25 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Sanzioni più pesanti

Iran: USA e UE vogliono prosciugare le riserve straniere di Teheran

Gli Stati Uniti e l'Europa stanno mettendo a punto nuove misure per accelerare il crollo della valuta iraniana, il Rial, e prosciugare le riserve straniere di Teheran. A partire dal prossimo anno potrebbero anche decidere di bloccare tutte le transazioni di import-export attraverso il sistema bancario iraniano. Torna la calma nel centro di Teheran, ieri proteste su crollo rial

WASHINGTON - Gli Stati Uniti e l'Europa stanno mettendo a punto nuove misure per accelerare il crollo della valuta iraniana e prosciugare le riserve straniere di Teheran. E' quanto hanno riferito al Wall Street Journal fonti dell'amministrazione di Barack Obama, del Congresso americano e dell'Unione europea (Ue).

Ulteriori restrizioni nelle transazioni con la Banca centrale - Già il prossimo 15 ottobre, scrive il Wsj, i ministri degli Esteri Ue dovrebbero decidere di imporre un divieto sulle esportazioni di gas naturale iraniano e ulteriori restrizioni nelle transazioni con la Banca centrale iraniana. Secondo fonti europee sono attese anche misure contro diverse altre banche, con l'intento di rafforzare le pressioni sulla Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, perchè freni il programma di sviluppo nucleare del Paese.
Stati Uniti ed Europa stanno anche valutando l'ipotesi di imporre de facto un embargo commerciale a partire dal prossimo anno, bloccando tutte le transazioni di import-export attraverso il sistema bancario iraniano, limitando così le riserve di valuta straniera di Teheran.
Il crollo di quasi il 40% della valuta nazionale, il rial, sul dollaro a partire dal 24 settembre scorso ha rafforzato la fiducia di Washington e Bruxelles sull'efficacia delle sanzioni adottate finora. «C'era l'idea che l'Iran fosse al sicuro grazie alle sue risorse petrolifere - ha detto una fonte europea - questa idea sta velocemente cambiando».

Torna la calma nel centro di Teheran, ieri proteste su crollo rial - E' tornata la calma nel centro di Teheran, dove ieri sono scoppiate proteste e scontri tra cittadini e forze dell'ordine in seguito al crollo della valuta nazionale, il rial. Nell'area i principali istituti di cambio e i negozi rimangono tuttavia chiusi, secondo alcuni testimoni.
Il Grand Bazaar, cuore commerciale della capitale solitamente affollato, è per lo più chiuso, in un giorno che dovrebbe essere caotico, visto che per gli iraniani il fine settimana cade giovedì e venerdì.
Nel vicino distretto del cambio, la polizia è di pattuglia nei pressi degli uffici. Ieri centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa sono stati dispiegati nel quartiere Ferdowsi per arrestare decine di persone accusate di operare nel mercato nero della valuta, privi di licenza. La gente ha lanciato pietre contro le forze dell'ordine, che poi hanno cominciato gli inseguimenti.

Ministro Esteri israeliano: ci sarà «primavera persiana» - Il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman prevede una «primavera persiana dopo la primavera araba», scatenata dalle sanzioni internazionali contro l'Iran. All'indomani delle proteste e degli scontri a Teheran provocati dalla crisi della valuta nazionale, Lieberman ha dichiarato alla radio militare che «una primavera persiana seguirà la primavera araba, l'instabilità sta colpendo l'Iran e non solo Teheran».
«Non non c'è alcun dubbio sul fatto che il movimento di protesta si rafforzerà con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali iraniane della prossima estate - ha aggiunto - il regime iraniano si sta avvicinando a un punto critico. Le sanzioni internazionali non hanno convinto i governanti di quel Paese a rinunciare al programma nucleare, ma la cosa importante è che il popolo iraniano comincia a far sapere che non è pronto a sacrificarsi per soddisfare le ambizioni rivoluzionarie e fanatiche dei suoi leader».
Lieberman ha quindi invitato i Paesi occidentali a garantire il loro sostegno al movimento, a differenza di quanto fatto nelle precedenti manifestazioni di piazza del 2009, represse dal regime: «Questa volta tutto l'Occidente deve aiutare il movimento facilitando le comunicazioni, garantendo aiuti finanziari e mobilitando le organizzazioni internazionali come il Consiglio di sicurezza Onu, l'Unione europea e altri».