19 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Turchia | Presidenziali 2014

Erdogan: «Sarò presidente di tutti»

Recep Tayyip Erdogan, eletto presidente della Turchia al primo turno, ha lanciato un messaggio di unità dichiarando di volere aprire «una nuova era» in un Paese molto diviso sotto la sua guida da Premier. «Noi oggi chiudiamo un'era ed entriamo in una nuova», ha detto Erdogan in un discorso davanti a migliaia di sostenitori riuniti ieri sera ad Ankara per acclamarlo

ISTANBUL - Recep Tayyip Erdogan, eletto presidente della Turchia al primo turno, ha lanciato un messaggio di unità dichiarando di volere aprire «una nuova era» in un Paese molto diviso sotto la sua guida da Premier. «Noi oggi chiudiamo un'era ed entriamo in una nuova», ha detto Erdogan in un discorso davanti a migliaia di sostenitori riuniti ieri sera ad Ankara per acclamarlo, promettendo di essere «un presidente che abbraccia con affetto tutti i 77 milioni di cittadini turchi» mettendosi alle spalle «i contrasti del passato». Erdogan ha invitato l'opposizione ad accettare un «compromesso» perché inizi una «nuova era di riconciliazione sociale».
«Ringrazio in questo giorno storico sia quelli che mi hanno votato che coloro che non l'hanno fatto» ha detto il premier.
Il capo dello stato eletto, che dal 2003 tiene le redini della Turchia, ha promesso un «nuovo processo di riconciliazione sociale» tra i turchi, che ha ringraziato senza distinzione per essersi recati alle urne.

L'attuale premier, ha vinto ieri, con il 51,8% dei voti, le prime elezioni dirette del capo dello Stato, diventando il 12esimo presidente della Turchia. Il principale sfidante Ekmeleddin Ihsanoglu, sostenuto dalle due principali forze d'opposizione, il kemalista Partito repubblicano del popolo (Chp) e il Movimento d'azione nazionalista (Mhp) di ultra destra, si è fermato, invece, al 38,4%.
Una vittoria che apre ora la strada alla riforma presidenzialista voluta dal premier che fin dall'inizio della sua campagna elettorale ha annunciato che, se eletto, sarebbe stato un presidente con un forte ruolo in politica.
Il presidente in pectore, quando con più del 90% delle sezioni scrutinate, la sua vittoria al primo turno pareva ormai certa, ieri sera dopo aver pregato alla moschea di Eyup a Istanbul, dove in epoca ottomana i sultani si recavano il giorno dell'incoronazione, è volato ad Ankara per tenere il suo tradizionale discorso dal balcone del quartier generale del Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP).

Diritti delle minoranze - Nelle dichiarazioni post-voto di Erdogan non è mancato anche un riferimento ai diritti delle minoranze e al processo di pace in corso con i guerriglieri del Partito dei lavoratori del Kurdistan per porre fine al sanguinoso conflitto che ha fatto dal 1984 più di 40 mila morti nel sud-est a maggioranza curda: «Possiamo anche parlare diverse lingue, essere di etnie o confessioni diverse, ma siamo tutti figli di questa nazione - ha detto il premier - Prima di essere musulmani, cristiani, ebrei, siriaci, yazidi, turchi, curdi, arabi, greci o armeni siamo cittadini della Turchia» ha aggiunto Erdogan.
Se il primo ministro è riuscito a vincere al primo turno, il risultato è al di sotto delle aspettative della vigilia: prima del voto quasi tutti i sondaggi lo davano infatti tra il 54 e il 57%. L'opposizione, nonostante avesse trovato un inedito accordo presentando un candidato comune, è uscita con le ossa rotte da questa tornata elettorale. Ihsanoglu, professore conservatore ed ex-segretario dell'Organizzazione per la cooperazione islamica, un personaggio quasi del tutto sconosciuto in Turchia e dalle scarse capacita retoriche, è stato staccato da Erdogan di oltre 15 punti prendendo il 38,4%. Si tratta di quattro punti percentuali in meno di quanto avevano raccolto le liste, separate, di Chp e Mhp alle amministrative del 30 marzo. Dalle prime analisi sui flussi elettorali sarebbero stati soprattutto gli elettori di questi due partiti a non andare alle urne determinando un calo dell'affluenza, solo il 73% (-13% rispetto alle ultime elezioni).

La vera sorpresa di queste elezioni è stato invece Demirtas, il candidato della sinistra radicale e il pro-curdo Hdp che ha messo al centro della sua campagna l'idea di una "Turchia multiculturale" e rispettosa dei diritti dei lavatori e delle minoranze oltre che delle donne e di gay, lesbiche e transessuali. Avvocato 41 enne, attivo nelle organizzazioni turche per la difesa dei diritti umani prima di diventare il segretario dell'Hdp, ha raccolto quasi il il 9,7% dei consensi, un traguardo importante per il suo partito in vista delle politiche dell'anno prossimo. In Turchia la soglia di sbarramento per entrare in parlamento è fissata, infatti, al 10%.«E' Selahattin Demirtas la nuova stella della politica Turca - scrive oggi Murat Yetkin, giornalista di lungo corso e analista politico del quotidiano Radikal - l'Hdp che ha sostituito il (pro-curdo) Bdp, che aveva raccolto alle elezioni del 30 marzo il 5,9% dei voti, aprendosi a temi sociali diversi dalla questione curda è arrivato al 10. Questa situazione può dare un contributo positivo alla ricerca di una soluzione politica alla questione curda».

Ora la scelta del nuovo Premier - I festeggiamenti per la vittoria di ieri in casa Akp non potranno durare a lungo visto che il partito deve attivarsi in fretta per scegliere il nuovo premier che traghetterà il governo verso le politiche del 2015. Prima della nomina a presidente il 28 agosto, Erdogan infatti si dimetterà sia da segretario che da capo dell'esecutivo e sui media turchi è già toto-primo ministro. Bisognerà aspettare il congresso straordinario dell'Akp a fine agosto per sapere con certezza chi guiderà il partito di Erdogan e, come di consuetudine in Turchia, anche il governo, ma secondo il quotidiano Hurriyet il più probabile successore di Erdogan sarebbe l'attuale ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu.