Siria, intervento militare straniero non è un tabù
Il quotidiano svizzero Le Temps riferisce oggi che il Senatore americano John McCain, ancora molto ascoltato e influente presso alla NATO, ha ripetutamente caldeggiato nelle ultime settime l'ipotesi delle incursioni aeree mirate
BRUXELLES - Il rafforzamento delle sanzioni contro il regime di Bashar al Assad, che sarà deciso oggi dall'Unione europea, è sufficiente a fermare la guerra in Siria? L'interrogativo, da qualche giorno, si è fatto sempre più pressante, al punto che «a Bruxelles l'intervento in Siria non è più un tabù» e «di fronte ai rischi di una guerra civile di lunga durata e di un regime pronto a tutto, si sta facendo strada l'ipotesi di raid aerei».
IL PRECEDENTE DEL KOSOVO - Il quotidiano svizzero Le Temps riferisce oggi che il senatore americano John McCain, ancora molto ascoltato e influente presso alla NATO, ha ripetutamente caldeggiato nelle ultime settime l'ipotesi delle incursioni aeree mirate. E anche il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak ha evocato ieri un eventuale intervento di Israele per neutralizzare l'arsenale chimico siriano, rilanciando l'idea.
D'altra parte, segnala il quotidiano, «c'è già un precedente, quello della guerra in Kosovo, quando la Nato decise da marzo a giugno del 1999 di bombardare Belgrado e i centri nevralgici del potere serbo malgrado l'opposizione di Mosca e Pechino».
MODELLO LIBICO - «Il modello, se mai dovesse esserci un intervento, dovrà essere quello della Libia, con un mandato dell'Onu per l'uso della forza al fine di proteggere i civili», ha avvertito una fonte citata dal giornale.
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