Siria, il figlio dell'ex Presidente: «Le sanzioni paralizzano economia»
Nazim al Qudsi: «Da aprile non c'è più turismo, che rappresentava il 15% del Pil e da novembre sono cessate le esportazioni di petrolio che rappresentavano il 30% del Pil. Il Governo si sta disintegrando»
LONDRA - L'economia siriana è in ginocchio a causa delle sanzioni mentre il governo «si disintegra lentamente sotto la pressione della piazza»: è quanto ha detto in sintesi oggi alla BBC un noto uomo d'affari siriano, Faisal al Qudsi, che è anche figlio dell'ex capo di Stato siriano Nazim al Qudsi (1961-1963). Le sanzioni «gravano sull'intero Paese, non solo sul governo», ha spiegato al Qudsi, che vive a Londra. «Da aprile non c'è più turismo, che rappresentava il 15% del Pil e da novembre sono cessate le esportazioni di petrolio che rappresentavano il 30% del Pil. La Siria oggi esporta solo in Giordania, in Iraq e in Libano», ha precisato sottolineando che «le riserve di divise estere della banca centrale sono passate da 22 miliardi di dollari (18 miliardi di euro) a circa 10 miliardi (8 miliardi di euro) e diminuiscono molto rapidamente». «L'Iran invia soldi liquidi alla Siria attraverso l'Iraq. Ma non è sufficiente», ha aggiunto.
«L'apparato del governo si disintegra lentamente ed è già quasi inesistente» a Homs, Idleb e Deraa. «Non ci sono tribunali, la polizia non si preoccupa della criminalità con conseguenze gravi sul governo», ha detto, aggiungendo che la maggior parte degli uomini d'affari ha «lasciato il Paese per la loro incolumità». Stati Uniti e Unione europea hanno adottato ad aprile le prime sanzioni economiche contro Damasco che hanno poi inasprito a più riprese. Anche la Lega araba ha imposto sanzioni contro la Siria.
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