Manifestazione davanti al consolato britannico a Hong Kong
Un piccolo gruppo di attivisti pro-democrazia si è radunato davanti alla sede del governo inglese e ha accusato l'ex potenza coloniale di non aver fermato la Cina dalle indebite ingerenze sulle elezioni e dalle minacce alle libertà sancite da un trattato congiunto
HONG KONG - Un piccolo gruppo di manifestanti si è radunato all'esterno del consolato britannico a Hong Kong e ha accusato l'ex potenza coloniale di non aver fermato la Cina dalle indebite ingerenze sulle elezioni e dalle minacce alle libertà sancite da un trattato congiunto. Più o meno trenta persone si sono ammassate all'esterno dell'edificio nel distretto di Admiralty e hanno agitato i loro ombrelli gialli, che sono diventati il simbolo delle occupazioni filo-democratiche che hanno paralizzato per quasi due mesi le principali arterie di Hong Kong. «La Gran Bretagna è obbligata a risolvere il problema...Sulla Gran Bretagna ricade metà della responsabilità, dato che ha firmato la dichiarazione congiunta», ha accusato uno dei leader delle proteste studentesche. Londra e Pechino sono firmatarie della Dichiarazione congiunta sino-britannica (1984), un accordo che sancisce diritti e libertà e che afferma che «gli attuali sistemi sociali ed economici a Hong Kong resteranno immutati» per i cinquant'anni successivi al passaggio di consegne del 1997. Le organizzazioni filodemocratiche sostengono che la Cina abbia violato l'intesa e la sua espressione giuridica, una mini-costituzione nota come «Legge fondamentale», dichiarando ad agosto che i candidati per le principali cariche politiche del territorio semi-autonomo devono essere «patrioti» e pre-vagliati da una commissione fedele a Pechino.
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