26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Operazioni chiuse entro la mezzanotte

Libia, fine della missione Nato

Rasmussen: L'intervento della Nato è «escluso del tutto». Clinton: La nuova leadership deve far fronte a una sfida immensa. Farnesina: La missione della Nato è un «successo del multilateralismo»

TRIPOLI - Dopo sette mesi di missione, alla mezzanotte di oggi, si chiude formalmente l'operazione militare della Nato in Libia. «La fine delle operazioni il 31 ottobre è stata decisa all'unanimità» ha indicato venerdì scorso una fonte diplomatica dell'Alleanza, al termine di una riunione del Consiglio atlantico a Bruxelles allargato ai cinque paesi non membri che hanno preso parte all'operazione nel paese nordafricano (Qatar, Emirati Arabi, Marocco, Giordania e Svezia).
«Il nostro compito militare è ormai compiuto», ha confermato il segretario generale dell'Alleanza, Anders Fogh Rasmussen dopo che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha revocato il mandato che autorizzava la comunità internazionale al ricorso alla forza militare in Libia a protezione della popolazione civile.
Era infatti sulla base delle risoluzioni 1970 e 1973 del Consiglio di sicurezza - che avevano imposto dure sanzioni contro il regime del Colonnello e autorizzato ogni 'misura' necessaria a proteggere i civili - che la Nato aveva lanciato la sua operazione Unified Protector.
Nei fatti, l'embargo sulle armi a Gheddafi e i circa 26mila raid aerei della Nato, di cui oltre 9.650 con scopo «offensivo», hanno ampiamente contribuito al cambio di regime in Libia dopo oltre quarant'anni di dittatura, anche se ciò non ha mai rappresentato l'obiettivo ufficiale della missione.

Rasmussen: L'intervento della Nato è «escluso del tutto» - Un intervento militare della Nato in Siria è «escluso del tutto»: lo ha detto il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen, in visita in Libia nel giorno della fine della missione Unified Protector.
Rasmussen ha condannato la repressione condotta dalle «forze di sicurezza siriane sui civili». «Non abbiamo alcuna intenzione di intervenire in Siria», ha precisato il segretario generale della Nato.

Clinton: La nuova leadership deve far fronte a una sfida immensa - Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ritiene che la nuova leadership libica deve far fronte a «un compito molto complesso», pur impegnandosi sul fatto che gli Stati Uniti non faranno mancare la loro assistenza. «I leader libici», ha dichiarato in un'intervista al Washington Post, «hanno dinanzi a loro un compito politico molto complesso e non hanno una grande esperienza in politica».
Le nuove autorità libiche dovranno soprattutto unificare la loro nazione, ha sottolineato il capo della diplomazia di Washington. «E' una sfida immensa», ha ritenuto. «Devono trovare il modo per riconciliare le diverse tendenze politiche e le credenze religiose. Devono unificare tutte le tribù e far fronte all'eterna rivalità che esiste tra l'est e l'ovest, tra Bengasi e Tripoli», ha aggiunto Clinton.
Il segretario di Stato ha sottolinea tuttavia che i nuovi leader libici «sono persone realmente assennate»: «li aiuteranno facendo tutto il nostro possibile», ha concluso.

Farnesina: La missione della Nato è un «successo del multilateralismo» - La missione Nato in Libia, che terminerà ufficialmente stanotte, rappresenta «sia dal punto di vista dell'Onu sia della Nato una storia di successo in termini di coesione internazionale ed efficacia». Lo ha sottolineato, nel consueto briefing settimanale con i giornalisti, il portavoce della Farnesina Maurizio Massari parlando di «multilateralismo efficace».
Dopo l'operazione Unified Protector, l'Italia guarda ora «con fiducia alla creazione di un governo transitorio e all'avvio di una road map politica» da parte delle autorità post-Gheddafi. «La riconciliazione e la ricostruzione - ha sostenuto Massari - devono avvenire nel rispetto della sovranità libica». «L'Italia - ha assicurato il diplomatico - sta partecipando alla fase di ricostruzione» post-bellica con «un ruolo di primo piano».