28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Stato Islamico

Siria, l'Isis conquista terreno nonostante i raid USA

Il fallimento delle operazioni, scrive il Wall Street Journal, pone nuovi dubbi sulla strategia militare in Medio Oriente del presidente Barack Obama.

NEW YORK - Più di tre mesi di attacchi aerei in Siria non sono bastati per impedire agli estremisti dell'autoproclamato Stato Islamico di espandere il loro controllo nel Paese, secondo rapporti governativi e indipendenti. Il fallimento delle operazioni, scrive il Wall Street Journal, pone nuovi dubbi sulla strategia militare in Medio Oriente del presidente Barack Obama.

Secondo il quotidiano, i bombardamenti statunitensi hanno avuto effetto contro lo Stato islamico in Iraq, ma non hanno avuto lo stesso impatto in Siria, dove invece gli estremisti sunniti hanno ampliato il controllo del territorio, da quando i raid sono iniziati, lo scorso settembre. I progressi dello Stato islamico nel Paese distrutto dalla guerra civile sono in parte il risultato, osserva il quotidiano statunitense, della decisione di Washington di concentrare gli sforzi militari in Iraq, dove i miliziani hanno conquistato velocemente un vasto territorio, sostenuti da un'ampia parte della popolazione sunnita, isolata politicamente e socialmente dal governo sciita. L'intervento statunitense, in Iraq, ha quantomeno permesso alle forze irachene di riconquistare alcune città strategiche.

Il colonnello Patrick Ryder, portavoce del Central Command, che supervisiona la campagna militare in Medio Oriente, ha detto che i raid aerei non hanno l'obiettivo di impedire all'Isis di conquistare terreno in Siria, ma quello di indebolire i miliziani nel vicino Iraq.

«Sicuramente l'Isis (una delle sigle con cui sono conosciuti gli estremisti, ndr) è stato capace di espandersi - ha detto - ma quello di fermarli in Siria non è il nostro maggior obiettivo. Non definirei la Siria 'un rifugio sicuro' per l'Isis, ma è un posto dove è più facile per loro organizzarsi e trovare rifugio, rispetto all'Iraq».

Il fallimento delle operazioni emerge nei giorni in cui l'amministrazione Obama sta prendendo in considerazione la possibilità di una strategia più aggressiva per contenere le forze dello Stato islamico in Siria. Alcuni funzionari stanno insistendo affinché Washington decida di ripensare la sua strategia 'Iraq-first' (prima l'Iraq) per porre più attenzione sulla Siria, per esempio addestrando migliaia di siriani a combattere.

Tra le opzioni da considerare, scrive il Wall Street Journal, c'è quella di partecipare alla creazione di una 'zona cuscinetto' lungo il confine tra Siria e Turchia, da proteggere con l'aviazione statunitense, che potrebbe coordinare i suoi attacchi con le forze che attualmente combattono sul terreno contro l'Isis. Washington potrebbe inoltre fornire armi più sofisticate ai curdi che combattono in Siria.

C'è però una corrente, all'interno dell'amministrazione, molto contraria a una partecipazione più attiva in un Paese difficile da risollevare. Per ora, Washington resta concentrata sulla necessità di combattere l'Isis in Iraq, dove controlla Mosul, la seconda maggiore città, Fallujah, una vecchia roccaforte della resistenza antiamericana, e la maggior parte del Paese.

La strategia di Obama sarà messa in discussione nelle prossime settimane dal nuovo Congresso a maggioranza repubblicana. L'indecisione sulla Siria è determinata anche dalla volontà di non rafforzare il presidente Bashar al-Assad, che sta combattendo contro l'Isis e altri gruppi ribelli, accusato dall'Occidente di aver usato armi chimiche contro la popolazione.