29 marzo 2024
Aggiornato 11:30
L'allarme dell'UnionE Europa

Antibiotici, gli italiani sempre più «resistenti»

Dai dati risulta che l'Italia nel 2010 è rimasta ai primi posti in Europa per quanto riguarda la presenza negli ospedali e nosocomi di stafilococchi resistenti alla meticillina (Mrsa). Sale nel Sud e l'Est Europa, diminuisce al Nord, Grecia la peggiore

BRUXELLES - Il fenomeno della resistenza agli antibiotici nei batteri patogeni è in crescita nell'Europa del Sud, e in particolare in Italia, mentre è diminuito nel Nord del Continente (in Gran Bretagna, Olanda e Svezia). Lo ha affermato oggi a Bruxelles Marc Sprenger, il direttore dell'Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, con sede a Stoccolma), durante una conferenza stampa congiunta con i commissari Ue alla Salute, John Dalli, e alla Ricerca, Maire Geoghegan Quinn.

La conferenza stampa ha lanciato contemporaneamente l'iniziativa della quarta «giornata europea per l'uso consapevole degli antibiotici», che si celebrerà domani, e un nuovo piano d'azione della Commissione europea contro la resistenza agli agenti antimocrobici, con 12 misure concrete per i prossimi cinque anni. Nel suo intervento, Sprenger ha presentato alcune mappe dell'Europa con nuovi dati sulla diffusione del fenomeno, paese per paese.

Dai dati risulta che l'Italia nel 2010 è rimasta ai primi posti in Europa per quanto riguarda la presenza negli ospedali e nosocomi di stafilococchi resistenti alla meticillina (Mrsa): le analisi hanno confermato la presenza di Mrsa nel sangue e nel fluido cerebro-spinale in più del 25% e fino al 50% dei pazienti. Risultati simili si sono verificati in Spagna, Grecia, Ungheria e Romania, mentre solo il Portogallo sta peggio, con più del 50%. La situazione in Italia, in questo caso, non è cambiata rispetto al 2009, mentre è peggiorata in Portogallo e in Slovenia, ed è migliorata invece in Gran Bretagna, in Olanda, in Estonia e in Svezia. La resistenza alla meticillina significa che gli stafilococchi sono resistenti praticamente a tutte le penicilline e anche agli antibiotici della classe delle cefalosporine.

La situazione più preoccupante per l'Italia riguarda i test sulla Klebsiella pneumoniae, un batterio Gram negativo normalmente presente nella mucosa respiratoria e nell'intestino dell'uomo, e molto diffuso in natura. I test ricercavano la presenza di Klebsiella resistente ai carbapenemi (una classe di antibiotici a spettro molto largo). La resistenza ai carbapenemi implica anche una resistenza alle penicilline e alle cefalosporine. A parte la Grecia, con un'incidenza fra il 25 e il 50 per cento, nel 2010, l'Italia è stato l'unico paese dell'Ue in cui il fenomeno è stato riscontrato in un numero di casi oscillante fra il 10 e il 25 per cento, con un netto peggioramento rispetto ai livelli del 2009, che erano sotto il 5%. Oltre che in Italia, la situazione è peggiorata anche in Ungheria e Portogallo, che comunque restano rispettivamente sotto il 10% e sotto il 5%.

Un'ultima cartina dell'Europa pubblicata oggi dall'Ecdc riguarda il fenomeno della multiresistenza di Klebsiella a tre diverse classi di antibiotici di terza generazione: cefalosporine, fluorochinoloni e aminoglicosidi. Anche in questo caso, a parte la Grecia dove i casi registrati superano il 50%, l'Italia è fra i paesi in situazione peggiore, insieme a Bulgaria, Ungheria, Repubblica ceca, Lettonia e Lituania, con un'incidenza fra il 25 e il 50 per cento.