici da eseguire ogni giorno al fine della «protezione quotidiana» online delle «informazioni» nel Paese.

KIEV DEVE 3 MILIARDI ALLA RUSSIA - Ciò nonostante l'Ucraina ha chiesto informalmente alla Russia la ristrutturazione del proprio debito da 3 miliardi di dollari. Da Mosca però è arrivato un diniego in tal senso, perché la richiesta non è stata avanzata per vie ufficiali, come ha sottolineato oggi il vice ministro delle Finanze russo, Sergei Storchak. La notizia era stata diffusa dal ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, all'inizio di febbraio, mentre il suo omologo ucraino aveva successivamente dichiarato che tale richiesta non è stata avanzata.