26 aprile 2024
Aggiornato 03:30
La rivolta in Egitto

Egitto, un anno fa cadeva Mubarak: oggi sciopero e dissobedienza

L'11 febbraio 2011, alla fine di 18 mesi di rivolta popolare senza precedenti contro il regime, il vice-presidente Omar Suleimane annunciava in un messaggio alla tv durato meno di un minuto le dimissioni di Mubarak. Attivisti contro l'esercito al potere. I militari: no ai complotti

IL CAIRO - A un anno esatto dalla caduta di Hosni Mubarak, gli attivisti egiziani hanno programmato un giorno di «disobbedienza civile» e degli scioperi, per esercitare nuove pressioni sull'esercito e spingerlo a lasciare il potere.
Ieri sera, il Consiglio supremo delle forze armate (Csfa), al quale l'ex raìs ha lasciato la guida del paese con le sue dimissioni un anno fa, ha però avvertito che non cederà nè «a minacce», nè «a pressioni», evocando dei «complotti» contro lo Stato.
L'11 febbraio 2011, alla fine di 18 mesi di rivolta popolare senza precedenti contro il regime, il vice-presidente Omar Suleimane annunciava in un messaggio alla tv durato meno di un minuto le dimissioni di Mubarak.

Manifestanti marciano verso il Ministero della Difesa - Centinaia di egiziani marciavano oggi verso il ministero della Difesa per chiedere nuovamente le dimissioni dell'esercito al potere, alla vigilia del primo anniversario della caduta di Hosni Moubarak. La marcia principale ha preso le mosse dopo la fine della grande preghiera del venerdì nella moschea di al Fath, nel centro del Cairo.
Ma i militanti hanno previsto manifestazioni in tutto il Cairo, che dovevano tutte convergere davanti al ministero. Hanno anche lanciato un appello per una giornata di «disobbedienza civile» e per degli scioperi per domani. Acclamati una anno fa, i militari sono ormai criticati da diversi mesi per la gestione della transizione, in particolare dai giovani militanti come Asmaa Mahfouz - vincitrice a dicembre insieme ad altri protagonisti della Primavera araba del Premio Sakharov. Dopo gli appelli alla disobbidienza civile, l'esercito ha annunciato che si schiererà in tutto il Paese per garantire la sicurezza. Questi appelli hanno diviso le forze politiche. I Fratelli musulmani, grandi vincitori delle ultime legislative, vi si sono opposti.
Tarek al Kholi, un portavoce del gruppo del 6 aprile, uno dei movimenti che avevano lanciato la rivolta anti-Mubarak, ha precisato che era previsto un solo giorno di sciopero ma che la mobilitazione potrebbe essere prolungata. Il Consiglio supremo delle forze armate (Csfa), guidato dal generale Hussein Tantawi, ha promesso di lasciare il potere ai civili dopo l'elezione di un presidente della Repubblica, prevista prima della fine di giugno.