16 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Giappone

Gli «hibakusha», indomiti combattenti per la pace

Ne ha dovuto prendere atto il primo ministro giapponese Shinzo Abe che, che incontrando i sopravvisuti al bombardamento atomico di Hiroshuma nel giorno del 69mo anniversario della prima bomba A, s'è dovuto difendere dall'accusa di voler svuotare il carattere pacifista della Costituzione nipponica del dopoguerra.

TOKYO - Sono indomiti combattenti per la pace, nonostante l'inesorabile incedere dell'età, gli «hibakusha», cioè i sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima. Ne ha dovuto prendere atto il primo ministro giapponese Shinzo Abe che, incontrandoli nel giorno del 69mo anniversario della prima bomba A, s'è dovuto difendere dall'accusa di voler svuotare il carattere pacifista della Costituzione nipponica del dopoguerra.

Gli anziani sopravvissuti alla distruzione della città martire se l'erano legata al dito e gliel'hanno voluta cantare chiara: la decisione del governo di allargare l'interpretazione della Costituzione permettendo l'esercizio di diritto collettivo di difesa con gli alleati, sullo stile di quanto accade nella Nato, è a loro dire sbagliata.

Abe, secondo quanto riferisce il sito internet del quotidiano Asahi shimbun, ha incontrato i rappresentanti delle associazioni degli «hibakusha» in un hotel di Hiroshima. E s'è visto consegnare un documento scritto in cui si accusa il suo governo di star «tentando di cancellare lo spirito della Costituzione».

Il riferimento, in particolare, è all'Articolo 9 della Costituzione del 1946, scritta sotto dettatura USA. In quell'articolo è solennemente espressa la rinuncia alla guerra come diritto della nazione giapponese ed è stabilito che Tokyo rinuncia al diritto di mantenere forze armate. Il Giappone, tuttavia, ha di fatto superato l'ultima parte della norma, creando «forze di autodifesa».

Il primo luglio, poi, il gabinetto Abe ha emesso una nuova norma interpretativa della Costituzione che permette il diritto di difesa collettiva. Una decisione presa, in particolare, per reagire al nuovo contesto internazionale nel quale il Giappone si trova a vivere: una Cina sempre più assertiva e pericolosa dal punto di vista di Tokyo, una Corea del Nord che tende ad armarsi ulteriormente e Stati uniti sempre meno garanti della sicurezza nipponica.

Abe ha risposto alle obiezioni degli «hibakusha» sostenendo che l'obiettivo dell'emendamento è quello di «proteggere le vite e la salvezza delle persone».

Spiegazioni per nulla convincenti per uomini che hanno vissuto una delle più orribili tragedie della storia umana. «Per 69 anni il Giappone non ha avuto alcun singolo morto di guerra. E ora si trasformerà in una nazione capace di combattere una guerra, di uccidere gli altri e di essere uccisi. Il prezzo che il paese pagherà è troppo alto», gli ha detto a muso duro Yukio Yoshioka, l'85enne segretario generale dell'Organizzazione dei sopravvissuti alla Bomba A.

Abe ha risposto assicurando di non aver alcuna intenzione di «trasformare il Giappone in una nazione che combatte guerre». E ha aggiunto che continuerà a impegnarsi «con spiegazioni accurate per conquistare la comprensione della gente».

Non sarà facile, quanto meno con gli anziani «hibakusha». Sunao Tsuboi, che a 89 guida la Confederazione prefetturale delle vittime della Bomba A di Hiroshima, alla fine dell'incontro ha detto del premier: «Non ha risposto adeguatamente alle nostre richieste. Sebbene il primo ministro abbia detto che il paese non andrà mai in guerra, cambiare l'interpretazione è una vergogna».