20 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Mosca in crisi

Le sanzioni pesano: il rublo in picchiata

Troppe pressioni sul rublo da troppe direzioni. La valuta russa ancora una volta ha aggiornato il suo record storico al ribasso e ormai sfiora i 40 rubli per dollaro. La banca centrale russa annuncia una svalutazione, ma intanto le società nazionali iniziano ad aver bisogno di liquidità.

MOSCA - Troppe pressioni sul rublo da troppe direzioni. La valuta russa ancora una volta ha aggiornato il suo record storico al ribasso e ormai sfiora i 40 rubli per dollaro. Cose mai viste, a conseguenza della parziale libertà di oscillazione decisa da Mosca. Ma la svalutazione è anche il risultato di numerose circostanze negative per la valuta russa. Tanto che oggi sulla stampa di Mosca affiorano timori e allarmi che tutto questo possa danneggiare o addirittura distruggere il sistema finanziario russo.

UN DOLLARO A 42 RUBLI? - E il Cremlino ieri sera, alla luce del nuovo record negativo, ha sentito il bisogno di mettere in guardia contro il «calo eccessivo» del rublo e il «panico» sui mercati. «Penso che il rublo si rafforzerà» ha detto il consigliere economico della presidenza russa Andrei Belousov. Una chiamata in causa per la banca centrale che, con la divisa nazionale pericolosamente vicina al margine della banda d'oscillazione, dovrebbe intervenire per vendere valuta. E secondo Fitch lo farà nei prossimi giorni. Ma intanto i tabloid pronosticano un rublo ancora più debole: stamani la Komsomolskaya Pravda titola a piena pagina «Dollaro a 42 rubli?». Prospettiva non così remota dato che Elvira Nabjullina, il capo della Banca centrale russa la scorsa settimana, nel pieno della tempesta valutaria, ha confermato l'intenzione di passare alla libera fluttuazione del rublo da gennaio 2015. Insomma, «panico» no, ma svalutazione sì, sembra essere la linea delle autorità.

NUOVO RECORD NEGATIVO - Ieri il rublo ha raggiunto un record negativo a 39,59 per dollaro. Il quotidiano Kommersant segnala che lo scivolone è avvenuto dopo la scadenza, il 25 settembre, del pagamento delle imposte da parte della società russe. Gli esportatori hanno smesso di comprare rubli per saldare il fisco, mentre la domanda di divise estere è rimasta alta, portando all'indebolimento del rublo, ha detto un analista di Promsvyazbank, Alexei Yegorov.

LE SOCIETÀ RUSSE HANNO BISOGNO DI LIQUIDITÀ - Ma non è certo l'unica pressione sul rublo: il rallentamento della crescita economica senza apparenti prospettive di rilancio, il deflusso di capitali, l'accelerazione dell'inflazione. Questi fattori agiscono allo stesso tempo, e hanno ulteriormente rafforzato l'impatto negativo sul corso della moneta, ritiene l'economista Mikhail Belyaev. Inoltre, durante il fine settimana, le forze armate ucraine hanno sofferto una delle perdite più pesanti dall'inizio della tregua nel Donbas. In tali circostanze, gli investitori temono che i paesi occidentali non punteranno all'alleggerimento delle sanzioni contro la Russia. Tra l'altro le società russe hanno bisogno di comprare valuta per rimborsare i prestiti stranieri. Secondo gli analisti della Raiffeisenbank, il volume di debito societario in scadenza alla fine di quest'anno è 33 miliardi di dollari. Il prossimo anno di 57 miliardi.

ANCHE IL PETROLIO IN PICCHIATA - Infine sotto le sanzioni, le banche russe hanno perso l'accesso diretto alla valuta occidentale, spiega alla «Komsomolskaya Pravda» Evgeny Nadorshin, Chief Economist della holding Sistema, fondata e controllata dal magnate Vladimir Evtushenkov, il cui arresto in questi giorni ha pesato ulteriormente sulla quotazione del rublo, poiché paragonato dalla stampa occidentale a un nuovo caso Yukos. Insomma ora le compagnie russe si trovano in difficoltà di fronte a un urgente bisogno di raccogliere dollari ed euro. Ciò ha contribuito anche alle tensioni sul mercato valutario. In questa fase inoltre il petrolio è a un prezzo non troppo alto e il Brent è ancora una volta è sceso sotto i 97 dollari al barile. Un fattore non da poco per un paese che con l'Arabia saudita si contende lo scettro del principale produttore di petrolio al mondo.