23 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Il profilo del nuovo capo dello Stato

Chi è Prokopis Pavlopoulos, il nuovo presidente della Grecia

Scelto da Tsipras un po' a sorpresa, è un ex conservatore noto per essere un fine stratega. Nonostante la distanza politica dal Premier, anche lui, come Tsipras, un punto fermo ce l'ha: non accettare l'austerity di Bruxelles.

ATENE - Di lui si dice che sia un grande diplomatico. Che sia calmo, anzi calmissimo, quasi all'inverosimile, anche nelle situazioni più difficili. Che sia sì di destra, ma piuttosto aperto alle posizioni sinistrorse. E che la sua elezione di oggi sia stata memorabile. Prokopis Pavlopoulos è il nuovo Presidente della Grecia. Ex ministro conservatore, esponente della Nuova Democrazia, è stato scelto per guidare il Paese in questa complicate transizione. Un cambio di rotta piuttosto improvviso quello di Tsipras e compagni, che sembravano orientati a eleggere Dimitris Avramopoulos, dello stesso partito, attualmente commissario europeo per l'Immigrazione. Il premier ha detto alla sinistra di aver optato per lui perché è un candidato «con un alto livello di coscienza nazionale».

PERCHÈ LO CRITICANO - Pavlopoulos, 66enne avvocato e professore di diritto ed ex ministro dell'Interno nel governo di Karamanlis tra il 2004 e il 2009, è stato capace di inimicarsi sia la destra, sull'immigrazione, che la sinistra, che ha criticato. I suoi oppositori lo accusano di aver fatto del gran nepotismo per aver assunto nei ranghi dei dipendenti statali migliaia di amici e sostenitori del suo partito e i loro familiari. Nel 2008 poi è stato nuovamente contestato per aver esitato a perseguire due poliziotti accusati di essere i responsabili della morte dello studente Alexandros Grigoropoulos, 15 anni, ucciso ad Atene durante gli scontri nei pressi del Politecnico.

D'ACCORDO CON TSIPRAS ALMENO SU UNA COSA - Vedremo come se la caverà adesso. È ovvio che, proponendo un candidato di destra, Tsipras ha fatto centro. Eletto con 233 voti su 300 (ne bastavano 180), potrebbe favorire la ripresa del Paese. Con una punto di partenza irrevocabile: proprio come Tsipras, non è disposto ad accettare la ricetta austera di Bruxelles.